Feltre (BL): nelle fabbriche arrivano i test anti-droga
Feltre (BL): nelle fabbriche arrivano i test anti-droga
Provvedimento per gli operai che lavorano su muletti e carrelli. I medici curanti incaricati dai datori di lavoro hanno già
cominciato lo screening. In molti sono già stati invitati a produrre un campione di pipì per escludere la tossicodipendenza
Tutti i lavoratori delle aziende feltrine che guidano muletti e manovrano carrelli elevatori sono avvisati: devono
essere puliti e non assumere droga. Pena la sospensione del patentino e la segnalazione al Sert. I medici curanti incaricati
dai datori di lavoro hanno già cominciato lo screening. E in caso di "ragionevole dubbio" da parte del medico, nonostante le
dichiarazioni dei lavoratori, in molti sono già stati invitati a produrre un campione di pipì per escludere la
tossicodipendenza.
Come per la sorveglianza sanitaria sui lavoratori per eventuale patologia alcol-correlata, cosa che chiama in causa lo
Spisal, in questo caso gli attori sono i medici curanti delle fabbriche in collaborazione con i datori di lavoro, e nello
specifico degli addetti alla sicurezza, che forniscono ai sanitari incaricati, l'e lenco dei dipendenti che fanno
movimentazione macchine.
«Non c'è nulla di strano in tutto questo, anche se la procedura prevista dalla legge è partita in ritardo», sottolinea
Nicoletta De Marzo, responsabile Spisal di Feltre. «La normativa prescrive questi accertamenti proprio fra lavoratori addetti
a mansioni che comportano particolari rischi per la sicurezza e l'incolumità dei colleghi di fabbrica».
Ecco, è proprio la fabbrica ad avvisare i dipendenti in questione, con un preavviso di non più di un giorno, che saranno
soggetti ad accertamenti.
E lo screening è già iniziato nelle due aziende più grandi di Feltre. I lavoratori sono stati chiamati al cospetto del
medico, provvisto di kit con i reagenti per evidenziare la positività alle droghe, e hanno affrontato prima l'anamnesi,
autocertificando le rispettive dichiarazioni di non fare uso di sostanze stupefacenti, di non aver alcun pregresso penale
droga-correlato, di non avere all'attivo infortuni lavorativi o incidenti sul lavoro.
Il medico aziendale, però, può non essere convinto del tutto. Ed è nel suo esercizio assumere informazioni sul vissuto del
lavoratore attingendo elementi da schede di dimissione ospedaliera, commissione provinciale patenti e archivio Sert.
Per quanto il colloquio fiduciario con il lavoratore resti la migliore prassi sanitaria, alla raccolta dell'urina non sfugge
nessuno. In caso di negatività della visita e dei test di primo livello (analisi della pipì), il lavoratore può tornare alla
sua mansione e rivedere il medico, con il bicchierino sterilizzato, non prima che passi un anno. Ma bastano poche "canne" e
qualche intruglio illegale per lasciare tracce nelle urine. In questo caso sono già stati emessi giudizi di "temporanea
inidoneità alla mansione" con l'invio al Sert. Il servizio per la tossicodipendenza dell'Usl 2 in questi casi è chiamato a
diagnosticare lo stato attuale di tossicodipendenza del lavoratore, già risultato positivo agli accertamenti in fabbrica, può
procedere con esami di laboratorio e con accertamenti chimico-tossicologici su urina e capelli.