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Drogati come il dr. House

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Arriva tra i ragazzi italiani l'antidolorifico usato dal medico della serie tv. Sballa e crea dipendenza: è lo stesso trovato nel corpo di Michael Jackson

Vicodin, questo nome non è nuovo. È uno dei tre antidolorifici (su otto farmaci) che Michael Jackson assumeva quotidianamente in un cocktail che probabilmente gli ha fermato il cuore. Ma sono anche le pillole di cui si imbottisce il Dr. House, protagonista dell'omonima serie televisiva, per alleviare il dolore alla gamba destra, in seguito a un'ischemia diagnosticata con ritardo». Un potente rimedio contro il dolore cronico che può trasformarsi in una droga, se assunto al di fuori di necessità terapeutiche. E cra dipendenza, come ammette lo stesso Dr. House. Stupefacenti legali, sballo senza marchio d'infamia. Il fenomeno, noto da tempo negli Stati Uniti, ora comincia a diffondersi anche in Italia. I nostri adolescenti hanno scoperto le pillole del Dr. House. Per drogarsi.
Scoperta in provincia
La scoperta viene da un piccolo laboratorio di provincia, lo Studio Lab 2000 di Castelfranco Emilia (Modena). Sei mesi fa, le biologhe Milena Dondi e Roberta Mazza hanno introdotto indagini sull'uso e l'abuso di sostanze stupefacenti tramite l'analisi dei capelli. Racconta la Dondi: «Da allora abbiamo analizzato circa 400 ciocche di capelli. Ci arrivano da tutta Italia. In prevalenza si tratta di genitori che hanno sospetti sui figli. Ci contattano per telefono, noi diamo un codice alfanumerico e poi tutto avviene via posta, garantiamo l'anonimato a differenza delle strutture pubbliche. La scoperta è stata casuale. A un certo punto, facendo analisi di routine sugli oppiacei, ci siamo accorti della presenza di sostanze diverse da quelle classiche in quantità anomale. La cosa ci ha insospettiti, ma non eravamo in grado di approfondire. Così ci siamo rivolti a un laboratorio americano».
Alle due biologhe modenesi era noto che «negli Usa è ormai prassi per gli adolescenti assumere antidolorifici come il Vicodin». Ne parla anche l'ultima relazione della Direzione antidroga della polizia italiana, analizzando il mercato americano: «Desta preoccupazione (...) la diffusione della cosiddetta "cheese heroin", una miscela di eroina caramellata messicana e di antidolorifici da banco». E in Italia? Le biologhe vogliono vederci chiaro. Dunque le ciocche di capelli partono dall'Emilia e arrivano in un laboratorio californiano, dove il mistero viene svelato. «Alcuni dei risultati positivi agli oppiacei portavano con sé tracce di sostanze che si trovano nella composizione di farmaci utilizzati nella cura del dolore». Tra questi il Vicodin, l'antidolorifico del Dr. House, che lo ingurgita in ogni puntata. E il Dilaudid, altro potente analgesico della classe degli oppioidi. Entrambi presenti nel corpo di Michael Jackson. Secondo le analisi del laboratorio emiliano, su 100 test positivi tre derivano da abuso di antidolorifici. I dati sono stati forniti al Sert di Modena. «La quantità riscontrata fa escludere che si tratti di consumo normale - spiega la biologa -. Sono rimasta allibita, vuol dire che il fenomeno si sta diffondendo anche in Italia, anche se è sottovalutato».
Mercato internazionale
Questi farmaci sono vietati in Italia. Ma facilmente acquistabili su Internet. Basta una carta di credito prepagata: il pacco arriva a casa in forma anonima. Nessun rischio. Nei forum telematici i ragazzi si scambiano anche testimonianze e consigli. «Il fenomeno esiste, anche se non di massa, ma soprattutto non è tracciabile», spiega Riccardo Gatti, medico, docente universitario e direttore del Dipartimento delle dipendenze dell'Asl città di Milano, che però invita alla prudenza sulle analisi di laboratorio. Secondo Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento nazionale per le politiche antidroga, «l'abuso di farmaci cresce, alimentato dal consumo sul web. Gli antidolorifici sono tra i più abusati e il fenomeno è impossibile da bloccare. Ad abusare non sono i malati, ma i sani. Comprano farmaci prodotti in Paesi senza controlli: non sanno nemmeno che cosa ci sia dentro. Gli effetti collaterali si moltiplicano. Perché con i farmaci 1+1 non fa mai due, ma tre, quattro, cinque...».