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Disturbi della mente: alcol e droghe alimentano la piaga sociale

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«Disturbi della mente: alcol e droghe alimentano la piaga sociale».
«Certe patologie, dalla depressione ai disturbi psicotici, sono sempre esistite, è solo cresciuta la capacità diagnostica. In

indiscusso aumento sono invece i disturbi della personalità, che riguardano la fascia di età compresa tra i 15 e i 20 anni, da ricondurre, in

parte, a una base genetica su cui la componente sociale esercita oggi una forte sollecitazione». Così sintetizza Adello Vanni, direttore del

Dipartimento di Salute Mentale di Ferrara. Una realtà che somma 4 unità operative complesse per circa 10mila «cartelle aperte». La sola

psichiatria adulti conta 6mila 500 pazienti, anche se Vanni sottolinea come il numero vada rapportato alla popolazione complessiva del

territorio provinciale, che supera di poco i 350mila abitanti. Grandi alienazioni (del tipo schizofrenia, con alterata percezione della

realtà e allucinazioni), depressione, nevrosi (ossessioni, attacchi di panico): sono queste le patologie maggiormente diffuse. Chi ne soffre,

arriva al dipartimento - «dove noi garantiamo cura, trattamento e riabilitazione» - su richiesta del medico di famiglia oppure con accesso

d'urgenza, nel caso di crisi acute, «attraverso il Pronto Soccorso del Sant'Anna o dell'Ospedale del Delta, dove c'è la guardia psichiatrica

24 ore su 24». Contrariamente a quel che si potrebbe pensare, soggetti sono soprattutto giovani, che spesso vengono curati fino all'età

adulta e in piccola percentuale per tutta la vita «I disturbi psicotici maggiori - conferma Vanni - si rivelano tra i 15 e i 25 anni, con il

picco tra i 17 e i 20». Stesso discorso per quelli della personalità, tra i 15 e i 20, che vengono accelerati dall'uso/abuso di alcol e

droghe e dall'utilizzo ‘fai da te', soprattutto in età adulta, delle cosiddette poli sostanze, dall'anfetamina al tranquillante. Riguarda

tutti indistintamente, invece, la sfera nevrotica. Chi ne è affetto «è consapevole e accetta di buon grado il trattamento». A livello

riabilitativo, maggiori successi ottengono le donne. «Gli uomini sono meno abili per la quotidianità, per la cura del sé, per la socialità».

E' una realtà complessa quella del Dipartimento. «Siamo a bassa tecnologia industriale sanitaria, ma ad alta tecnologia umana e relazionale», sintetizza Vanni. Ogni persona ha una storia a sé. Indispensabile per tutti è l'alleanza terapeutica coi famigliari, «che spesso hanno bisogno a loro volta di sostegno e si riuniscono in associazioni con cui noi collaboriamo attraverso il Cufo (Comitato Utenti Famigliari Operatori)». Un migliaio di pazienti conta la neuropsichiatria infantile (Smria): giovanissimi di età compresa tra gli zero e i 18 anni colpiti da autismo, iperattività, dislessia. Patologie che se non seguite adeguatamente possono nell'adolescenza declinare verso le psicosi.

«I nostri interfaccia sono i medici di famiglia, i pediatri e la scuola, i primi ad individuare il problema». Un tempo etichettati come

‘vivaci', grazie all'aumentata capacità diagnostica possono oggi recuperare piena relazionalità. Oltre mille le cartelle aperte anche al

Sert, dove si accavallano spesso «la psichiatria adulti e la neuropsichiatria infantile». Si è infatti abbassata l'età di chi introita alcol

e sostanze stupefacenti e non a caso ad arrivare, dopo un ricovero d'urgenza, sono spesso giovanissimi incuranti del fatto che «l'abuso può

portare a un deterioramento cognitivo». Nell'urgenza più grave si lavora, «in particolare», nel servizio psichiatrico di diagnosi e cura. L'

accesso più frequente è il cosiddetto esordio psicotico. «In realtà si tratta di un'esplosione che si verifica dopo una serie di eventi

stressanti. Arrivano come frecce - chiude Vanni - ma erano già presenti». Una lalassia di centri operativi: diagnosi, terapie, ricoveri. Il

Dipartimento di Salute Mentale (per l'esattezza Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Patologiche) è una

struttura operativa dell'Ausl di Ferrara. E' composto da 4 unità complesse distribuite tra capoluogo e provincia: la Psichiatria Adulti,

diretta da Gino Targa, che mette in campo trattamenti semplici intensivi, protratti, integrati, ricoveri ospedalieri o in strutture

residenziali (appartamenti e centri diurni), consulenze psichiatriche; la Smria (Salute Mentale Riabilitativa Infanzia Adolescenza), o

neuropsichiatria infantile, da Stefano Palazzi; le Dipendenze Patologiche (Sert), da Luisa Garofani; la Clinica Psichiatrica dell'Università

di Ferrara, interna al Sant'Anna, da Luigi Grassi. Quest'ultima contempla 3 moduli (servizio psichiatrico di diagnosi e cura con 15 posti

letto), consulenza ospedaliera, psico-oncologia. Videopoker, un'insidia in aumento. In aumento sono le dipendenze da gioco, in particolare da videogioco, curate con trattamenti ambulatoriali semplici o residenziali complessi. La differenza, rispetto a un tempo, «quando si riteneva che non fosse un disturbo, ma un vizio», la fa la possibilità di procedere da casa, dal proprio pc, utilizzando la propria carta di credito.

Di fare tutto, cioè, nella massima riservatezza e lontano da sguardi esterni anche se, come riconosce Adello Vanni, è una forma di pudore che il giocatore supera favorito dal fatto che le macchinette, nei locali, sono collocate il più delle volte in zone appartate. A soffrirne sono soprattutto uomini adulti, di 30/40 anni, che se ‘pizzicati' da conoscenti, secondo un comune comportamento, si affrettano a giustificarsi dicendo che si trovano lì per caso. Va detto tuttavia che nei bar ci si imbatte spesso in signore anziane, «che puntano forse solo meno soldi». Ad arrivare al dipartimento sono di norma mariti costretti dalle mogli esasperate dalla evidente diminuzione di danaro. E' un approdo preceduto dal fallimento economico, spesso anche professionale, e dalla disgregazione famigliare. «Si tratta di persone che si sono a poco a poco estraniate dal mondo circostante, dagli affetti, che non sentono più curiosità verso l'esterno, che hanno sviluppato un atteggiamento compulsivo. Del loro disagio hanno una consapevolezza superficiale - chiarisce Vanni - . Magari se ne rendono conto, ma in loro c'è un autentico piacere prodotto dall'azzardo, tant'è che perdono molto più di quanto rischiano, eppure non si fermano. Anche per questo - chiude Vanni - è limitante affermare che la dipendenza da gioco è connessa con la crisi economica. Forse la crisi influenza, ma per loro, purtroppo, si tratta di vero e proprio amore». La fretta di guarire è un altro disagio. Accanto a chi è in cura al Dipartimento di Salute Mentale e soffre di patologie diagnosticate, vi è chi sceglie il percorso volontario e consapevole del professionista. E di professionisti, tra psicologi-psicoterapeuti e psicologi tradizionali, il territorio ferrarese ne conta 335, con un rapporto di poco inferiore a 1 ogni 100 abitanti. Segno, come conferma la Presidente dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna, Manuela Colombari, che un'apertura negli anni c'è stata, anche se il tabù secondo cui chi va dallo psicologo «è matto e fuori di testa, purtroppo, non è ancora caduto del tutto». Tant'è che spesso «chi arriva da noi ha tentato altre strade, dallo yoga all'esoterismo» e, strano a dirsi, «noi siamo quasi l'ultima spiaggia».

Ci tratti l'identikit di chi, in una realtà di piccole dimensioni come Ferrara, con una buona qualità della vita, imbocca la strada dello

specialista? Sono soprattutto donne, di età compresa tra i 40 e i 55 anni, con un profilo culturale medio elevato, in possesso del diploma

di istruzione superiore. Sono quelle più determinate e convinte a stare bene e a risolvere i problemi. E' banale affermare che si viene

dallo psicologo perché si è depressi? E' la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ad affermare che nei prossimi 20 anni la depressione

sarà una tra le patologie più diffuse. Va detto però che non si viene da noi soltanto perché si è depressi. Ci si rivolge al professionista

per tutte le difficoltà legate al comportamento umano, quindi problemi di coppia, di relazione coi figli e sul posto di lavoro, ansie, che

sono in aumento. Comune denominatore è che nel momento in cui si arriva dal professionista c'è il più delle volte la consapevolezza di avere

un disagio e la disponibilità a risolverlo intraprendendo un percorso che non si esaurisce in una chiacchierata, ma richiede un certo numero

di sedute. Un percorso che è anche un investimento, di tempo e danaro. E infatti in tempi di crisi economica non tutti possono permetterselo.

Succede allora che nel rapporto costo e velocità di azione, tra psicofarmaco e terapia, lo psicofarmaco vince. Purtroppo, però, non risolve

il problema alla radice, che rimane e viene solo momentaneamente ‘tamponato'. E' la fretta che ci fa male? Per assurdo, è la fretta che ci

impedisce di curarci e stare bene. Si ha talmente fretta anche di risolvere le proprie inquietudini che si evita di affrontarle in maniera

approfondita ricorrendo al professionista idoneo.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)