Foggia: progetto di prevenzione dell'alcolismo tra le popolazioni migranti
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Alcoolismo, dalle visite Asl al Comunismo. Silwia: "costretti anche a bere"
LA solitudine correlata alle difficoltà di integrazione come possibile causa dell'alcolismo. Varcare il confine non è mai una scelta ,
incondizionata, libera, ma rappresenta una battaglia spesso ad armi impari nella terra promessa sotto l'ombra dei diritti proclamati.
Il progetto tra la Asl di Foggia e l'INMP (Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto
delle malattie della Povertà) ha mosso i primi passi in Puglia verso i migranti in posizione di Straniero Temporaneamente Presente (STP) ed
Europeo Non in Regola (ENI). Il tema dell'alcolismo tra le diverse culture, tra normalità e patologia è stato affrontato attraverso gli
interventi dei vari soggetti coinvolti nel progetto, tra cui il Ser. T di Manfredonia.
"L' ASL DI FOGGIA HA APERTO LE PORTE AGLI IRREGOLARI"- Il dottor Ennio Guadagno ha dichiarato: "E' stata una conquista aprire circa 20 ambulatori dedicati nella Provincia di Foggia agli stranieri considerati irregolari. Questa rete ha permesso 12mila visite di medicina di base a persone senza tutela. In Puglia esiste un ambulatorio di etno-psichiatria per coloro che avevano subito traumi, per gli stessi richiedenti asilo del CARA di Borgo Mezzanone.
La costituzione di una rete ambulatoriale che si prenda cura delle condizioni di salute dei migranti residenti nelle campagne foggiane, ha
facilitato l'istituzione del polibus che attraverserà le località di Cicerone, TreTitoli e Borgo Tressanti oltre che Rignano Scalo, dove si
registra il più alto numero di forza lavoro. Il Polibus, con l'assistenza di Emergency sarà presto attiva e assicurerà prestazioni mediche di
base".
"IL SUK COME MODELLO" - Le problematiche afferenti il fenomeno migratorio, tra cui quelle legate all'alcoldipendenza, fanno emergere tutte le difficoltà e l'assenza di soluzioni adeguate della nostra società. L' alcoldipendenza non riguarda esclusivamente gli immigrati irregolari, ma anche quelli regolari.
La regolarizzazione non comporta automaticamente l'uscita dalla marginalità sociale e quindi da un percorso di dipendenza. Il passaggio da una cultura natia ad una cultura "altra", processi come l'apprendimento di una lingua, di codici comportamentali, di norme differenti, possono isolare ed emarginare.
L'emarginazione è il primo passo verso il baratro dell'alcolismo, dove la maggior parte dei migranti coltivano i propri sogni, le speranze
spezzate di una vita negata. Il dottore Matteo Giordano espone il quadro clinico dell'emigrato alcoldipendente:"Dobbiamo tenere presente un modello multiculturale come il suk dove esiste un ascolto senza pregiudizi. La provenienza da un Paese caratterizzato da una cultura astinente in cui non esistono norme e modelli codificati di consumo alcolico e non consente di godere di un dispositivo culturale per la gestione del consumo di alcol può facilitarne l'uso senza limiti. Quindi la mancanza di barriere protettive legate alla consuetudine di uso di bevande alcoliche trova nell'immigrato senza fissa dimora il terreno fertile per la dipendenza".
SILWIA IWAN " IL REGIME COMUNISTA PROMUOVEVA IL CONSUMO DI ALCOL NELLE FABBRICHE"- Silwia è una mediatrice interculturale polacca. Descrive con naturalezza la storia del suo Paese, legato tradizionalmente all'uso di sostanze alcoliche tra i giovani e gli stessi migranti che vivono qui a Manfredonia: "Durante il regime comunista si promuoveva l'uso dell'alcol all'interno delle fabbriche per impedire l'opposizione o la possibilità di organizzare riunioni contro il partito stesso. Subito dopo la caduta del regime comunista, si era radicata l'abitudine di bere tra i lavoratori. Poi le stesse forme di precarietà e di povertà hanno permesso il diffondersi dell'abuso di alcol, sostanza che costava poco. Oggi in Polonia l'emergenza è per i giovani di 12 anni visto l‘aumento di negozi che vendono alcolici. Mentre a Manfredonia la presenza di concittadini alcolizzati è stato causato da un fenomeno di sradicamento, di esclusione sociale".
SAMIRA CHAHBANE "A ZAPPONETA E' AUMENTATO IL NUMERO DEI MUSULMANI CHE SI ALCOLIZZANO" - Samira è mediatrice culturale, figura che in Italia è stata costituita negli anni 90 per agevolare l'integrazione degli stranieri all'interno delle varie strutture socio-assistenziali come i gli ospedali, i consultori, le scuole. "Il mediatore culturale è colui che esprime e interpreta i bisogni dell'immigrato tra il territorio e i servizi. La donna musulmana si vergogna di essere visitata o toccata da un medico. Per non parlare degli immigrati che soffrono di dipendenze, non si avvicinano al Ser.T per motivi legati alla loro cultura. Per gli uomini musulmani è un fallimento ammettere di avere dei problemi con l'alcol. Purtroppo nel Comune di Zapponeta gli immigrati che fanno uso abituale di sostanze alcoliche sono aumentati". Se si calcola che il consumo di birra in Iran è aumentato di circa il 40% nella popolazione maschile, il rischio è alto per gli immigrati che non ricevono un adeguato supporto per l'accesso dei servizi essenziali. L'alcol resta l'unico rifugio sicuro per chi ha attraversato i confini dell'indifferenza.