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Effetto serra sui vini del Veneto: «Mutano gusto e hanno più alcol»

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Effetto serra sui vini del Veneto: «Mutano gusto e hanno più alcol»
Parte in anticipo la raccolta di uva 2011: quantità segnalate in calo ma la qualità dovrebbe essere alta. Il clima rivoluziona i prodotti.

Vendemmia al via prima di Ferragosto
LEGNARO (Padova) - Sarà una vendemmia prematura, connotata da un'ottima qualità complessiva delle uve, ma, allo stesso tempo, da un calo della produzione, specie tra i vini rossi. Questo in sintesi il quadro della vendemmia 2011, presentato ieri nella sede di Veneto Agricoltura a Legnaro (Padova). A suscitare clamore, però, sono le previsioni degli esperti sul mutamento climatico, che potrebbe incidere sensibilmente anche sulla produzione vitivinicola veneta. «L'aumento delle temperature sta cambiando i nostri vini, rendendoli più alcolici e dolci afferma il professor Luigi Bavaresco, direttore del Research centre for viticulture di Conegliano -. Se non si interviene in tempo, tra dieci anni potrebbero esserci variazioni significative ». Partiamo, però, dai dati. La vendemmia quest'anno è prevista per la terza settimana di agosto per i vitigni precoci a bacca bianca, per le basi spumanti e per i nuovi impianti. In alcune zone del Trevigiano, tuttavia, si stima un anticipo della vendemmia di addirittura due settimane, tanto che la raccolta delle uve a maturazione precoce potrebbe iniziare già prima di Ferragosto.
Per gli aspetti quantitativi nelle province di Padova, Vicenza e Treviso si segnala un netto calo delle varietà a bacca nera, con punte anche

del 15-20% nel Padovano. Per i bianchi si può stimare invece un incremento medio del 5%, dovuto soprattutto all'entrata in produzione di

nuovi impianti, mentre dove la superficie è rimasta invariata, si può assumere un lieve calo del 5-7%. Ovunque la qualità sarà buona o molto

buona. Ciò dipende dalle brusche variazioni della temperatura, che si sono registrate quest'anno. Sembra proprio il clima, in realtà, l'

elemento centrale. Per gli esperti l'incremento delle temperature già nel medio-lungo periodo rischia di produrre cambiamenti sostanziali

sulla qualità dei vini. «In questi ultimi dieci anni-afferma il professor Bavaresco- abbiamo osservato che il grado alcolico dei vini è

leggermente aumentato, a causa di una maggior presenza di zuccheri. I cambiamenti che ci dovremmo aspettare sono in parte negativi.
Se continuerà l'innalzamento termico avremo vini sempre più alcolici, con acidità bassa, tannini grossolani e poco fini e con una riduzione,

soprattutto, di aromi terapenici, tipici dei moscati». L'esperto avverte: «Se si manterrà questo trend e se lasceremo che i vigneti siano

sottoposti ai fattori esterni -annota Bavaresco-dovremo aspettarci vini con un profilo sensoriale diverso. Difficile dire se i vini saranno

più buoni o più cattivi, sicuramente più alcolici. E questo ci farà bere meno. In Veneto, a soffrire di più, potrebbero essere soprattutto le

uve precoci, che sono le più sensibili. E quindi chardonnay, pinot bianchi e grigi; ma in realtà anche i rossi tradizionali come merlot,

cabernet e raboso». C'è tuttavia una strada per non perdere il patrimonio dei nostri vini. Il professore spiega: «Se vogliamo continuare a

coltivare un determinato vitigno in un determinato posto, con le condizioni climatiche che sono cambiate - chiude-dovremo adottare tecniche

agronomiche che cerchino di limitare questo incremento di zuccheri e di mantenere una certa acidità. E quindi dovremo pensare ad una gestione della chioma, per cui i grappoli non raggiungano una temperatura troppo alta».
Giovanni Viafora


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)