Drunkoressia: un pasto in meno, un drink in più!
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Quante volte abbiamo sentito parlare di happy hour, brunch, drunch e di altre mode provenienti dai posti più sperduti del pianeta? Usanze culinarie e sociali diverse con un comune denominatore: la voglia di condividere i pasti e soprattutto opinioni e riflessioni. Uno scambio sociale, insomma. Purtroppo negli ultimi tempi è un'altra "moda", apparentemente senza intenti sociali ma distruttivi e deleteri, a prender piede: la cosiddetta "Drunkoressia". La tendenza, che rappresenta l'altro volto dell'anoressia, proviene dall'America e il termine è stato coniato da alcuni giornalisti del New York Times. Non è un pranzo di piacere, né una moda collettiva, ma un disturbo alimentare. Che poi alla base ci sia comunque una componente sociale non è da escludersi. Innanzitutto nella volontà di condividere il momento di svago con amici e compagni, anche a costo di rifiutare il cibo durante i pasti (si dice che gli uomini siano attratti dalle giovani donne "trasgressive"). Poi nei modelli sociali, propinati "dall'alto della moda", che prescrivono come comportarsi. Difficile, per una ragazza lontana dalla taglia 40, indossare gli abitini super attillati e succinti in voga al momento, se non sottoponendosi a regimi alimentari forzati che, per quanto "efficaci" in termini di dimagrimento, risultano micidiali per la salute Osteoporosi, alterazioni cardiache, tremori, amenorrea, neuropatie, danni al fegato e al cervello sono alcune delle patologie riscontrate.
Ma in cosa consiste esattamente questa malattia? Si tratta di una dieta di compensazione, che prevede intere giornate di digiuno in vista dell'abbuffata (di alcol) nell'happy hour. Questo per non esser da meno rispetto al gruppo di coetanei e partecipare al "rito"sociale, previa astinenza alimentare forzata. Non si mangia, ci si ubriaca. Cocktail, drink e bevande alcoliche sono ad alto contenuto calorico e chi non riesce a rinunciarci, per gola, per diletto o per non abbandonare un vizio, decide di tuffarsi nella "drunkoressia". In sintesi rinuncia a qualcosa per avere altro in cambio. Un po' come nella vita, un compromesso.
Quali sono i suoi "vantaggi"? L'alcol aiuta a vomitare per chi ha un basso grado di tollerabilità, dà un senso di sazietà a chi vuole evitare di mangiare, "compensa" mancanze interiori, da sollievo e possibilità di evasione. Un impulso difficile da domare, da cui farsi sopraffare senza opporre resistenza. Un senso di sazietà proveniente dall'appagamento contingente, che non deriva dal cibo ma dall'alcol. Dunque, mentre anoressiche e bulimiche rifiutano drink e superalcolici, consapevoli dei danni alla linea, le "drunkoressiche" ne consumano a iosa, come unica fonte calorica.
Il dato più sorprendente, emerso da un convegno tenutosi a Milano, è che la maggior parte delle adolescenti soggette al disturbo non appare fiacca e debilitata, ma con un'immagine fresca e gioviale. Dato ancora più allarmante, se si pensa che la malattia risulta così di difficile individuazione. Abbigliamento alla moda, voti brillanti, inclinazione all'approfondimento (soprattutto di temi legati all'alimentazione), richiesta di diuretici e lassativi per cercare di dimagrire, insieme a un'attività fisica costante e spesso estrema, costituiscono il filo conduttore che lega molte di queste ragazze all'apparenza "normali". Ma prossime all'anoressia. Conflittualità generazionale con genitori assenti o opprimenti, senso d'autodistruzione, insicurezza, mancanza di comprensione o integrazione, sono spesso all'origine di questo male sociale e alimentare. Molte ragazze hanno un senso distorto della propria fisicità. Si vedono grasse ma non lo sono. Pensano di esser sane ma soffrono di una grave malattia, che può condurle per mano verso la fine.