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Empoli: viticoltori contro la campagna anti-alcol

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«Abbiamo bisogno di consumatori abituali per salvare il settore»
Secondo i produttori il tracollo dell'agricoltura non ha solo cause economiche ma anche culturali. In particolare per il vino, la campagna contro il consumo di alcol ha infastidito e non poco gli addetti ai lavori. «Nella nostra zona - spiega Ferdinando Costagli, rappresentante della Legacoop e presidente delle Cantine Montalbano - quest'anno ci sono state aziende che hanno preferito lasciare l'uva sui filari perché non conveniva coglierla. Ma oltre alla crisi ci sono fattori culturali che stanno cambiando le nostre abitudini. Sono anni che assistiamo a una criminalizzazione delle bevande alcoliche, ritenute responsabili degli incidenti stradali. Il risultato è che la strage continua ma intanto crollano le vendite del vino.C'è bisogno di più consumatori abituali per rilanciare il settore. Mentre da parte nostra si dovrebbe puntare sulla qualità del vino più che sulla gradazione».
Gli fa eco Roberto Comparini, vice-presidente dell'Unione agricoltori. «Il problema è l'esagerazione - dice - bisogna puntare sul consumo responsabile e non si deve criminalizzare. Per i giovani è l'abuso di superalcolici il vero problema da affrontare. Le campagne degli ultimi anni sono un tiro a bersaglio che uccidono i produttori di vino».
Ma a preoccupare i viticoltori c'è anche l'atteggiamento dell'Unione europea. «Si va verso politiche comunitarie di disimpegno verso l'agricoltura in generale e il vino in particolare - dice Sergio Berzaghi - è chiara la volontà di smantellare i nostri sistemi di classificazione, tagliando le denominazioni di origine e privilengiando i luoghi di imbottigliamento rispetto a quelli di produzione».