Droga e alcol quel vizio che non è un vizio
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Brutto vizio, la droga. Brutta qualsiasi forma di dipendenza. La droga poi cambia volto, si adatta, inganna. Negli ultimi anni Sessanta era associata alla rivolta giovanile ed era il simbolo della libertà, della controcultura, della lotta alle convenzioni borghesi. Le droghe più consumate erano marijuana e acidi e servivano a viaggiare, a sognare, a esplorare altri mondi e luoghi inesplorati della propria anima...o almeno così si illudeva chi ne faceva uso. Negli anni Settanta e Ottanta cambia tutto: la droga principe, la droga assassina, diventa l'eroina e serve a fuggire, a placare la fatica, la delusione e il dolore di vivere, ad anestetizzarsi e assopirsi. Con la fine degli anni Ottanta, e poi i Novanta e il Duemila si cambia ancora. Nessuna velleità di trasformare il mondo con la nuova cultura: nessuna ansia di fuga: bisogna produrre e divertirsi, essere brillanti ed efficienti. Scocca l'ora di una droga in fondo antica, che da la privilegio di una élite diventa prodotto di massa: la cocaina, e con essa tutti gli stimolanti, a cominciare dall'ecstasy e i suoi cugini di discoteca. Brutto vizio, specialmente se non è più considerato un vizio. Il manager, lo showman, il politico che fa uso sporadico di cocaina in determinate circostanze e forse considerato un "vizioso" o un " tossicomane"? No. Secondo il rapporto mondiale 2008 dell'Unodc. L'ufficio dell'Onu per la lotta alla droga e al crimine, il 5 per cento della popolazione mondiale ha assunto droghe nel 2007 e lo 0,6 (26 milioni di individui in tutto) vive in condizioni di forte dipendenza. Ma a far pensare sono le morti. I decessi causati da uso di droghe illegali sono 200 mila. Ma pochi se paragonati a quelli per eccesso di alcol, 2 milioni e mezzo, o ai 5 milioni di morti per tabacco. E in Italia? I morti per droga calano dai 606 del 2007 ai 502 del 2008. Una piccola e tragica strage, nulla però se confrontata all'abuso di alcol, la vera piaga italiana. Qui i dati variano, pur restando preoccupanti. Per l'Istat gli italiani che hanno comportamenti a rischio sono 8 milioni e mezzo, tra cui 6 milioni e mezzo maschi. La novità degli ultimi anni e il binge drinking, l'assunzione fuori pasto di più di sei bevande alcoliche in un'unica occasione: a ubriacarsi sarebbero il 22 per cento dei maschi tra i 18 e i 24 anni e il 46 per cento degli over 65. Le cifre dell'Istituto superiore di sanità sono agghiaccianti: si ubriacherebbe il 65 per cento dei maschi (42 tra gli under 18) e il 34 per cento delle femmine. Il vizio c'è, raramente e considerato "droga" ma uccide molto di più. I giovani uccisi dall'alcol in Europa sono 195 mila all'anno, il 25 per cento del totale. Bisogna però pensare che il 46 per cento dei decessi di giovani tra i 15 e i 24 anni è causato da incidenti stradali, la maggior parte per guida in stato di ebbrezza. E molti suicidi vanno associati all'abuso di alcol. La diffusione delle droghe viene collegata dagli italiani alla caduta dei valori. Corretto. Ma l'alcolismo era una piaga in gran parte tollerata già in epoche remote, quando pare che i "valori" tenessero. Forse il "nuovo vizio" della droga non e poi così "nuovo" e ha a che fare pure con un demone che ci portiamo dentro, e con il quale ci ostiniamo a non voler fare i conti.