Ecco il bilancio del 2008. La mortalità si abbatte del 20,4%: è un record senza precedenti.
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Migliorano tutti, anche i motociclisti, che fanno segnare addirittura il record (27,7%): risparmiate in tutto 560 vite
ASAPS MADRID 19 gennaio 2009
- A dirla tutta non se lo aspettavano nemmeno loro, gli spagnoli, di raggiungere punte così elevate di sicurezza stradale nel giro di 12 mesi. Certo, nei quattro anni precedenti non è che a Madrid e dintorni erano stati a guardare, ma con numeri così ci sarebbe da chiamare gli esperti della DGT, la Direzione Generale del Traffico spagnola, in ogni paese dell'Unione Europea e dare loro carta bianca. Di più: dovremmo far scrivere a loro il libro bianco della sicurezza stradale, perché quando si risparmiano 560 vite, facendo segnare il -27,7% delle vittime nella categoria che paga un crescente tributo di sangue in tutto il pianeta, vuol dire che si è trovata una soluzione davvero efficace. Parola di Asaps.
La sinistrosità stradale, che in Spagna si chiama "accidentalidad en carretera", scende per il quinto anno consecutivo, ma con il "botto" del 2008 la discesa si è ormai attestata a -41%. Un altro passettino ed ecco che il 2010 potrebbe essere davvero vicino, visto che l'indice di mortalità per milione di veicoli è passato dalle 160 vittime del 2003 alle 70 del 2008. In chiave europea, tra il 2001 ed il 2008 solo il Portogallo (49%), la Francia (48%) e la Lettonia (43%), hanno saputo fare meglio. L'UE non è andata oltre al -27%. Poco per sperare di centrare l'obiettivo tanto agognato.
Nel corso dell'anno appena mandato in archivio sono morte, sulle strade di Spagna, 2.181 persone, numero inferiore ai dati registrati nel 1965, quando il parco veicolare era 15 volte meno numeroso. L'anno nero, per il regno di Juan Carlos, era stato il 1990, quando le lenzuola bianche furono 5.936. Gli eventi mortali sono stati in tutto 1.929: è in questi episodi che si sono avute le 2.181 vittime, ma anche 866 feriti gravi e 938 feriti lievi. Con questi numeri, la riduzione del numero dei morti tocca il 20,4%, mentre quello relativo agli eventi letali il 20%, superando di gran lunga le stime preventive del Piano Strategico messo a punto nelle stanze della DGT di Pere Navarro per il periodo 2005/2008. Quando hanno detto al direttore Navarro che nel 2008 sono morte 5 persone in meno al giorno rispetto al 2003 l'emozione sembrava aver toccato la punta più alta. Anche perché, nel frattempo, il numero di veicoli circolanti è cresciuto del 20%, mentre quello dei patentati del 15%.
Le cronache iberiche hanno usato l'imperfetto, perché l'emozione maggiore è arrivata quando l'indice del direttore ha raggiunto la voce relativa ai "motoristas", i motociclisti: nel 2008 i centauri rimasti senza vita sull'asfalto di Spagna sono stati 306, 117 in meno del 2007, facendo attestare la lancetta al -27,7%. È questo il vero record, che coincide in pieno col periodo di applicazione del "Piano di Sicurezza Stradale della Moto" varato dal ministero dell'Interno a partire dal dicembre 2007, imperniato su quattro sostanziali punti, tutti perseguiti, ad uno ad uno:
· addestramento dei motociclisti alla guida sicura: modifica delle prove d'esame, introduzione di un criterio di progressivo accesso alle cilindrate maggiori in relazione all'età ed all'esperienza, formazione specifica all'avviamento con corsi obbligatori nelle scuole e con incentivi alla frequentazione di corsi addizionali);
· abbattimento di tutti gli scenari ad alta sinistrosità (puntos negros): gestione del traffico, intervenendo anche con divieti di circolazione o con limitazione degli accessi per diminuire la vulnerabilità dei motociclisti e per migliorarne la convivenza con gli altri veicoli, eliminazione delle barriere e degli ostacoli nei punti a rischio, progettazione delle nuove infrastrutture;
· lotta senza quartiere alle pratiche di rischio, con campagne di sensibilizzazione ed una strategia repressiva volta alla tolleranza zero, con introduzione di nuovi dispositivi per l'accertamento remoto delle violazioni più trasgressive quali il superamento degli incroci col rosso, il sorpasso ed i limiti di velocità;
· adozione di mezzi palliativi orientati a ridurre la lesività degli incidenti: interventi sulle infrastrutture, sull'abbigliamento e sul corretto uso del casco.
Ma, più in generale, è l'intera politica di sicurezza stradale che ha trovato applicazione su tre concreti strumenti: la patente a punti, la riforma del codice penale in chiave stradale e l'istituzione di ESTRADA (Centro statale di trattamento automatizzato delle denunce). La patente a punti, entrata in vigore il 1° luglio 2006, ha visto il suo consolidamento proprio nel 2008, quando ai conducenti è divenuto chiaro a quali conseguenze possa portare una trasgressione sistematica: nei due anni e mezzo di attività, infatti, un milione e mezzo di conducenti (i patentati sono oggi 23 milioni e 300mila) hanno visto decurtati i propri carnet: 14.000 hanno già perso la patente (12 i punti di conducenti esperti, 8 per i neopatentati), 15.300 hanno invece esaurito la riserva e sono in attesa di vedersi revocare la licenza. A questi si aggiungono 14.500 altri conducenti, che hanno partecipato a corsi di recupero mentre in 900 hanno dovuto sostenere nuovamente gli esami, tornando in possesso di un documento ormai irrecuperabile in altro modo. Il 2 dicembre 2007, invece, il governo varò la riforma del codice penale, prevedendo fattispecie di reato estremamente pesanti per le ebbrezze alla guida e gli eccessi di velocità più elevati. A queste due principali novità, in materia penale, se ne è aggiunta una terza a partire dal 1° maggio 2008, quando anche la guida senza patente è divenuta materia di dibattimento nelle aule dei tribunali. In questo modo si sono aperte le porte del carcere per 15.702 conducenti colti in stato di ebbrezza con tassi alcolemici superiori a 1,2 g/l (carcere da 3 a 6 mesi, multa da 6 a 12 mesi di lavori socialmente utili e privazione del diritto alla guida da 1 a 4 anni). Chi rifiuta di soffiare nell'etilometro incorre invece nella prigione da 6 mesi ad 1 anno e privazione del diritto alla guida da 1 a 4 anni. Altre 285 persone sono finite in cella per aver commesso "gravi eccessi di velocità", mentre 5.771 manette sono scattate nei confronti di conducenti senza patente. La gran parte delle denunce penali, quelle elevate grazie a sistemi di rilevazione automatica, sono state trattate dal Centro statale di trattamento automatizzato, che ha perfezionato 1milione e 220mila "files".
Tanta repressione ha avuto però i suoi buoni frutti, ed oltre ad aver arginato con tanto successo l'emorragia di vite, ha portato ad un maggior uso delle cinture di sicurezza e del casco. Nel caso delle quattro ruote, è significativo sapere che nel 2003 le vittime ascritte a tale tipologia di trasgressione era del 34%. Nel caso del casco, invece, conducenti e passeggeri che non ne facevano uso nel 2003 erano il 10% del totale, oggi siamo arrivati al 5%.Diminuisce, e di molto, anche la percentuale di positivi all'alcol: nel 2003 il 4,2% dei controlli aveva dato esito positivo, mentre nel 2008 non si è andati oltre l'1,9%.