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Forlì, intervista al direttore del Ser.T: "Alcol e coca, gli sballati sempre più giovanissimi"

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"Alcol e coca, gli sballati sempre più giovanissimi"
Intervista a Edoardo Polidori
Il dirigente del Sert: "I problemi maggiori arrivano dalla bottiglia"
Forlì - «TROVARLA? E' facilissimo. E come accade ovunque anche da noi ci si accosta agli stupefacenti a un'età sempre inferiore. Ma guai a

guardare al fenomeno ‘giovani e droga' con gli occhi del passato». Edoardo Polidori, medico psichiatra, dirigente del servizio

tossicodipendenze (Sert) dell'Ausl di Forlì dal 2007, si conferma un attento studioso, che abbina l'esperienza diretta alla documentazione. I

suoi approcci non sono convenzionali: di recente ha presentato una mostra di poster e manifesti sul tema della droga che sarà riproposta alla Fabbrica delle Candele, assieme ai suoi collaboratori parla nelle scuole, interviene nelle discoteche, promuove incontri culturali.
Primo punto: Forlì non è un'isola felice, ma non è neppure Milano o Napoli. «E' in aumento il numero di giovani e giovanissimi che si

presenta spontaneamente al Sert o che viene affidato dai magistrati ai servizi di cura - dice Polidori - . Insomma, non siamo diversi dagli

altri, ma il contesto provinciale facilita il monitoraggio di ciò che accade».
Cambia anche la percezione negli stessi ragazzi. C'è chi non si ritiene un dipendente neppure se deve fumare almeno 4 o 5 spinelli tutti i

giorni: «Ma questa è dipendenza».
COME si entra in contatto con la roba? Qui prevale la logica del gruppo o del ‘branco'. «Si sperimenta assieme agli altri, ci si mette alla

prova, in un clima di bravata, per allentare i freni inibitori. Sbaglia chi pensa all'uomo nero, all'adulto che avvicina il ragazzino. Le

sostanze? Un po' di tutto. La canna, certo, ma anche gli acidi e soprattutto l'alcol».
Cerchi la siringa, la riga da sniffare e spunta fuori il bicchiere. E' la ‘ciucca' a fare spesso da apripista e cresce l'abitudine di bere

con gli altri fino a perdere il controllo. «Fra i giovani la sostanza che causa maggiori problemi è l'alcol, che ormai troviamo sempre

presente, magari abbinato ad altre droghe. In particolare il mix alcol-cocaina si rivela molto dannoso per la salute».
EMERGE la visione dello studioso dei fenomeni sociali, che non si limita a svolgere una funzione di pubblica utilità. «Non so se gli adulti

si rendono conto dei continui messaggi che invitano a bere. Siamo circondati da spot che abbinano l'alcol a modelli di successo. Dilaga la

cultura degli aperitivi e dell'happy hour. Le contraddizioni non mancano anche da parte delle istituzioni. Come si fa ad aderire all'

iniziativa ‘M'illumino di meno' e poi organizzare la ‘Notte Bianca'?». Insomma, seminiamo mode e consumi sfrenati e poi ci lamentiamo delle

conseguenze.
Le insidie sono dietro l'angolo. «Bisognerebbe vietare le slot machine nei bar vicino alle scuole».
L'immagine stesso del ‘tossico' è da ridefinire. Il ragazzetto che si fa ai giardini o il barbone col bottiglione in mano, sdraiato sotto i

portici, possono sviare lo sguardo lontano dal mirino. «Sono fenomeni marginali anche a Forlì, ma la gente continua a sovrapporre l'idea

della tossicodipendenza con la figura del tipo che sta sulla panchina tutto il giorno - conclude il direttore del Sert - . Bisogna invece

fare i conti con un consumo di sostanze, legali o illegali, molto diffuso e trasversale. E diventa un problema di salute pubblica».
Fabio Gavelli


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)