Ero intrappolata nell'alcol che comandava lui ogni cosa ...
Quando me ne resi conto, i danni erano ormai fatti e, impaurita da ogni cosa, continuai ad aiutare la mia fine mentale: non ragionavo più con il mio cervello, ero intrappolata nell'alcol che comandava lui ogni cosa ...
Quando penso alla passata esperienza di alcolista non posso non provare sdegno, vergogna e moltissimo rimorso per i miei famigliari (soprattutto mia madre), per le sofferenze che hanno sopportato a causa del mio essere poco riflessiva ed in modo esagerato egoista.
Ero convinta di non fare del male a nessuno perchè li amavo e li rispettavo molto; non mi rendevo neppure conto di uccidere me stessa forse in modo definitivo.
Magari è ciò che volevo: chiudere la porta su una vita che mi appariva ad un tratto troppo piena di angoscia, sofferenza a causa dei lutti che man mano mi colpivano lasciandomi alla fine completamente sola e fisicamente distrutta.
Quando me ne resi conto, i danni erano ormai fatti e, impaurita da ogni cosa, continuai ad aiutare la mia fine mentale: non ragionavo più con il mio cervello, ero intrappolata nell'alcol, comandava lui ogni cosa.
Infine anche la salute fisica ne risentì abbondantemente.
Cominciai ad avvertire problemi di deambulazione, dovetti camminare con il bastone e non riuscivo più a salire sui mezzi pubblici.
Ultimamente mi trascinavo con due bastoni ma non riuscivo neppure a portarmi a casa una piccola spesa.
Mi trovai a dovermi far consegnare tutto a casa, anche se bevevo come un'ossessa, consumavo pochissimo cibo ed in più il male alle ossa, di cui gia pativo, si aggravò in modo allarmante.
Persi il lavoro e quello fu il problema definitivo.
L'unica fortuna che avevo consisteva nel mio medico di base, che senz'altro aveva capito prima delle mie descrizioni come ero ridotta.
Mi inviò da un suo amico e collega psichiatra che lavorava per il Ser.T.. Da lui andai diverse volte e in quelle occasioni conobbi gente anche più mal messa di me. Però spostandomi in taxi spendevo i pochi risparmi che i miei avevano messo da parte con tanta fatica.
Dopo un po' mi indicarono la comunità, ma io timidissima quanto testona non ne volevo sentir parlare.
Tuttavia visitai il CUFRAD, poco convinta ed alquanto contrariata per via del mio carattere solitario, e mi ha fatto una buona impressione. Così dopo 15 giorni di riflessione decisi di intraprendere un percorso terapeutico.
Ad oggi mi trovo qui e sto bene, convivo con altre persone e facciamo degli incontri con psicologi, medici, operatori sulle varie cause delle nostre abitudini sbagliate e sugli stili di vita malsani.
L'importante è capire i nostri sbagli ed i motivi che li hanno causati.
Io personalmente devo mantenere la fiducia e la convinzione di quando ero sana e trovare la forza di volontà e l'amore per le piccole cose che addolciscono la vita.
Finchè avrò forza e fiato cercherò di proseguire il percorso attuale.