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Firenze: divieto trasparente, consumo d'alcol anche dopo le 22

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Divieto trasparente: consumo d'alcol anche dopo le 22
L'orologio sul display della cassa segna già le 21,45, manca un quarto d'ora allo scattare del limite oltre il quale, dal 24 giugno, è

vietata la vendita di alcolici in vetro nelle strade del centro storico.
Un gruppo di ragazzi esce da un minimarket di via Palazzuolo: in mano tre bottiglie di birra a testa. La scorta per la serata.
Nessuna infrazione ma solo un modo per aggirare l'ordinanza. Ma anche dopo le 22 le cose non sono molto diverse. Entriamo venti minuti dopo l'ora X in un minimarket in via de' Macci: nessun cartello a ricordare l'introduzione del divieto, almeno in bella vista.
Ci avviciniamo al banco e chiediamo una birra in bottiglia. Il titolare non fa una piega: "Un euro e mezzo, grazie", dice con accento

straniero. Dopo di noi un viavai ininterrotto di persone. Stesse richieste, stesse risposte. Sono le 23,40 e poco lontano in un mini market

di via Verdi prendiamo tranquillamente da bere. Sarà perché ieri in concomitanza c'era anche la notte bianca e quindi il timore dei controlli

era sentito più lontano, ma qui sembra tutto normale: come se l'ordinanza non esistesse nemmeno. E sono soprattutto loro, giovani e

giovanissimi, a fare la spola tra le piazze cittadine e i negozietti gestiti perlopiù da indiani e pachistani.
D'altra parte qui l'alcol costa meno: da 1,50 a 1,90 Peroni e Nastro Azzurro, quasi il doppio la Beck's. Vino anche a 3 euro e mezzo.
In molti punti vendita di via Palazzuolo poi, bastano alcune accortezze e l'ordinanza va a farsi benedire.
Il trucco è semplice: "Prima di aprire il frigo - ci racconta una ragazza - e vendere alcol mandano un loro compagno a controllare che non ci

sia più polizia".
Lo fanno quasi tutti. In via dei Neri, invece, la tecnica utilizzata è un'altra: entri, chiedi da bere, loro te lo vendono ma ti stappano la

bottiglia e ti versano il contenuto in un bicchiere di plastica. Ma l'infrazione c'è lo stesso: perché secondo il divieto "potranno

continuare a vendere bevande alcoliche, in bicchieri di plastica, i locali che fanno semplice somministrazione. Ma le bevande dovranno essere

consumate in prossimità dei locali". Poiché in giro non c'è nessun controllo e si sa, quando il gatto non c'è i topi ballano, i ragazzi si

incamminano tranquillamente per le strade con i loro bicchieri in mano.
Chi è intenzionato a bere, il modo di arrangiarsi lo trova comunque: c'è chi fa scorta e chi dà la caccia al 'pusher' dell'alcol. Di solito i

primi alcol tour cominciano nei supermercati o nei bar, all'ora dell'aperitivo, poi proseguono con le birre nei mini market e, quando dopo le

22 non si possono più vendere bevande alcoliche, si aspetta l'ambulante che arriva con le birre. Direttamente a domicilio.
Non manca poi, chi l'alcol se lo porta dietro. Nelle bottigliette mignon, che calzano alla perfezione nelle tasche dei pantaloni o della

giacca: l'ultima moda dell'alcol da scolare dopo l'ora x.
Ci sono due versioni, quelle "original", più costose, che prima si trovavano solo negli alberghi o nei negozi per collezionisti, e quelle

"cheap", in plastica, da poter riutilizzare. Per le ragazze, invece, non c'è bisogno di troppe cerimonie: bottigliette da mezzo litro (quelle

per l'acqua) di alcol nella borsetta. Al momento giusto la tirano fuori. E «Cheers!».

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)