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Forensic Science International: dal giappone uno studio sulla stabilità dei catinoni sintetici

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Dal giappone uno studio sulla stabilità dei catinoni sintetici

La diffusione del consumo dei catinoni sintetici analoghi del catinone, stimolante di origine naturale, comporta la necessità di disporre di metodi analitici adatti alla loro identificazione anche in campioni biologici dei consumatori. Per  queste molecole si hanno scarse informazioni a disposizione circa il loro metabolismo, pertanto l’individuazione in campioni biologici (es. urine), generalmente è mirata alla ricerca della molecola “tal quale”, non essendo noti i metaboliti prodotti. Per fare questo, di solito si procede attraverso  una estrazione liquido-liquido in ambiente basico. Tuttavia è stata osservata una certa instabilità del metcatinone in ambiente basico e Kenji Tsujikawa del National Research Institute of Police Science di Chiba in Giappone e collaboratori hanno voluto indagare se tale instabilità si osservava anche per analoghi strutturarli di questa molecola. Attraverso l’uso della gas cromatografia accoppiata alla spettrometria di massa, gli autori dello studio hanno identificato quattro prodotti di degradazione principali per il catinone sintetico mefedrone (4-metilmetcatinone o 4-MMC), dopo averlo sciolto in una soluzione fortemente alcalina (tampone ammonio acetato a pH 12). I prodotti di degradazione identificati erano essenzialmente di ossidazione e acetilazione. Dallo studio è inoltre emerso che la presenza di agenti ossidanti in soluzione, aumentano la decomposizione del mefedrone, osservazione che è stata confermata da una riduzione del processo di degradazione quando in soluzione era stato aggiunto un antiossidante, quale ad esempio l’acido ascorbico. Lo studio è stato successivamente esteso a sette analoghi strutturali del mefedrone evidenziando una stabilità delle molecole in soluzione acida (pH 4) mentre si iniziava ad osservare degradazione all’aumentare della basicità delle soluzioni utilizzate. Inoltre è stato osservato che la velocità di decomposizione era diversa a seconda dei sostituenti presenti sull’anello aromatico e sull’atomo di azoto. Tali informazioni concludono gli autori, saranno utili non solo a fini forensi ma anche per eventuali studi di farmacocinetica.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)