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Epatite: cause, sintomi, prevenzione

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Epatite

Il fegato è un organo che svolge molte funzioni. Già gli Antichi ( Mito di Prometeo) sapevano che il fegato, se danneggiato, ha la capacità di rigenerarsi, ma se il danno è elevato, quest'organo non è più in grado di:
Sintetizzare elementi essenziali: il cibo arrivato allo stomaco, raggiunge l'intestino e passa nel fegato, all'interno di questo viene modificato e rilasciato nel circolo sanguigno tramite il quale verrà distribuito alla cellule per ottenere energia vitale. Eliminare sostanze tossiche: i farmaci, una volta assunti, devono essere eliminati dal circolo ematico per evitare gli effetti collaterali di una prolungata presenza di questi nell'organismo. L'alcool deve essere filtrato ed eliminato dal fegato. Se un soggetto assume troppe bevande alcoliche e troppi farmaci viene rallentata la funzionalità dell'organo.Anche l'organismo produce sostanze di scarto che il fegato deve scomporre ed eliminare rapidamente per evitarne l'accumulo nel cuore, nel cervello e nei reni.
Produrre sostanze chimiche: il fegato prende gli elementi chimici naturali (proteine, carboidrati, grassi, vitamine) e li trasforma in sostanze indispensabili per l'organismo (fibrinogeno, albumina, colesterolo, enzimi...).

Il termine epatite deriva dal greco hepar che significa fegato e dal suffisso -itis che indica in linguaggio medico uno stato infiammatorio; quindi l'epatite è la condizione di infiammazione del fegato causata da molteplici fattori.
In Italia circa il 10% della popolazione soffre di una patologia che coinvolge il fegato.
Indipendentemente dalla causa la malattia epatica può evolvere verso un danno progressivo che, nel tempo, conduce alla cirrosi. Quando insorge, il tessuto del fegato viene compromesso e la circolazione del sangue all'interno dell'organo è alterata, con conseguente perdita della normale funzionalità.

La causa principale di infiammazione è l'infezione dovuta ad alcuni virus, definiti "epatotropi", cioè quegli agenti infettivi che si localizzano nel fegato.
Un virus (dal latino "veleno") è il più piccolo microbo in grado di causare malattie infettive; è costituito da materiale genetico e proteine e non avendo una struttura cellulare è incapace di vita autonoma, quindi infetta le cellule dell'organismo e si moltiplica, portando al danno e alla morte delle cellule sane. Il virus dell'epatite è un microrganismo che penetra negli epatociti: A, B, C, D, E e G. Esistono anche altri virus, definiti "minori" che possono dare come complicanza un'epatite: EBV, CMV, Toxoplasma, etc...
Altre cause meno comuni sono l'alcool, i farmaci, l'autoimmunità e patologie rare delle vie biliari.
L'alcool agisce con meccanismo tossico diretto sul fegato. Certamente l'entità del consumo medio delle bevande alcoliche è il fattore di rischio principale per la genesi del danno epatico. La dose considerata attualmente tossica per la maggior parte degli individui è superiore a 40-80 g di alcol al giorno, anche se appare ancora un dato arbitrario considerata la sostanziale imprevedibilità delle conseguenze dell'alcol sull'organismo. Non vi è correlazione col tipo di bevanda assunta, ma solo con il suo contenuto alcolico, in quanto gli altri numerosi costituenti non risultano essere epatotossici.
L'epatite da farmaci rappresenta circa il 6% di tutti gli eventi avversi da farmaci. È la causa più frequente di sospensione di farmaci dal commercio. Molti sono i medicinali che possono dare compromissione del fegato: svariati antibiotici, contraccettivi orali, anabolizzanti, erbe medicinali, farmaci antinfiammatori...
L'epatite può manifestarsi in forma acuta e cronica. Nella prima, la malattia si può presentare con nausea, ittero (colorito giallastro degli occhi e della pelle), vomito, febbre e malessere generale. La forma cronica, che è più frequente, mostra spesso sintomi più aspecifici: stanchezza, lieve dolore al fegato, febbricola.
Gli esami del sangue evidenziano un'elevazione più o meno marcata delle transaminasi (ALT e AST), marcatori di tossicità epatica, aumento della bilirubina e alterazione dei valori dei fattori della coagulazione. Se la causa è infettiva risulteranno positivi i marcatori specifici per il virus coinvolto.

 
Preveniamo l'epatite e le sue complicanze

Cominciamo dall'ABC
I virus più conosciuti (e diffusi) sono quello dell'epatite A,
che si trasmette per via orale tramite bevande e alimenti come frutti di mare, verdure e acqua contaminati, e quelli dell'epatite B e dell'epatite C, con i quali possiamo invece contagiarci attraverso il contatto con sangue o liquidi corporei di un individuo infetto.
L'epatite A generalmente si risolve in poche settimane lasciando il soggetto immune, ma è comunque bene prevenirla facendo attenzione allo stato di igiene di quello che si mangia o si beve.
Le epatiti B e C, invece, sono più pericolose perché diventano facilmente croniche e, nel tempo, inducono cirrosi. Per evitarle si deve innanzitutto fare attenzione a non condividere strumenti appuntiti (quali aghi, forbicine, rasoi) e oggetti personali, come lo spazzolino da denti, con persone che non conosciamo, perché potrebbero essere fonte di infezione.
Attenzione a piercing e tatuaggi
Se vogliamo fare un piercing o un tatuaggio dobbiamo rivolgerci a strutture controllate; gli strumenti non sterilizzati possono, infatti, essere fonte di contagio.
È bene, pertanto, che siano monouso e sterili, e che l'ambiente dove si opera sia pulito. È inoltre opportuno evitare di rivolgersi a personale improvvisato.
Rapporti sessuali sicuri
L'epatite B (e in piccola percentuale anche l'Epatite C) si trasmette anche per via sessuale. Evitiamo quindi di esporci a rischi inutili e tutte le volte che non siamo sicuri che il nostro partner non sia portatore di virus dell'epatite, utilizziamo il profilattico.
Questa pratica, tra l'altro, ci protegge anche da tutte le altre malattie che si trasmettono per via sessuale, come per esempio l'AIDS.
Alimentazione
Un'alimentazione troppo ricca in grassi, proteine animali o zuccheri semplici può danneggiare il fegato con la comparsa, nel tempo, di una condizione chiamata steatosi epatica non alcolica, o fegato grasso. Si tratta di una patologia nella quale i grassi si accumulano nelle cellule epatiche, e che viene spesso sottovalutata, specie nelle persone che non bevono alcolici e credono, quindi, di essere esenti da rischi per il fegato. A lungo andare, invece, la steatosi porta praticamente costantemente alla cirrosi. Bisogna seguire, quindi, una dieta sana ed equilibrata, ricca in frutta e verdura, preziose fonti di vitamine, sali minerali e fibre, e riduciamo il più possibile i cibi grassi o fritti.
Anche mantenere un corretto peso corporeo concorre a limitare l'accumulo di grassi nel fegato.
Alcol
L'alcool conduce a steatosi epatica, su questa condizione si sviluppa, nel tempo, un'epatite cronica che degenera in cirrosi e, in una percentuale di casi purtroppo non irrilevante, evolve a cancro epatico. I danni causati dall'alcol, proporzionali alle quantità consumate e alla durata dell'abuso, sono silenziosi per molti anni, ma per lungo tempo reversibili; d'altra parte, è molto difficile far sospendere l'assunzione di alcolici ai forti bevitori. In assenza di altri fattori di rischio per malattia epatica, l'assunzione di un bicchiere di vino (o un boccale di birra) a pasto per l'uomo - un po' meno per la donna - possa essere considerata una dose a basso rischio.
Diamoci una mossa
L'attività fisica è salutare sotto molti punti di vista. Il giusto movimento ha un effetto positivo su svariate attività metaboliche: per esempio, contribuisce a normalizzare il livello dei trigliceridi, sostanze che derivano dai grassi alimentari (ma anche da un eccesso di zuccheri) e che possono accumularsi nelle cellule epatiche danneggiandole.
Un esercizio fisico regolare, inoltre, aumenta il consumo calorico e, quindi, evita che si accumuli un eccesso di lipidi.
Attenzione ai farmaci
Non abusare nell'uso dei farmaci e non assumere dosi più elevate di quelle prescritte dal medico o indicate nel foglietto illustrativo.
Si deve ricordare che quasi tutti i farmaci sono elaborati dal fegato. Esiste la possibilità, quindi, che le cellule epatiche ne vengano danneggiate, specie in caso di assunzioni prolungate o, comunque, quando si superano le dosi che il fegato è in grado di smaltire.
Non mischiare mai differenti farmaci senza il consiglio di un medico, e non assumere mai alcolici e farmaci insieme; la loro combinazione può risultare molto tossica per il fegato.
No alle sostanze d'abuso
Le droghe sono in genere molto tossiche per il fegato e possono provocare danni permanenti. Se, poi, vengono associate ad altre sostanze, come l'alcol, possono addirittura essere letali. Inoltre, l'uso di droghe per iniezione espone anche al rischio di contrarre l'epatite B e C - così come altri temibili virus, quale l'HIV - attraverso lo scambio di siringhe.
Vaccini per l'epatite A e B
Le vaccinazioni sono il metodo più efficace per combattere le malattie virali. Purtroppo non esistono vaccini contro tutti i virus che causano malattie nell'uomo, ma per i virus dell'epatite A e B ci sono, sono efficaci e ben consolidati.
Tant'è vero che dal 1991 è stata resa obbligatoria per i bambini la vaccinazione contro il virus dell'epatite B; in questo modo si proteggono gli individui dal contagio e, nello stesso tempo, si limita la diffusione del virus. Qualora non si rientri nelle categorie che sono state vaccinate di routine (i nati prima del 1979) è comunque sempre possibile sottoporsi volontariamente alla vaccinazione.
Nel caso dell'epatite A il vaccino è consigliato ad alcune categorie a rischio - operatori sanitari, addetti all'industria alimentare, personale delle scuole inferiori - e in coloro che si recano in Paesi esotici e, in generale, in aree endemiche (Africa, Sud Est Asiatico, America Latina) specie se già affetti da malattie epatiche croniche.
Esami del sangue periodici
Una buona norma, per tenere sotto controllo la salute del proprio fegato, è l'eseguire un controllo sul sangue dei livelli di alcuni enzimi epatici che, in genere, si alterano quando l'organo è sofferente.

 

Dr Angela Testa
Medico Chirurgo,
Specialista in Malattie infettive ed Epatologia
Responsabile Ambulatorio "Fibroscan" Istituto Nazionale delle Malattie Infettive INMI
"L. Spallanzani" di Roma
Ricercatore presso l'Istituto Nazionale delle Malattie Infettive INMI "L. Spallanzani" di Roma.
Recapito telefonico 333.9031468
E-mail: [email protected] o [email protected]


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)