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Fermo: il commissariato al lavoro lungo la costa nelle notti estive

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Le nuove linee-guida della Regione. Proibito introdurli e assumerli in qualsiasi struttura sanitaria. Decisiva l'intesa con le parti sociali. Divieti imperativi e controlli severi, ma tutto concordato con le parti sociali, a cominciare dai protocolli operativi.

IL GAZZETTINO 1 Luglio 2009

L'alcol, la sua dimensione abusata e pericolosa, va combattuto su tutti i fronti. A cominciare dai luoghi di lavoro e dalle mansioni pericolose, badando alla circostanza che un infortunio su due con conseguenze disabilitanti per le persone avviene a bordo di un veicolo sul quale ci si trova per lavoro o per coprire il tragitto dal domicilio al luogo in cui si è occupato.
Non basta la Sanità da sola ad arginare il fenomeno. Bisogna coinvolgere i datori di lavoro e i sindacati. Dalle dichiarazioni di principio parole la Regione passa ora ai fatti con la definizione di rigorose linee-guida che prevedono controlli obbligatori delle persone adibite a incarichi a rischio.
Non sarà possibile opporre alcun rifiuto agli accertamenti medici, fatti salvi naturalmente il rispetto della privacy e la dignità della persona. Fra gli interventi formalizzati dall'assessore regionale Vladimir Kosic figura anche il divieto assoluto di distribuire sostanze alcoliche all'interno degli ospedali e delle altre strutture sanitarie, ma anche la proibizione di consumare alcolici nelle medesime strutture.
Come spiega Nora Coppola, della Direzione centrale della Salute, il progetto è figlio di un accordo tra tre Assessorati regionali (lavoro, salute e formazione) da una parte e le organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative dall'altra: la missione prioritaria è promuovere attività specifiche di rilevazione e studio, campagne di informazione e formazione sulle situazioni di rischio lavorativo.
La Regione mette in campo una formazione a carattere permanente, che sia sempre documentabile nel tempo, e in particolare una formazione obbligatoria per le persone adibite a mansioni identificate dalla normativa come esposte al rischio, «ma prevista anche in attività-mansioni diverse qualora la valutazione evidenzi ugualmente la presenza del rischio alcol». Partendo dalla necessità di ottenere un'identificazione precoce della popolazione a rischio, «prevediamo l'attivazione di due percorsi - spiega Coppola - e cioè l'eliminazione degli alcolici negli ambienti di lavoro e la promozione di corretti stili di vita», nonché «lo sviluppo di innovative azioni con il coinvolgimento delle aziende della distribuzione e ristorazione». Sancito, come si diceva, «il divieto di distribuzione, vendita e assunzione di bevande alcoliche all'interno delle strutture sanitarie regionali».
La Regione insiste soprattutto sulla necessità di agire con un approccio "inter-istituzionale", coinvolgendo le Amministrazioni pubbliche non sanitarie e sviluppando una rete sanitaria territoriale composta dal medico competente, dal medico di famiglia, dal Servizio di alcologia dell'Azienda sanitaria e dal Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, senza tralasciare il ruolo del volontariato.
«Qualora sia prevista la presenza del medico competente - dettaglia la dirigente sanitaria - nell'ambito della sorveglianza sanitaria si possono distinguere due aspetti principali: il controllo sanitario preventivo e periodico per i lavoratori addetti alle mansioni a rischio e la gestione di specifiche situazioni di bere a rischio problematico e di alcol-dipendenza del singolo lavoratore».
Ad ogni buon conto «i controlli sanitari mirati dovranno realizzarsi attraverso un protocollo possibilmente concordato con i lavoratori e i loro rappresentanti». Non solo: «I risultati degli accertamenti dovranno essere riportati nella cartella sanitaria e di rischio del lavoratore». Se, come detto, da una parte il lavoratore non può rifiutarsi di sottoporsi ai controlli medici, dall'altra - insiste la Regione - ha pieno diritto di conoscerne i risultati. Chi dovesse risultare afflitto da problemi correlati all'alcol sarà affidato ai Servizi di alcologia, anche tramite il medico di famiglia.
In presenza di un lavoratore con etilismo acuto, il datore di lavoro ovvero il dirigente o il preposto possono richiedere l'immediato intervento del medico competente. In base alle linee-guida regionali, «per attivare tale intervento è indispensabile vengano seguiti criteri valutativi definiti e noti ai lavoratori e ai loro rappresentanti», si legge nel documento operativo. In ogni caso sarà necessario adottare una procedura adeguata alla tutela della sicurezza negli ambienti di lavoro e alla dignità del lavoratore, che restano i valori imprescindibili di fondo.