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Drug and Alcohol Dependence: metamfetamina e craving, primo studio sugli effetti della stimolazione magnetica transcranica ripetitiva

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Metamfetamina e craving, primo studio sugli effetti della stimolazione magnetica transcranica ripetitiva

I ricercatori della Medical University of South Carolina (Stati Uniti) hanno recentemente pubblicato sulla rivista Drug and Alcohol Dependence, il primo studio che ha utilizzato la Stimolazione Magnetica Transcranica ripetitiva (rTMS), una tecnica non invasiva di stimolazione cerebrale, per modulare il desiderio soggettivo (craving) indotto da stimoli associati alla metamfetamina (MA) in persone con dipendenza da questa droga.

La rTMS può bloccare o amplificare in modo transitorio, i comportamenti mediati dall’area cerebrale stimolata, a seconda della frequenza di stimolazione (a bassa frequenza inibisce l’attività neurale mentre ad alta frequenza la facilita). I ricercatori hanno indagato se una singola sessione di rTMS a bassa frequenza (1 Hz) sulla corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC) – un’area della corteccia cerebrale importante per l’autocontrollo - sia in grado di aumentare il desiderio di consumare MA indotto da stimoli (visione di immagini).
A questo studio preliminare hanno partecipato 10 consumatori di MA e 8 soggetti di controllo, che sono stati sottoposti a una sessione di rTMS reale e ad una sessione placebo (stimolazione simulata). Durante ciascuna sessione ai soggetti sono state presentate immagini neutre e immagini associate al consumo di MA. Dopo aver visto le immagini, i partecipanti dovevano indicare il grado di craving percepito.


I ricercatori hanno trovato che nei soggetti consumatori di MA la stimolazione reale aumentava l'intensità del craving riferito, rispetto alla stimolazione placebo. La stimolazione con rTMS non ha provocato invece effetti sul craving riferito dai soggetti di controllo.


La ricerca quindi ha mostrato che la rTMS a bassa frequenza sulla DLPFC può aumentare in modo transitorio il craving indotto da stimoli visivi associati alla metamfetamina nei consumatori di questa sostanza stupefacente. Secondo gli autori, questi dati preliminari suggeriscono che l’aumento del craving sia dovuto alla indotta inibizione della corteccia prefrontale o all’attivazione indiretta di aree sottocorticali coinvolte nel craving, fornendo così ulteriori informazioni sulla neurobiologia della dipendenza da questa droga.
 
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(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)