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Effetti del fumo sulla pelle: non solo invecchiamento precoce, ma anche rischio tumori

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Pelle distrutta dal fumo
Non solo invecchiamento precoce. Il fumo potrebbe anche essere responsabile di un maggior rischio di tumori cutanei molto aggressivi: il basalioma e lo spinalioma


L'invecchiamento precoce della pelle o il ritardo nella guarigione delle ferite chirurgiche, conseguenze scientificamente dimostrate dell'abitudine al fumo, diventano poco più di un inconveniente se paragonate all'associazione tra il consumo di prodotti del tabacco e l'insorgenza di tumori della pelle dimostrata sugli Archives of Dermatology dai ricercatori dell'Università di Nottingham.


Lo studio - «Abbiamo individuato 25 studi pubblicati negli ultimi 30 anni riguardanti gli effetti cancerogeni per la pelle dell'esposizione a sostanze contenute nel tabacco, sia attraverso il fumo di sigari e sigarette, comprese quelle "rollate", sia tramite la masticazione», ha spiegato la coordinatrice della ricerca, Jo Leonardi-Bee. «E abbiamo stabilito che questa esposizione aumenta del 50% la frequenza del carcinoma squamocellulare della pelle».


Di che tumore si tratta? Le neoplasie cutanee si distinguono tra melanomi, che originano dalle cellule che producono il pigmento melanina, e i cosiddetti "tumori della pelle diversi dal melanoma" che derivano invece dalle cellule cutanee vere e proprie e comprendono il carcinoma basocellulare (basalioma) e squamocellulare (spinalioma). Diversamente da quanto la triste notorietà del melanoma possa far pensare, il 97% circa delle forme maligne della pelle è rappresentano da basaliomi e spinaliomi.


Bando alle critiche - «C'è chi contesterà che il nostro è uno studio epidemiologico, in grado quindi di individuare la concomitanza di due elementi (il fare uso di tabacco e il fatto di avere un certo tipo di tumore della pelle) e sosterrà che questo non basta per stabilire un nesso causale tra fumo (la causa) e l'insorgenza della malattia (l'effetto). Tuttavia la nostra indagine ha alcuni punti di forza indiscutibili», ha precisato la studiosa britannica «Prima di tutto gli studi raccolti hanno una valenza su scala mondiale, dal momento che sono stati effettuati in 11 nazioni di 4 continenti. Poi, anche se i nostri dati non stabiliscono quanti anni di fumo o quante sigarette determinano una soglia di rischio, mostrano che la frequenza di cancro squamocellulare è più elevata nelle persone che continuavano a fumare rispetto a quelle che avevano smesso, in analogia a quanto si osserva in molte malattia fumo-correlate, tra cui il cancro del polmone. Inoltre, il fatto stesso che l'associazione sia presente per lo spinalioma che è più aggressivo perché cresce più velocemente e tende a dare metastasi, ma non per il basalioma, più lento e con invasività locale, suggerisce meccanismi mediati dalle sostanze tossiche del tabacco e mirati su alcuni sottotipi di tumore. Infine, l'azione cancerogena potrebbe essere persino più potente di quella che abbiamo individuato dal momento che l'esposizione al tabacco è stata stabilita in alcuni studi solo con questionari (in altri studi venivano dosati nel sangue i prodotti del metabolismo della nicotina e il monossido di carbonio) rispetto ai quali il fumatore tende a minimizzare l'intensità della sua abitudine», ha concluso.


...quindi - Aver individuato nella pelle un ulteriore bersaglio del tabacco, secondo il team, obbliga a dare un altro consiglio ai fumatori, oltre al consueto e spesso inascoltato invito a non fumare: quello di effettuare controlli dermatologici periodici, nel tentativo di individuare al più presto e trattare precocemente lesioni cutanee che possono nel tempo diventare molto pericolose.
Maria Rosa Valetto


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)