Disturbo bipolare, ne soffrono 2 milioni di italiani: frequente l'abuso di alcol e droghe
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Salute: psichiatra, 2 mln di italiani bipolari come Catherine Zeta Jones
Milano - Un'alternanza continua tra la massima euforia e la più cupa depressione, che in circa un quarto dei casi è scritta
nel Dna, ma che si intreccia spesso anche con una 'vita spericolata' fatta di notti in bianco e abuso di alcol e droghe.
Vivono così, seduti su un'altalena forsennata che oscilla tra fasi 'up' e periodi 'down', i 2 milioni di italiani in balia
del disturbo bipolare. Malati come l'attrice britannica Catherine Zeta Jones che per curarsi si è ricoverata in una clinica
americana del Connecticut, dopo un anno particolarmente stressante passato a lottare contro il cancro alla gola che ha
colpito il marito e collega a Hollywood Michael Douglas. Un 'outing' coraggioso, utile contro lo stigma di cui molti malati
psichiatrici sono ancora vittime. "Il disturbo bipolare affligge il 3% popolazione", spiega all'Adnkronos Salute Claudio
Mencacci, primario psichiatra all'ospedale Fatebenefratelli di Milano. "In genere i sintomi compaiono dai 12 anni d'età in
poi - precisa - anche se non mancano casi in cui la malattia si presenta anche prima". Nella Penisola si contano dunque
"circa 2 milioni di malati", calcola lo specialista. Quindi "numeri molto consistenti, anche se in oltre il 60% dei casi la
patologia non viene riconosciuta, frequentemente confusa con la depressione unipolare" e cioè con la forma più 'classica' del
mal di vivere. Per questo la maggior parte dei malati "non è trattata in modo adeguato". Le persone bipolari, continua
Mencacci, alternano in realtà "tre diverse polarità. C'è il polo euforico-maniacale, una fase in cui il paziente sperimenta i
cosiddetti 7 anelli di Saturno, vivendo il massimo dell'euforia, della disinibizione e della carica energetica. In mezzo c'è
il polo misto, in cui la persona alterna sbalzi d'umore con grande rapidità, quindi appare prevalentemente irritabile,
irascibile e litigiosa". Ma la maggior parte del tempo, "in media il 60% della sua vita e anche di più", il malato di
bipolarismo la trascorre nel limbo del "polo depressivo". "La differenza fra le variazioni d'umore che tutti possiamo
sperimentare e quelle della persona bipolare - prosegue lo psichiatra - sta nella frequenza, che in caso di disturbo bipolare
è 10 volte maggiore" che nei sani. Ne derivano "comportamenti fortemente a rischio: rischio suicidario da un lato, e
dall'altro una maggiore probabilità di finire nel tunnel dell'alcolismo o dell'abuso di sostanze". Non solo. Nelle fasi
estreme dell'euforia e della depressione, aggiunge Mencacci, "i pazienti bipolari possono esporsi a mosse improvvide e fuori
luogo sul fronte economico-finanziario e familiare". All'origine del disturbo bipolare c'è "una grossa componente di
familiarità e genetica (20-25% dei casi) - ricorda l'esperto - In più c'è una componente 'temperamentale'", ossia esistono
caratteristiche di personalità predisponenti. Per esempio "i bimbi con Adhd, la sindrome di deficit dell'attenzione e
iperattività, sono molto più esposti". Per la natura stessa dei sintomi, che variano da un opposto all'altro, la terapia
della sindrome degli 'up and down' non è semplice. "La malattia si tiene sotto controllo somministrando farmaci
stabilizzatori del tono dell'umore, antiepilettici o antipsicotici atipici e soprattutto sali di litio. L'uso dei medicinali
antidepressivi invece è più discusso, perché rischia di peggiorare le fasi di euforia. Un intervento particolarmente
consigliato - indica Mencacci - è quello che affianca al trattamento la partecipazione a gruppi di psico-educazione, in cui
pazienti e familiari vengono addestrati a riconoscere i segni premonitori del cambiamento di polarità e a evitare gli stili
di vita dannosi". Molti i bipolari illustri. Tra i pazienti 'vip' Tchaikovsky, Van Gogh ed Hemingway, citati oggi dal 'Los
Angeles Times' insieme a Britney Spears, Carrie Fisher, Linda Hamilton, Mel Gibson, Ben Stiller e Phil Spector. E alla lista
lo psichiatra aggiunge anche Churchill. Ci sono dunque professioni a rischio? "In generale - risponde l'esperto - tutte
quelle che comportano ritmi sonno-veglia inconsueti".