Eurispes: analisi delle problematiche giovanili
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Genitori a "scuola" dai figli per aiutarli occorre capirli
Imparare dai ragazzi per poi dare loro una bussola per orientarsi nella vita e star lontani da pericoli. Secondo Telefono Azzurro, è questa
la sfida che attende i genitori dei "nativi digitali", la generazione nata nell'era delle nuove tecnologie. La Onlus, nata nel 1987 con lo
scopo di difendere i diritti dell'infanzia, ha presentato stamane, nella sala Capitolare del Senato, i risultati di un'indagine realizzata
insieme all'istituto di ricerche Eurispes. Un'analisi di 1.496 questionari compilati da ragazzi tra i 12 e i 18 anni e di oltre 1.200 dai
genitori. L'esito della ricerca mostra due generazioni che, come lame di forbice, si allontanano progressivamente sempre di più. I genitori
dipingono in modo roseo e ottimistico la condizione e gli stati d'animo dei figli. Molto più di quanto, invece, non siano nella realtà.
Sessualità, droga e internet restano tabù. Dai questionari compilati dai ragazzi, emerge che i temi importanti restano ai margini del dialogo
con i genitori. Sei ragazzi su dieci preferiscono non affrontare argomenti che appartengono alla sfera privata. In famiglia parlano perlopiù
di scuola, salute, sport e tempo libero, ma stendono il velo del silenzio sul resto.
I genitori, dal loro punto di vista, sono convinti di affrontare in casa quegli argomenti che i ragazzi definiscono invece come tabù.
Infatti, se oltre la metà dei ragazzi (il 53,6%) dichiara di non parlare mai del consumo di stupefacenti con i genitori, solo il 15,6% dei
padri e delle madri afferma la stessa cosa. Anche per quanto riguarda la sessualità, i "grandi" restano convinti di aver abbattuto ogni
barriera intergenerazionale con la forza del dialogo. Ma il 63% dei ragazzi confessa di non parlare mai di sesso a casa. Dello stesso parere,
solo il 29,% degli adulti. D'altra parte, il 24,3% tra i 16 e i 18 anni dice di far sesso non protetto.
Altro terreno di "lontananza" sono le nuove tecnologie, di cui genitori hanno una conoscenza limitata soprattutto per quanto riguarda i
rischi connessi al loro cattivo utilizzo. Un genitore su cinque ammette di conoscere poco o niente il mondo virtuale dei propri figli. Il 47%
sa cos'è Facebook, ad esempio, ma non è iscritto e non sa come funziona; e questo mentre ben l'85,6% dei ragazzi ha un profilo sul social
network, 7 su 10 si connettono tutti i giorni, molti hanno più di 500 amici e più della metà di loro (il 54%) "colloquia" abitualmente con
persone sconosciute.
Allarme cyber-dipendenza e sexting. Mamme e papà nei confronti di internet nutrono una fiducia disarmante e un'enorme sottovalutazione dei rischi. L'88,9% esclude che i figli possano spogliarsi e inviare online fotografie e video. Ma il 6,7% del campione dei ragazzi confessa di
essere già finito nel girone sexting: ha inviato cioè materiale a sfondo sessuale utilizzando una connessione internet, mentre il 10,2% li ha
ricevuti e l'8% ha effettuato chiamate a linee telefoniche destinate a soli adulti. Soprattutto nella fascia dai 12 ai 15 anni, poi,
l'allarme si chiama cyber-dipendenza: quattro ragazzi su 10 controllano continuamente e compulsivamente posta elettronica e Facebook sperando di aver ricevuto messaggi, la metà dice di perdere la cognizione del tempo quando è online (dimenticando di fare altre cose) e uno su 5 si
sente irrequieto, nervoso e triste se non può accedere alla rete.
Videogiochi, scuola. Il 45% degli adolescenti non è inoltre sottoposto al controllo degli adulti quando gioca, mentre al massimo si ricevono
raccomandazioni sul tempo di utilizzo. Nessuno poi sa cosa siano le indicazioni Pegi, il metodo di classificazione valido su tutto il
territorio europeo usato per classificare i videogiochi attraverso fasce d'età e contenuto. Il 37% dei ragazzi ammette di usare videogiochi
violenti e non adatti alla propria età. Chiedono alla scuola di essere un luogo che prepari al mondo del lavoro, maturare, accrescere la
cultura, ma 4 studenti su 10 quando si trovano tra i banchi provano noia, agitazione, infelicità. Oltre la metà immagina la scuola ideale con
insegnanti più preparati. I genitori, invece, vorrebbero spazi dedicati alla prevenzione di fenomeni come il bullismo, droghe e più tempo
dedicato allo studio delle lingue straniere. La scuola ideale per i genitori? Quella aperta alle proposte degli alunni.
Bullismo, alcool. Si riscontra una generale diminuizione del fenomeno in relazione all'aumento dell'età della vittima di bullismo, ma un
ragazzo su cinque non ne parla ai genitori. Chi racconta riceve come consiglio quello di ignorare il comportamento dei bulli oppure viene
lasciato libero di scegliere come comportarsi. Emerge un diffuso disorientamento tra le famiglie alle prese con la gestione del fenomeno e
nel complesso una minimizzazione di quanto accaduto. Il 25% dei ragazzi si dice vittima di diffusione d'informazioni false sul proprio conto,
il 22,8% di ripetute prese in giro, il 21,6% di offese immotivate. Ben l'85% genitori, poi, tende a sottovalutare l'abitudine dei figli a
ubriacarsi. I figli, invece, dichiarano di farlo qualche volta.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)