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Firenze dichiara guerra all'alcol: divieto di vendita dalle 22 alle 6

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Firenze dichiara guerra all'alcol, divieto di vendita dalle 22 alle 6. L'ira dei commercianti: “Così ci fanno chiudere”


Un'autentica guerra all'alcol. È quella dichiarata dalla prefettura di Firenze in accordo col Comune con una nuova ordinanza anti-alcol che prevede il divieto di vendita dalle 22 alle 6 del mattino negli esercizi presenti nelle vie del centro cittadino.  Nel parco delle Cascine invece – cioè tutta l’area compresa tra il canale Macinante, il torrente Mugnone, il fiume Arno e Piazza Vittorio Veneto - sarà vietato detenere, salvo il possesso finalizzato alla vendita autorizzata, confezioni di bevande alcoliche che, per la loro quantità, non siano destinabili esclusivamente all’uso personale.
Un giro di vite voluto dal nuovo prefetto Luigi Varratta d'accordo con la giunta comunale per cercare di mitigare i fenomeni di vandalismo e disturbo della quiete pubblica che indagini attribuiscono all'uso eccessivo di sostanze alcoliche registrato negli ultimi tempi in città caratterizzando nel più brutto dei modi la movida fiorentina.
L’ordinanza del prefetto mira a frenare anche l’impiego delle bottiglie di vetro che, oltre a costituire potenziali fonte di rischio per l’incolumità pubblica e di danneggiamento al patrimonio artistico, vengono spesso abbandonate nelle vie e nelle piazze incidendo sul decoro cittadino.
Il divieto di vendita e di asporto, che sarà in vigore dal 26 aprile fino al 26 settembre, riguarda – si legge nell'ordinanza - “gli esercizi commerciali e i pubblici esercizi, cioè tutte le attività che a qualsiasi titolo possono vendere bevande alcoliche e superalcoliche in sede fissa e ambulante, anche attraverso distributori automatici”. Quindi, per farla breve, esercizi di somministrazione di alimenti e bevande come negozi e supermercati, bar, pub, circoli privati, strutture ricettive e discoteche.
Non sarà possibile vendere alcolici “di nessuna gradazione e in nessun contenitore”.
Se le ordinanze 'classiche' colpivano superalcolici e contenitori in vetro, questa quindi colpisce anche la vendita di birre in plastica.
Se i cittadini sono possibilisti, “E' una cosa dovuta: non se ne può più” , “La situazione sta degenerando” come osserva Lorenzo Bandinelli e Sonia Grasso abitante di viale Gianni Amendola e viale Spartaco Lavagnini, i commercianti sono già preoccupati. “Aspettiamo di saperne di più ma se non possiamo vendere nessuna sostanza alcolica è un assurdo – tuona Vittorio Berti, barista di un esercizio nelle vicinanze del Duomo – Capisco che negli ultimi tempi c'è stato qualche episodio di vandalismo ma varare l'epoca del proibizionismo mi sembra un errore madornale”.
“Così ci faranno chiudere – gli fa eco Mario Dei, proprietario di un pub sul Lungarno – se non possiamo nemmeno vendere una birra cosa vendiamo alla gente che entra da noi, acqua gassata? Fare un'uscita del genere in primavera ed estate, quindi nei momenti in cui arrivano molti turisti, è come far suicidare le imprese ed il turismo. Cosa c'è di più bello del bersi una birra o un cocktail andando a spasso per Firenze guardando i monumenti o appoggiandosi alle 'spallette' del Lungarno in piena estate? Poco o niente. È come mangiare una bistecca senza il bicchiere di vino o far l'amore vestiti: un assurdo”.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)