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Free drink, educare prima di vietare

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Free drink, educare prima di vietare
 
Maria Pia: "I minorenni non potrebbero entrare, ma di fatto il 90% dei partecipanti è sotto i 18". Per chi non ha la patente è difficile spostarsi da Imola e queste serate sono l'unico modo per trovare musica e amici. Anziché porre divieti assoluti, servirebbero serate alternative create ad hoc

 
Dici free drink e subito il pensiero va ad alcol in gran quantità, musica a tutto volume, centinaia di ragazzi che ballano e si scatenano.
Questa tipologia di festa - rendiamolo noto anche ai "non addetti ai lavori" - prevede una cifra d’ingresso molto bassa, che si aggira intorno ai 10 euro, e poi libero accesso a tutto l’alcol che si desidera. Temuto dai genitori, di gran moda tra i giovanissimi, questo fenomeno da qualche anno si è esteso in tutto il territorio e non si contano più le feste che, appunto, utilizzano la formula del free drink. Le voci e i giudizi, su queste iniziative, si sprecano, ma spesso sono visioni esterne. Cosa ne pensano invece loro, i protagonisti, quei giovani che frequentano o hanno frequentato le feste free drink? Lo abbiamo chiesto a Maria Pia Bellosi e Simone Coceva, entrambi 18enni e al quinto anno dell’istituto Paolini, e a Francesco Pintori, 24 anni, iscritto alla facoltà di Fisica.


Come funzionano queste feste?
Simone: «Il meccanismo è semplice. Paghi 10 euro all’ingresso, entri e trovi tutto l’alcol che vuoi, spesso di qualità molto scadente. Chi organizza queste feste vuole il maggior rientro possibile, poca spesa e tanta resa. Di solito gli organizzatori sono ragazzi molto giovani, poco più che coetanei dei partecipanti. Hanno 20-22 anni e da serate come questa arrivano a guadagnare anche 400-500 euro».


Se gli organizzatori sono 20enni e sono poco più grandi dei partecipanti, quanti anni ha chi entra alle feste free drink?
Maria Pia: «Ci sono soprattutto ragazzi dai 14 ai 18 anni. Il 90% delle persone che partecipa a queste feste è minorenne».


Proprio la fascia d’età che, in teoria, non potrebbe avvicinarsi ai drink, free o non free...
Francesco: «Sì, ufficialmente ai minorenni non dovrebbe essere permesso l’ingresso. Ricordo di alcune feste in cui formalmente era necessario acquistare una tessera che vendevano esclusivamente ai maggiorenni e solo con quella si poteva accedere alla serata. Ma poi, in pratica, si imbucavano anche ragazzi più piccoli e tutti consumavano alcol senza che ci fosse alcun controllo».
Maria Pia: «Confermo. Io sono sempre entrata alle feste free drink anche quando ero minorenne e nessuno mi ha mai fatto storie per questo».


La partecipazione a queste serate è sempre altissima, giusto?
Francesco: «Sì, sono sempre feste molto affollate. A volte si parlava addirittura di mille persone a serata. Ovviamente non era legale far entrare così tanta gente, ma era quasi la norma superare abbondantemente i limiti della capienza consentita delle sale».
Simone: «A tal proposito ricordo di una festa a cui partecipai qualche anno fa. Ci dissero addirittura di nasconderci nel bosco perché eravamo 500 in più rispetto al numero consentito».
Maria Pia: «Non di rado, infatti, queste feste si concludono con l’arrivo dei carabinieri, che pongono fine alla serata perché sono stati superati i limiti di persone e spesso anche di orari e di rumore».


Ma perché la formula del free drink riscuote tanto successo? È il fatto di poter bere così tanto praticamente gratis ad attirare i ragazzi?
Maria Pia: «Anche. Ma non solo. È bella l’atmosfera che c’è, è bello ritrovarsi insieme a persone che più o meno si conoscono. Quando partecipi a una serata in discoteca ci sono un sacco di ragazzi che non hai mai visto, alle feste free drink invece ritrovi tutta Imola, e spesso è anche l’occasione per approfondire queste conoscenze. Poi, certo, l’alcol è una componente che piace. Non dico che bere e ubriacarsi debba essere il modo per stare accanto agli altri, però qualche cocktail indubbiamente aiuta a lasciarsi andare, a sentirsi più liberi e ad essere più sciolti, a fare gruppo anche con chi si conosce meno».
Simone: «Secondo me l’alcol è l’attrattiva più grande. Se non ci fosse quello, non ci andrebbe nessuno. Sono feste economiche, non c’è controllo, nessuno chiede i documenti ai minorenni e loro sono liberi di bere quanto vogliono».
Francesco: «Io forse sarò una voce fuori dal coro, ma quando frequentavo queste feste non ci andavo per bere. L’alcol non mi piace molto e partecipavo perché c’era tanta gente che conoscevo, perché c’erano i miei amici, la musica, la possibilità di ballare e l’ingresso era a buon prezzo. Era un modo per stare insieme. Quando non hai la patente e quindi la possibilità di andare oltre la tua città, queste feste sono anche l’unica alternativa se si vuole fare qualcosa che non sia una serata al cinema o stare in casa a giocare a Scarabeo».


Quindi, per i ragazzi sotto i 18 anni, non c’è molta scelta: o free drink o free drink?
Maria Pia: «Sì, soprattutto in inverno. D’estate ci sono alcune serate organizzate dal River Side, dal bar Renzo o dalle Acque Minerali che raccolgono un sacco di ragazzi e non sono free drink. Ma quando ricominciano le scuole la sera non c’è altro da fare».
Simone: «Se non hai la patente e non puoi muoverti da Imola effettivamente partecipare a queste feste è l’unico modo per trovare musica e tanti amici. I 15enni vogliono sentirsi grandi, vogliono godere degli stessi "privilegi" dei maggiorenni...».
Maria Pia: «Ma mentre un ragazzo con la patente può scegliere di spostarsi in altre città, di concedersi una serata in questa o quella discoteca, per un ragazzino che voglia una sala piena di musica e persone, l’unica scelta è questa».


Quindi se ci fossero altre proposte pensate per i giovani, magari serate senza alcol, le feste free drink conterebbero meno ragazzi tra le fila dei propri partecipanti?
Francesco: «Forse. Di sicuro sarebbe bello provarci, tentare di creare serate diverse, realizzate ad hoc per gli adolescenti. In giro ci sono un sacco di iniziative per bambini, ma una volta che hai compiuto 10 anni non c’è più nulla. Bisognerebbe riuscire a riproporre lo stesso tipo di festa, non far venire meno la musica, lo stile da discoteca, ma eliminare la parte alcolica. Credo che i minorenni, in questo, andrebbero tutelati».


Quindi più regole e soprattutto più controllo?
Francesco: «Sì, i controlli sarebbero necessari e le regole andrebbero rispettate. Se uno è maggiorenne che faccia ciò che vuole, ma per i ragazzi sotto i 18 anni la faccenda è diversa, l’ingresso ai free drink forse andrebbe davvero impedito».


Vietando, però, non si rischia l’effetto opposto?
Maria Pia: «Secondo me i ragazzi inizierebbero a fare feste private a casa propria e l’alcol riuscirebbero a trovarlo comunque...».
Francesco: «Allora concediamo un po’ d’alcol, ma che sia davvero poco e all’interno di iniziative create su misura per i ragazzi più piccoli. E soprattutto spieghiamo loro a cosa possono andare incontro. Forse vietare completamente può essere sbagliato, ma se diamo una spiegazione la cosa assume un senso. Molti ragazzi bevono e bevono, ma non conoscono i problemi che questo può provocare. Se la droga viene percepita come pericolosa, l’alcol no. Ma può creare dipendenza e danni allo stesso modo».


Allora servirebbe anche più informazione?
Maria Pia: «Credo di sì. I danni dell’alcol non si vedono subito e allora si pensa che non esistano. Più che dati o informazioni tecniche sull’argomento, penso che sarebbe interessante se le scuole proponessero incontri con persone che hanno o hanno avuto problemi legati al consumo di alcol. Farebbe più effetto trovarsi di fronte qualcuno che i danni li ha provati sulla propria pelle e li può raccontare. Sbattere contro la realtà aiuterebbe a riflettere».


(...omissis...)

 
Michela Ricci


copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.nuovodiario.com/attualita.cfm?wid=10268


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)