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Emergenza alcol in Umbria, centinaia di famiglie distrutte

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Emergenza alcol in Umbria, centinaia di famiglie distrutte
Coniugi e figli: 500 persone in Umbria si rivolgono ai gruppi di condivisione e aiuto e ai numeri d'emergenza
di Michele Milletti

PERUGIA - Genitori e figli. Papà e mamma in fila al pronto soccorso, col cuore in mano per le condizioni dei propri figli soccorsi dopo malori da troppo bere. Era il mattino del primo dell'anno, all'ospedale ce n'erano quaranta. La maggior parte giovanissimi.


O come l'altra notte in centro: ragazzi ubriachi alla guida fra auto sfasciate e danni vari. Situazioni diventate oggetti di profonda attenzione per Prefettura e forze dell'ordine, che allo studio hanno un piano di prevenzione. Genitori e figli, si diceva. Ma anche mariti e mogli. Alle prese col dramma del proprio compagno devastato dal consumo smodato di alcol, appena varcano la soglia di casa dopo una giornata di lavoro.


Storie di tutti i giorni. Spesso taciute nella speranza che restino fatti isolati. Ma poi, a forza di chiudere gli occhi per non far soffrire il cuore, accade che il problema esploda. Che non sia più possibile tenere tutto nascosto. Che si cerchi l'aiuto di persone con cui condividere il proprio dolore. In Umbria, sono centinaia le persone che si rivolgono ai gruppi di aiuto per i familiari degli alcolisti.


I numeri. Nel distretto Umbria di Alcolisti anonimi e Al-Anon (l'associazione che raccoglie in gruppi di ascolto e condivisione i familiari degli alcolisti), attivi dal 1981, sono presenti sette gruppi frequentati da duecento persone. Due di questi gruppi sono a Perugia, poi Terni, Foligno, Città di Castello e Gualdo. Ci sono anche Camucia e Rieti che pur essendo fuori regione fanno parte del distretto Umbria. La composizione di questi gruppi riflette come il fenomeno attraversi in maniera trasversale la società.


La maggior parte è composta di persone fra 40 e 50 anni, ma ci sono anche giovani e giovanissimi oltre a over 60. Duecento persone che hanno un problema alcol che sta devastando la propria famiglia, in pena per un figlio ma anche per un genitore, e che riconoscono nella condivisione un modo importante per guardare in faccia al dramma.


C'è poi il numero verde (800087897) cui rispondono volontari dell'associazione ventiquattrore su ventiquattro e che nel 2012 ha fatto registrare almeno 250 richieste di aiuto dall'Umbria. Persone per cui il bere è diventata un'ossessione, mogli e figli che sperimentano con le botte più o meno quotidiane in famiglia una delle derive principali dell'alcolismo. «I gruppi si riuniscono per discutere dei problemi che nascono dalla convivenza o vicinanza con un alcolista - dicono da Al-Anon -. L'unico requisito è avere un parente o un familiare malato di alcolismo.


I gruppi si autofinanziano. Solo la condivisione di esperienze comuni e la solidarietà che si incontra nel gruppo permettono di affrontare meglio le difficoltà del vivere con il problema dell'alcolismo. Seppure in modi diversi chi vive a contatto con un alcolista ha bisogno di un recupero tanto quanto chi ha il problema con l'alcol e quando sarà riuscito a trovare una certa dose di equilibrio avrà anche l'opportunità di svolgere un importante ruolo nell'agevolare il recupero dell'alcolista».


Problemi affettivi. Spesso connessa al bere, c'è anche la tematica dei problemi affettivi all'interno dei gruppi Al-Anon. «Sono Francesca e frequento i gruppi Al-Anon da circa due anni. Mia nonna era alcolista ma, solo dopo molto tempo ho compreso questa realtà, perché ero troppo addolorata per ammetterlo e perché mi aveva fatto da madre. La convivenza con un familiare alcolista mi ha prodotto nel tempo grossi problemi: difficoltà di comunicazione, sentimenti di rabbia, di vendetta, disorientamento.


Tutte queste problematiche si sono riflesse in tutti gli aspetti della mia vita. Pertanto ho deciso di rivolgermi all'associazione dei gruppi familiari Al-Anon. Ho compreso l'enorme impatto che l'alcolismo di una persona vicina ha avuto sul mio benessere fisico, emotivo e spirituale. A poco a poco ho scoperto che i principi del programma potevano portare benessere nella mia esistenza».


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)