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News di Alcologia

Durante la vendemmia mio lavoro era di andare dentro le botti per lavarne i fondi...quando ne uscivo era come se avessi bevuto...

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Quando ero bambino, durante la vendemmia il mio lavoro principale era di andare dentro le botti di legno per lavarne i fondi ... Quando ne uscivo era come se avessi bevuto ...


Da piccolo giocavo come tutti i bambini della mia età, anche perchè, a quei tempi dalle nostre parti, nel Veneto, non si sapeva cosa fosse l'asilo.
Finite le scuole elementari, l'unica occupazione disponibile era quella di lavorare la terra con mio padre; si lavorava il grano e il mais, ma per l'ottanta percento si lavorava la vigna, che per noi era la base del nostro guadagno.
Durante la vendemmia il mio lavoro principale era di andare dentro le botti di legno per lavarne i fondi.
Quando ne uscivo era come se avessi bevuto, ma dato il fatto che ero il più piccolo e il più magro quel lavoro toccava a me.


I problemi con mio padre iniziarono quando cominciò a tornare a casa la sera ubriaco, motivo per il quale litigava spesso con mio zio.
Nonostante le liti le cose purtroppo non cambiavano, anzi peggioravano, iniziarorono i primi ricoveri in ospedale e dentro di me dicevo "non voglio diventare come lui, voglio essere come mio zio".


Lo stesso giorno in cui ho compiuto diciotto anni
sono partito per il servizio di leva, che ho svolto nel corpo degli alpini.
Quarantacinque giorni li feci all'Aquila, mentre i mesi restanti li passai a Belluno.
Durante questo periodo ero felice, non avevo pensieri e i giorni sono passati molto in fretta. I
n quel periodo però cominciai a bere più del solito.
Una mattina, durante l'adunata, il comandante diede l'ordine dei lavori che ognuno di noi doveva fare e nel momento in cui chiese chi voleva andare allo "spaccio truppa", che era un bar, io alzai subito la mano.


All'età di ventisette anni mi sono sposato con G. e abbiamo vissuto nel Veneto per sei mesi, ma non trovando lavoro decidemmo di trasferirci a Torino, dove entrambi iniziammo a lavorare in una fabbrica della quale eravamo anche i custodi.
Dopo tre anni di matrimonio è nato il nostro primo figlio F., lo abbiamo accolto con gioia e felicità, così come hanno fatto i nostri suoceri.
L'alloggio dove vivevamo era diventato troppo piccolo per tre persone, allora ci siamo trasferiti a None, dove mio suocero aveva una casa di sua proprietà.
Io in quel periodo incominciai a bere ancora di più, soppratutto il sabato e la domenica.


Intanto nostro figlio cresceva ed incominciava ad andare all'asilo accompagnato dai nonni, perchè sia io che mia moglie lavoravamo e potevamo soltanto andare a prenderlo all'uscita.
Dopo sei anni di matrimonio è nata nostra figlia L., una figlia cercata con il desiderio di avere una femminuccia in casa, desiderio condiviso dal fratellino.


Io non ero però cambiato molto
, anzi le cose peggioravano sempre di più, così cominciai a fare i primi ricoveri in case di cura per disintossicarmi dall'alcol. Il C.A.T. di None mi portò al Ser.T. di Nichelino, dove per diversi mesi feci dei colloqui.
La situazione non cambiava, anzi peggiorava sempre di più, sono arrivato al punto di alzarmi anche di notte per andare a bere; così il mio Ser.T. decise di mandarmi in comunità.


Ad oggi mi trovo al CUFRAD dopo sono rientrato perchè sono ricaduto perchè ho volutamente ripreso in mano un bicchiere dopo un litigio con mia figlia, e nno ho più smesso, cosa che mi ha fatto toccare il fondo di nuovo.
Attualmente sto incominciando questo percorso con una motivazione in più: mia figlia aspetta un bambino.
Spero che questo sia un giusto motivo per riuscire a smettere di bere.
Quando arriverà spero di mettercela tutta per poter dimenticare tutto e ricominciare una vita nuova e sana con i miei figli, con mio nipote, ma anche con il mio futuro genero, perchè so che questa sarà l'ultima possibilità che i miei figli mi daranno per poter cambiare il mio stile di vita.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)