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Epatite: prevenzione e fattori di rischio

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Epatite. Proteggi il tuo fegato

Brindisi e Happy-hour, che ci fanno inavvertitamente superare le dosi di sicurezza dell’alcol, eccesso di farmaci e di cibo, scambi (anche di virus) con i popoli di tutto il mondo, rapporti sessuali (quanti, davvero, usano costantemente il preservativo?), ricorso a strumentazioni sanitarie. Comportamenti frequenti ai nostri giorni che fanno suonare più alto l’allarme. Perché fra tante caratteristiche negative le malattie di fegato ne hanno anche una positiva e importantissima: tutte, ad eccezione di pochi rarissimi casi, possono essere evitate con una buona prevenzione. Perfino il cancro, che quasi sempre è solo l’estrema evoluzione di tutte le altre. Ecco dunque le informazioni necessarie, e tutte le mosse per non essere colti di sorpresa.

Le analisi
Fare le analisi del sangue una volta l’anno è la base per controllare la salute in genere e per avere le prime indicazioni anche sulla salute del fegato. Ecco i valori da tenere d'occhio creatinina e glicemia ,per individuare eventuali segni di sofferenza renale o diabete, correlati al cattivo funzionamento del metabolismo
Emocromo completo perché in caso di epatopatie si riscontra sempre un calo delle piastrine e un insorgere di anemia. Transaminasi, cioè l’esame specifico della funzionalità epatica (soprattutto la GPT o ALT). Ogni lieve alterazione non va mai sottovalutata, ma immediatamente verificata con un approfondimento con ecografia ed esami sierologici (prelievo di sangue) per i virus B e C. Inoltre “esame di coscienza” sull’uso dell’alcol e controllo degli eventuali farmaci abituali

Epatite A
Un piatto di ostriche crude, un drink con ghiaccio in un luogo esotico, un’insalata cruda... per contrarre il virus A basta un’imprudenza alimentare in un momento di debolezza dell’organismo. Ma a parte alcuni casi rarissimi, la conseguenza è solo un’epatite acuta che quasi sempre si risolve con una reazione gastroenterica più o meno violenta. Tanto è vero che la maggior parte di noi, probabilmente, ha già avuto questa malattia, riscontrabile facilmente con un esame degli anticorpi specifici.

I rimedi
Cautela con i frutti di mare crudi. E se si parte per paesi lontani, attenzione ad acqua, verdure crude, frutta non sbucciata. Oppure, ancora meglio, farsi il vaccino specifico. Una semplice iniezione, e si elimina il rischio di rovinarsi la vacanza e il ritorno. L’effetto ha inizio dopo 15 giorni dalla somministrazione, e con un richiamo dopo 6/12 mesi protegge per 10 anni. (Per farlo ci si può rivolgere al proprio medico di medicina generale o alla propria ASL).

Epatite B e C
Subdoli e asintomatici, i virus B e C possono rimanere allo stato latente anche per tutta la vita (infezione cronica da virus B o C). Nonostante questo sono pericolosissimi, non solo perché contagiosi anche nei portatori sani, ma anche perché in circa la metà dei casi danno origine ad epatiti (cioè infiammazioni) silenziose, caratterizzate solo da stanchezza e leggeri malesseri, che possono poi evolvere verso problemi sempre più seri, come cirrosi, cioè la trasformazione del tessuto epatico in un groviglio di fibre simili a cicatrici. Solo a questo punto arrivano i veri sintomi: malesseri importanti, stati confusionali, emorragie digestive. E insieme ai sintomi, il passaggio, lento ma sicuro, verso il tumore del fegato.

Il contagio
I due virus, simili nella possibile evoluzione, si contraggono entrambi per via ematica o sessuale, ma con diverse percentuali di probabilità: più legato agli incontri non protetti il virus B. Dovuto a siringhe non usa e getta, trasfusioni (fino al 1990), tatuaggi o prestazioni dentistiche se effettuate con strumenti non adeguatamente sterili, ecc., quello C

Il vaccino per l’epatite B
Esiste un efficacissimo vaccino, che dal 1991 viene somministrato obbligatoriamente a tutti i nuovi nati con la cosiddetta "esavalente", e a tutte le categorie a rischio, cioè operatori sanitari, carcerati, poliziotti, ecc. Chi ritenga di poter correre qualche pericolo (viaggiatori, comportamento sessuale promiscuo, ecc), può vaccinarsi privatamente (rivolgersi al proprio medico di medicina generale o alla propria ASL) con 3 iniezioni a distanza di 1 e 6 mesi

I farmaci per l’epatite B
Quello principe per le epatiti da virus B e C croniche, cioè quello che attiva il sistema immune al fine di eliminare il virus, è l’interferone (IFN) per iniezione. Nell’epatite B non dà molti risultati (10/20% di efficacia), ma si può migliorare la cura con altri farmaci presi per bocca, i cosiddetti analoghi nucleosidici (entecavir, tenofovir), che presi in continuo consentono di bloccare la replicazione del virus arrestando la malattia e l’evoluzione a cirrosi.

Cure per l’epatite C
La cura è rappresentata dall’interferone associato a un altro farmaco a specifica attività antivirale (ribavirina); tale associazione nel caso di virus C dei genotipi 2 e 3, porta alla guarigione completa nella grande maggioranza dei casi dopo 6 mesi di cura. Nei genotipi più difficili da eradicare (genotipi 1 e 4) spesso l’abbinamento interferoneribavirina non funziona; contro di loro a partire da fine anno/inizio 2012 saranno disponibili nuovi principi attivi.
Lo stile di vita
Attenzione a quanto si beve e ai farmaci che si devono prendere per lunghi periodi. I farmaci, soprattutto antibiotici e antinfiammatori, se usati senza le necessarie accortezze e per lunghi periodi, possono dare origine a epatiti imprevedibili di ogni tipo (transitorie, permanenti, fulminanti). alcol Per avere un danno non occorre essere alcolizzati. A volte basta la presenza di un altro fattore di rischio (per esempio una steatosi), perché anche un bicchiere di troppo agisca da co-fattore sbilanciando la situazione. Le epatiti da alcol sono in grande aumento specie tra i giovani che abusano sempre più spesso di cocktail e vino. Il rischio di sviluppare cirrosi e poi cancro per chi segue simili abitudini è sempre in agguato.
La steatosi, il cosiddetto "fegato grasso" è legato a una ridotta attività fisica e al sovrappeso che fanno aumentare colesterolo e trigliceridi che l'organismo non riesce a smaltire adeguatamente. Succede allora che i grassi si infiltrano nel fegato. Nulla di grave in sé. Ma basta che si aggiunga un altro fattore di rischio (alcol, virus, farmaci) perché la situazione esploda: il grasso, a contatto con la nuova entità tossica, incomincia a bruciare, come la benzina in un serbatoio producendo seri danni alle cellule del fegato.

La prevenzione

Alcol
Se si hanno già problemi (di qualunque tipo) al fegato, l’alcol va semplicemente abolito, per evitare la pericolosissima sommatoria dei rischi. Se invece si è sani, è sufficiente mantenere le dosi quotidiane entro i 15-20 g per la donna e 20-25 g per l’uomo, vale a dire nell’uomo dell’equivalente di 2 bicchieri di vino al giorno. Ma attenzione: la dose massima giornaliera è comprensiva di aperitivi, amari, “correzioni” e brindisi, dunque basta una distrazione per superarla. E poi, più il tasso alcolico della bevanda è alto, più la quantità consentita scende: 2 bicchieri di vino diventano mezzo bicchierino se si tratta di whisky. E attenzione anche a non barattare i 2 bicchieri quotidiani con 14 concentrati nel weekend (il cosidetto binge drinking): l’alcol viene tollerato dal fegato solo se è poco e ben distribuito.
Caffè
Se non avete problemi di gastrite, ulcera o esofagite, via libera al caffè. Il perché non è del tutto chiaro, ma è dimostrato che protegge il fegato e riduce gli effetti di molte malattie, incluse cirrosi e cancro.
Alimentazione
Non superare il peso forma, per non favorire la steatosi. È l’unica vera regola se combinata all’attività fisica. Per il resto, non è vero che le uova fanno male e neppure i fritti.
Farmaci
Ok se strettamente necessari. In casi di farmaci che si devono prendere cronicamente, è fondamentale un attento monitoraggio iniziale.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)