Doping e droghe di abuso
Doping e droghe di abuso: possibili correlazioni
Se prendiamo in considerazione il periodo storico corrispondente alla seconda metà del secolo scorso e i primi anni del
secondo millennio appare evidente una analogia fra il fenomeno della diffusione delle droghe di abuso e la diffusione delle
sostanze proibite per "doping".
Per quanto riguarda il primo fenomeno ci si può ricordare come, ai primi anni cinquanta, l'utilizzo di "sostanze
stupefacenti" fosse limitato a particolari categorie sociali, in particolare artisti, poeti, intellettuali e musicisti che
si rifornivano, tramite canali clandestini, anche di farmaci presenti nella farmacopea ufficiale contenenti i principi
attivi nel provocare alterati stati di coscienza e/o una intensa stimolazione di specifici centri del Sistema Nervoso.
I movimenti culturali che hanno caratterizzato gli anni sessanta condizionarono il ritorno, su larga scala, dell'uso dei
derivati della canapa indiana e la diffusa utilizzazione di LSD (un allucinogeno di sintesi sperimentato anche come presidio
farmacologico). La comparsa del rischio AIDS collegato alla somministrazione, con siringhe, di eroina costrinse, negli anni
successivi, la criminalità organizzata a modificare l'offerta di farmaci illeciti sul mercato delle droghe. Infatti da
allora, la cocaina, la cui assunzione per via nasale o respiratoria non comporta rischi di AIDS, è diventata la droga più
diffusa anche grazie ad un contemporaneo modello socio culturale che privilegia uno psicostimolante capace di migliorare le
performance psico-fisiche del consumatore piuttosto che l'oppioide che provoca una reazione opposta alla precedente. In più
compaiono i "designer drugs" (farmaci sintetizzati e/o prodotti da laboratori clandestini gestiti dalla criminalità
organizzata, es. ecstasy ecc.) e gli "smart drugs" offerti in tributo alla imperante cultura della performance (buonumore,
successo economico, competitività, resistenza alla fatica) che caratterizza, ai giorni nostri, buona parte dei modelli
sociali e mediatici.
Per quanto riguarda la diffusione dei farmaci proibiti per "doping" nel mondo dello sport è possibile osservare evoluzioni
storiche abbastanza simili. Negli anni cinquanta l'uso delle cosiddette "bombe" era culturalmente accettato anche dal
pubblico sportivo (specialmente nel mondo del ciclismo) e moralmente non condannato finché non si verificarono morti
improvvise di atleti famosi durante gare di livello internazionale. Il grande clamore provocato a livello internazionale
costrinse il mondo dello sport a intraprendere iniziative "forti" per contrastare il fenomeno, seppur limitato ad atleti
cosiddetti di "elite". Le iniziative erano caratterizzate comunque ad una condanna etica nei riguardi dell'aspetto di
violazione dei principi di lealtà sportiva e di regolarità delle competizioni piuttosto che di contravvenzione alle norme di
tutela della salute degli sportivi.
Successivamente agli stimolanti il mondo dello sport fu devastato dall'uso scellerato degli anabolizzanti e delle pratiche di
manipolazione del sangue. Anche in questo mondo fanno notizia le scoperte, da parte delle Autorità competenti, di "designer
drugs" (in questo caso anabolizzanti sintetizzati clandestinamente proprio per evadere i controlli degli organismi
internazionali). Inoltre si diffonde fra gli atleti di grande livello l'uso voluttuario di "droghe di abuso" con conseguenze
drammatiche coinvolgenti idoli del pubblico sportivo, anche se l'assunzione della sostanza psicoattiva non avviene tanto per
le qualità ergogeniche del farmaco quanto per le condizioni psicofarmacologiche analoghe all'abuso riscontrabile nel mondo
delle tossicodipendenze. Per altro come si fa a discriminare se la ricerca di uno stato di euforia sia stato ricercato per
migliorare una prestazione atletica oppure per sostenere insopportabili pressioni psicologiche, per tollerare uno stato di
ansia o per sfuggire da abbassamenti del tono dell'umore determinati dalla incapacità di gestire un insuccesso?
Nell' attuale momento storico si è consolidato il fenomeno del consumo di sostanze tra gli atleti di elite, gli atleti di
minor livello e i cosiddetti sportivi "amatoriali". Le sostanze abusate sono specialmente quelle che hanno un reale efficacia
sul miglioramento delle prestazioni atletiche o quelle che sono percepite come capaci di averla.
I più attraenti sono farmaci come gli steroidi androgenici anabolizzanti, le amfetamine,l'ormone della crescita,
l'eritropoietina, le sostanze che combattono la fatica, che danno sollievo al dolore, che favoriscono il recupero dagli
infortuni, i principi attivi che alterano la sensazione di forza e l'aggressività, che migliorano l'attenzione, che riducono
o aumentano peso o i farmaci che mascherano i test di controllo.
www.health-magazine.it