Firenze: dati sugli incidenti stradali
Firenze: dati sugli incidenti stradali
Siamo, tragicamente, nella media. Con le ultime due vittime degli incidenti di martedì e di ieri, la fredda statistica dei
morti sulle nostre strade è salita a 12. Dodici persone uccise dall'inizio dell'anno. L'anno scorso, sono state 25. Se la
tendenza rimarrà stabile, anche quest'anno, come nel 2009, arriveremo a quella cifra, sempre principalmente composta da
giovani in moto e motorino e pedoni. Dal gennaio scorso, sono stati 1.671 gli incidenti stradali nella nostra città, che
hanno provocato 1.414 feriti. Una guerra, che lascia sul campo anche persone che rimangono disabili a vita.
La dinamica degli ultimi due non vede le persone decedute responsabili dell'incidente stesso. Due giorni pesanti, «abbiamo
perso due vite, un bilancio drammatico, famiglie distrutte», dice l'assessore Massimo Mattei che ieri ha visitato la
sorellina della ragazza morta martedì sera. E il colpo successivo, la notte dopo, è arrivato durante la riapertura agli
eventi estivi delle Cascine. «In strada e nella zona c'erano tutte le forze dell'ordine, i nostri vigili, controlli antidroga
con i cani. La situazione è drammatica perché è morto un ragazzo, ma non è da mettere in collegamento all'evento di ieri
sera. Continueremo a fare controlli, prevenzione. Ma se una persona passa col rosso o fa un sorpasso azzardato...». E poi
l'invito: ai locali, a «installare etilometri alle uscite». E ai ragazzi, «fate come i vostri coetanei all'estero, chi guida
non beve». Perché bere e guidare sono comportamenti scorretti che diventano letali per sé e per gli altri. Forse, solo con
l'educazione stradale si potrebbe prevenirli.
«Anche mio fratello è stato ucciso da un cinquantenne ubriaco», ricorda Valentina Borgogni. Dopo la morte di Gabriele, cinque
anni fa, ha creato una associazione e preso come impegno quello di fare di tutto per evitare che si ripetano drammi come
quello che ha colpito la sua famiglia. Gira per le scuole per parlare con gli studenti, organizza eventi, campagne di
comunicazione. «Il problema principale è che non si investe quanto si dovrebbe nell'educazione a scuola». Ma come reagiscono
i ragazzi quando si parla loro di sicurezza stradale? «I ragazzi sono abbastanza attenti quando gli parlo di quello che è
successo a mio fratello. Ma quando arriviamo al punto di parlare di loro, dei loro atteggiamenti sulla strada, di ciò che
fanno nella loro compagnia, finisce sempre in una risata. Purtroppo, nessun giovane ha la consapevolezza di poter morire e
non crede che possa succedere a lui. Secondo loro è sempre problema di altri. Ma dipende anche da un nostro atteggiamento
sbagliato. Se la scuola, le istituzioni, gli adulti, facessero un programma mirato di educazione, costante e non sporadico,
magari loro capirebbero di più». Perché i suoi colloqui sono spesso toccanti, trovarsi di fronte una ragazza poco più grande
di loro che gli parla dell'assurdo di vedere scomparire il fratello, li fa fermare a riflettere. «Ma è quasi inutile che
un'associazione, una volta ogni tanto, vada nelle scuole e per una o due ore parli di sicurezza stradale. Quando gli portiamo
i video sugli incidenti stradali accaduti a Firenze sono molto presi dalla situazione. Sono luoghi che percorrono anche loro,
che realmente conoscono, non un film». Ma «uno spot dura il tempo dello spot». Così come «è quasi inutile che si faccia
repressione contro altre realtà come l'abuso di alcol e droghe, e non si investa un minimo in sicurezza stradale. Non
arriveremo a nulla con il divieto di guidare dopo aver bevuto se poi la gente passa ugualmente col rosso. Copri solo una
parte del problema, che è di portata nazionale, e riguarda l'aiuto alle forze dell'ordine, l'applicazione delle poche leggi
dignitose che ci sono, la repressione dove serve. Per esempio, tutti noi sappiamo che a Firenze mancano i vigili per fare
tante cose. Però secondo me dovrebbe essere fatta una scelta: e visti i casi di incidenti stradali a Firenze, non ci può
essere una sola pattuglia notturna a fare i controlli».
Così come anche le visite nelle scuole per fare educazione stradale: «A Firenze abbiamo la fortuna di avere dei volontari che
vogliono e possono andare nelle scuole, perché il Comune non li sfrutta?». Volontari che seguono anche le famiglie dopo la
tragedia, anche con assistenza psicologica, «un problema importante e tragico allo stesso tempo: quando accade un incidente
mortale la famiglia è sola. Anche gli aspetti legale sono logoranti e umilianti».
Andare oltre lo spot, insomma, «quando l'incidente ha un forte impatto mediatico per qualche giorno i giornali ne parlano e
le istituzioni si "fanno vedere", ma poi?». Certo, ci sono progetti come «Vigilandia» del Comune nelle scuole, «stiamo per
far partire un progetto interessante nelle elementari grazie all'assessore Di Giorgi». Ma Valentina va avanti: «Vorrei solo
far capire che mio fratello non è stato "sfortunato". Qui non c'è in gioco la fortuna o no, qui si parla di azioni che
cambiano la tua vita o quella degli altri. Non stiamo giocando. Tanti ragazzi sono morti, e tanti ne continueranno a morire.
Basta questo per obbligarci tutti ad aumentare l'attenzione?».