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Drug Testing and Analysis: esposizione prenatale a marijuana e cannabinoidi sintetici

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Esposizione prenatale a marijuana e cannabinoidi sintetici, sviluppo neuronale a rischio

Uno studio pubblicato sulla rivista Drug Testing and Analysis evidenzia i danni alla salute correlati all'assunzione di cannabis ma anche di cannabinoidi sintetici e i rischi sul nascituro nel caso di esposizione prenatale a queste sostanze, dopo solo due settimane di gestazione.
L'esposizione in utero al delta-9-tetraidrocannabinolo (delta-9-THC), il principale costituente psicoattivo della cannabis, è già noto essere associato ad un aumentato rischio di incorrere in danni al Sistema Nervoso Centrale (SNC) del nascituro con problematiche che possono includere deficit neurocomportamentali quali iperattività (ADHD), disturbi cognitivi e dell'apprendimento. Delphine Psychoyos del Texas A&M Health Science Center (USA) e collaboratori, hanno revisionato la letteratura scientifica (studi su animali e studi sull'uomo) disponibile circa le più recenti scoperte relative alla presenza già a pochi giorni dal concepimento, del sistema endocannabinoide nella fase iniziale di sviluppo del SNC. Solo dopo due settimane di gestazione, secondo gli autori, i cannabinoidi esogeni, come il THC, sarebbero in grado di interferire con il normale sviluppo del sistema endocannabinoide, coinvolto nella proliferazione, migrazione e differenziazione neuronale. Gli effetti dannosi sullo sviluppo fetale esercitato dall'assunzione di questi prodotti potrebbero essere in corso ancor prima che la donna scopra di essere in gravidanza e, da studi su animali, sarebbero esercitati anche dai cannabinoidi sintetici come quelli riscontrati in miscele di erbe vendute come profumatori ambientali ma promozionate quale alternative alla cannabis (le cosiddette "Spice"). Una importante questione evidenziata dagli autori è rivolta inoltre al fatto che l'uso di tecniche di selezione e di bioingegneria, hanno condotto alla produzione e circolazione di varietà di cannabis estremamente potenti con aumento dei rischi di danni alla salute. Si parla di piante con oltre 20 volte la percentuale di principio attivo riscontrato negli anni '70-'80, ma anche di prodotti in circolazione contenenti cannabinoidi sintetici, in alcuni casi centinaia di volte più potenti del THC, riscontrati nelle cosiddette "Spice".
Gli autori stressano dunque il fatto che in particolare i giovani e le donne devono essere continuamente informati sui rischi che il consumo di cannabinoidi comporta per la propria salute e quella del nascituro, sfatando il falso mito di "droga leggera", sviluppatosi solo quando non erano disponibili evidenze scientifiche che invece confermano i danni alla salute correlati all'assunzione di queste sostanze.
 
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)