E' crisi? Buttiamoci nell'alcol!
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di ANTONIO SIMEONE - Nel 1860 Gaspare Campari inventa una ricetta originale, così due anni dopo a Milano nasce un'azienda, quella che nel 2009 sarebbe diventata una delle leader mondiali dell'industria del beverage di lusso.
Il 51% del capitale è detenuto dalla famiglia Garavoglia mentre il CEO è Bob Kunze - Concewitz ma la ricetta segreta non è a sua conoscenza.
La multinazionale italiana possiede 40 marchi di proprieta e distribuisce in 190 paesi del mondo, opera nei rispettivi segmenti: spirit di marca, nel wine e nei soft drink e ci lavorano 2000 persone mentre la produzione si concentra in dodici stabilimenti in differenti paesi.
Dal 2000 in poi il gruppo italiano ha puntato ad acquisire aziende che operavano nel mercato della vodka, della tequila e del whiskey e grazie alla crescita sontuosa dei primi due ha visto crescere il suo fatturato in maniera a dir poco sorprendente, infatti, nel 2007 il fatturato è stato di 958 milioni di euro e nonostante la crisi finanziaria, le vendite nette nel 2008 sono cresciute del 5,8%.
A Piazza Affari il 5 maggio le azioni del gruppo Campari hanno guadagnato più di 4 punti percentuali, forse perchè in questo momento ci si espone verso aziende difensive e con un livello di indebitamento relativamente basso, infatti, i principali analisti confermano le loro raccomandazioni di acquisto sul titolo (buy).
La crisi porta alla disperazione e tanti ricorrono all'alcol per esorcizzare o quantomeno ridurre il peso della realtà, illudendosi di guarire e diventando schiavi della loro assuefazione, altri, invece osservano il bicchiere e lo vedono mezzo pieno, affrontano con coraggio le nuove sfide e a loro va la nostra ammirazione. Campari fa parte di questi ultimi per come è nata, per come si è sviluppata e altresì per le scelte a lungo termine che ha effettuato , per non aver fatto la fine di tutti quegli altri giganti, caduti dal loro stesso peso, dalla loro stessa assuefazione.