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News di Alcologia

"Effetto aperitivo": alterazione della risposta ipotalamica agli odori

Ecco spiegato l’“effetto aperitivo”

Mangiamo di più anche perché l’alcol ci rende più sensibili agli odori, amplificando la risposta dell’ipotalamo agli aromi dei cibi


All’ora dell’aperitivo, tra una pizzetta e due patatine, ingeriamo spesso un’esagerata quantità di cibo, spesso per il solo gusto di farlo perchè non veramente affamati. Alla base delle abbuffate vi sarebbero proprio le bevande alcoliche, il cui assorbimento a livello intestinale scatenerebbe una serie di reazioni tra cui l’aumento dello stimolo della fame. Gli effetti del vino, croce e delizia di noi italiani, e delle altre bevande alcoliche sono noti e riguardano l’intero organismo, dallo stomaco al cervello. 

Tuttavia, secondo i ricercatori dell’Indiana University, l’alcol agirebbe direttamente sul nostro cervello rendendolo più sensibile al profumo del cibo. 

 

L’ALTERAZIONE DELLA RISPOSTA IPOTALAMICA AGLI ODORI 

Allo studio, appena pubblicato sulla rivista Obesity , hanno partecipato 35 donne non vegetariane, a cui i ricercatori hanno somministrato una soluzione alcolica (al 6%) e – in una giornata successiva - una soluzione salina (placebo) per via intravenosa al fine di eludere il coinvolgimento dell’intestino. Quindi, con la risonanza magnetica funzionale è stata misurata la reazione cerebrale dei soggetti alla stimolazione sensoriale olfattiva. Val la pena ricordare che il senso dell’olfatto ha un collegamento diretto con l’asse ipotalamo-ipofisario che controlla tutto il nostro sistema ormonale.

Ebbene, nei soggetti sottoposti ad infusione intravenosa alcolica gli aromi di cibo (pasta al ragù o arrosto) provocavano rispetto agli aromi di prodotti non alimentari un’attivazione più accentuata proprio dell’ipotalamo, area che riceve segnali ormonali e neurali per la regolazione dell’appetito e del metabolismo. La risposta agli odori di sostanze non commestibili invece era addirittura ridotta.   

 

IL MAGGIOR CONSUMO DI CIBO 

Al termine dell’esame di risonanza magnetica, i soggetti sono stati lasciati liberi di pranzare. Il consumo di cibo di chi aveva ricevuto la soluzione alcolica è stato maggiore (in media il 7% di calorie in più rispetto a coloro cui era stato somministrato il placebo), pur con delle differenze individuali che hanno portato i ricercatori ad isolare un piccolo gruppo di soggetti in cui il consumo era però diminuito. 

Infine, anche se iniettato in vena, e quindi in assenza di assorbimento intestinale, l’alcol è in grado di intervenire sulla produzione degli ormoni. Infatti, l’esame del sangue ha rivelato un minor livello ematico di grelina in circolo, ormone gastrico che interviene nella regolazione del bilancio energetico stimolando la sensazione di fame ma anche rallentando il metabolismo. Un risultato forse controintuitivo, spiegano gli autori dello studio, che però mostra come essa possa non avere un ruolo così determinante nel “fenomeno aperitivo” come precedentemente sospettato.

«Il cervello, anche in assenza di stimoli a livello intestinale, può svolgere un ruolo fondamentale nel regolare l'assunzione di cibo. Il nostro studio ha trovato che l'esposizione all'alcol può sia aumentare la sensibilità del cervello a stimoli alimentari esterni, come gli aromi, sia portare ad una maggiore consumo di cibo» ha spiegato il primo autore dello studio William J. A. Eiler II della scuola di medicina del dipartimento di medicina e neurologia dell’Indiana University.

 

(...OMISSIS...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.lastampa.it/2015/07/02/scienza/benessere/ecco-spiegato-leffetto-aperitivo-qyJnmKCh2OrLk2S2qrYC2O/pagina.html


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)