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Forensic Science International: un metodo italiano inchioda il khat

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Un metodo italiano inchioda il khat

Negli ultimi anni, secondo quanto riportato in uno studio pubblicato sulla rivista Forensic Science International, numerosi reperti di

materiale vegetale provenienti da sequestri effettuati negli aeroporti dell'area milanese, sono stati sottoposti a controlli in quanto

ipotizzati appartenenti alla specie Catha Edulis più genericamente chiamata Khat. Il khat è una pianta nativa dell'Africa dell'est e della

penisola araba dove la masticazione delle foglie è un'abitudine comune, mentre il materiale essiccato viene fumato o assunto sotto forma di

infusi. Gli effetti psicoattivi del khat sono di stimolazione analoga a quanto prodotto dalle amfetamine e i principi attivi in essa

presenti, il catinone e la catina, sono sostanze stupefacenti, quindi poste sotto il controllo legislativo. Un altro componente, la

fenilpropanolammina (PPA) è invece privo di attività sul sistema nervoso centrale, ne emerge dunque la necessità di disporre di metodi

analitici in grado di discriminare tra le diverse componenti della pianta. Nel presente studio vengono riportate le procedure analitiche

seguite per i prodotti provenienti da tali sequestri. I campioni sono stati analizzati dai laboratori del Dipartimento di Scienze

Farmaceutiche ‘‘Pietro Pratesi'' dell'Università di Milano e dal Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco di Torino campioni che,

dopo un esame botanico preliminare, sono stati sottoposti ad analisi gascromatografica GC/MS per la determinazione qualitativa e GC/FID per la quantitativa. Tuttavia, vista la numerosità dei reperti, il gruppo di ricerca ha sviluppato un metodo rapido, efficace e affidabile che

prevedeva l'analisi del catinone direttamente dopo macerazione dei campioni e successivamente una derivatizzazione del campione con MSTFA.

Quest'ultimo passaggio reso necessario per identificare simultaneamente la catina e il PPA che generalmente coeluiscono e la cui

discriminazione è essenziale in quanto la PPA a differenza degli altri componenti, non è illegale e dunque non perseguibile. I ricercatori

hanno così messo a punto un protocollo di derivatizzazione in grado di separare le due componenti senza inficiare troppo sui tempi di analisi

e raccomandano inoltre di procedere con le analisi di questi prodotti vegetali il più rapidamente possibile e alla conservazione a basse

temperature dei reperti in quanto il principio attivo catinone va incontro a decomposizione molto facilmente.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)