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"Droga, le restrizioni serviranno a mandare in galera chi spaccia"

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Il sottosegretario: la controffensiva deve partire da scuola, famiglia e parrocchie
Carlo Giovanardi, sottosegretario con delega alla droga: vogliamo fare il punto su questo flagello dopo la conferenza di Trieste con 1200 operatori?
"Partiamo da un dato: in Italia lo 0,2% della popolazione ha problemi seri di tossicodipendenza. Guardo il bicchiere mezzo pieno e dico: ciò vuol dire che il 99,8% non ne ha. E lo sa che nel mondo, dal 1909 ad oggi, la produzione di droga è calata dell'80%?"
Ma nel nostro Paese non ci pare proprio che giri meno droga...
"Da noi è calata l'eroina, è cresciuta la cannabis e per fortuna si sta arrestando la crescita di cocaina"
Cosa si è deciso a Trieste?
"Intanto mi faccia dire cosa si è deciso a Vienna. In una riunione dell'Onu, è stato firmato un documento con il quale, all'unanimità, 180 Paesi hanno detto un no secco alla liberalizzazione di qualsiasi tipo di droga. Tutti gli esperti riconoscono che la cannabis, come la cocaina, provoca dei buchi al cervello".
Torniamo a Trieste: tre cose da fare subito.
"Entro il 2009: 1) Aiutare le 600 comunità di recupero italiane che che oggi rischiano il fallimento. Sono esposte per 20milioni di euro; il mio dipartimento pagherà loro gli interessi bancari per 2milioni di euro; 2) ricostituire un fondo nazionale per Sert e Comunità, oppure obbligare le regioni a distribuire loro almeno l'1,5% dei finanziamenti statali girati per la sanità regionale; 3) ridurre la domanda di droga con tanta educazione: a scuola, in famiglia, in parrocchia".
E poi abbassare il limite consentito per l'uso personale di droga, giusto?
"Giusto: nomineremo una commissione di esperti per ridisegnare i limiti consumo- spaccio e per inserire nella tabella nazionale nuove sostanze vietate".
La vostra filosofia è?
"Mandare in galera chi spaccia, curare chi si droga".
Ma spesso il confine è sottile...
"Vero, ma c'è. A chi accetta di curarsi sospenderemo la sanzione amministrativa".
A Trieste mancava Andrea Muccioli, capo di San Patrignano, modello mondiale di comunità.
"Mi dispiace che Andrea abbia detto che questi incontri non servono a nulla; io e molti altri ne siamo usciti arricchiti. Con Muccioli sono comunque pronto a tutti i confronti di questo mondo: abbiamo sempre valorizzato la splendida esperienza di Sampa".