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Fibrillazione atriale e consumo di alcolici: correlazioni

Fibrillazione atriale e consumo di alcolici: correlazioni

Quella relazione pericolosa tra fibrillazione atriale e ictus cerebrale

Sono circa 1 milione le persone con fibrillazione atriale e questa aritmia è la causa di circa il 20% degli ictus ischemici. La prevalenza della FA, attualmente pari all’1,5-2% della popolazione generale (ma al di sopra degli 80 anni interessa quasi una persona su dieci) è destinata ad aumentare notevolemente a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Le condizioni predisponenti o che favoriscono la progressione della malattia sono: ipertensione arteriosa, obesità, diabete mellito, insufficienza renale cronica, ipertiroidismo e tutte le malattie cardiache organiche (cardiopatie congenite, scompenso cardiaco).

Inoltre possono favorire la FA l'abuso di alcol, droghe e caffeina.

In molti casi comunque, la FA si manifesta in assenza di fattori predisponenti. Chi è affetto da FA vede aumentare di 4 volte il rischio di ictus tromboembolico, che risulta in genere molto grave e invalidante; questa forma di ictus determina una mortalità del 30% entro i primi tre mesi dall'evento e lascia esiti invalidanti in almeno il 50% dei pazienti. E' di fondamentale importanza intercettare più rapidamente possibile i pazienti con FA. Una volta fatta la diagnosi, il passaggio successivo consiste nello stabilire la necessità di una terapia anticoagulante per ridurre il rischio d'ictus e nella identificazione di cause predisponenti sottostanti che spesso necessitano di cure specifiche.

Da qualche anno, anche in Italia, è arrivata la nuova generazione degli anticoagulanti orali che, rispetto ai vecchi farmaci, presentano molti vantaggi: non presentano interferenze con gli alimenti, conservano solo poche interazioni pericolose con altri farmaci ma soprattutto va evidenziata una grande praticità d'uso, considerando che non è necessario ricorrere al dosaggio dei parametri della coagulazione per regolarne la posologia. Tutto questo determina una maggiore aderenza alla cura rispetto al passato.

La cura principale dell'ictus è la gestione di pazienti nelle Unità Ictus, ovvero reparti dedicati dove neurologi ed infermieri esperti in patologia cerebrovascolare procedono alla stabilizzazione neurologica e clinica generale secondo linee guida nazionali ed internazionali.

Solo nelle Unità Ictus, i pazienti con ictus ischemico selezionati possono essere sottoposti a terapia di rivascolarizzazione come la trombolisi intravenosa e la trombectomia meccanica (cioè l'asportazione del trombo occludente mediante appositi strumenti inseriti nell'arteria occlusa). In questa sede, inoltre, i pazienti sono sottoposti anche a trattamento riabilitativo precoce, altro punto di fondamentale importanza nella prospettiva di un ottimale recupero funzionale. Secondo quanto riportato nel decreto Lorenzin dello scorso giugno, in Italia ci dovrebbe essere un centro ictus di primo livello, dove poter fare la trombolisi intravenosa, ogni 150.00-300.000 abitanti ed un centro di secondo livello, dove poter fare oltre alla trombolisi intravenosa anche la trombectomia meccanica, ogni 600.000-1.200.000.

(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
https://www.federfarma.it/Edicola/Sole-24Ore-News/VisualizzaNews.aspx?type=Sole24Ore&key=ACq1XZPB


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)