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Friuli: lotta all'alcol, l'Acat "arruola" i parroci

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Lotta all'alcol, l'Acat "arruola" i parroci
I numeri del fenomeno alcolismo in Friuli sono allarmanti. Secondo i dati dei rapporti più recenti, nel 2008 si sono contati ben 257 morti,

nell'ambito del territorio dell'Ass 4, per malattie correlate all'abuso di vino, birra e altre bevande ad alta gradazione. E le vittime, in

tutta la regione Friuli Venezia Giulia, sono state 882. Senza dimenticare che la prima causa di decesso per i giovani sono gli incidenti

stradali avvenuti in stato di alterazione etilica di uno o più conducenti. E pensare che la tendenza per quanto riguarda la mortalità,

rispetto agli anni passati, è in leggera diminuzione: nel 2001 si contavano infatti 1008 decessi in tutta la regione. Che il problema sia

molto rilevante, lo dicono anche i numeri di chi è in prima linea. Solo in città sono attivi 16 Club dell'Acat, 39 quelli nei comuni alle

porte del capoluogo, mentre sono in "trattamento" circa 400 persone, coinvolte altrettante famiglie di ogni condizione sociale ed economica.

Oltre alla fascia giovanile, per cui c'è molta preoccupazione, le categorie a rischio sono gli ultra sessantenni, che magari vengono colpiti

da un lutto improvviso o si ritrovano in difficoltà per le quali l'alcol diventa l'unica, illusoria, via d'uscita. di Maurizio Cescon Lotta

all'alcol, l'Acat udinese "arruola" anche i parroci. E lo fa in forma ufficiale, inviando una lettera, inserita nell'ultimo numero della

rivista dell'associazione, a tutti i sacerdoti che operano nel territorio di competenza. La stessa missiva, con richiesta di collaborazione,

è stata indirizzata anche a sindaci e medici di base, per coinvolgere quanti più soggetti possibile. «Sindaci, medici e parroci sono tre

pilastri della società dal punto di vista civile, sanitario e spirituale - dice il presidente dell'Acat Franco Boschian -, mi sembra

fondamentale la collaborazione tra noi e loro. Anche per dare un aiuto alle nostre comunità, in particolare ai giovani, che sono carenti di

riferimenti con cui confrontarsi. I preti, se sensibilizzati, sono persone importantissime per dare risposte a situazioni che sono una sorta

di emergenza sociale. E l'arcivescovo Mazzocato, in risposta, ci ha assicurato il suo appoggio e quello di tutta la comunità religiosa. Del

resto l'intesa con la chiesa è sempre ottima, basti pensare che diverse nostre sedi dei club sono proprio nelle parrocchie». Il quadro che

l'Acat fa dell'emergenza alcolismo non è certo confortante. «Tanti incidenti stradali, ma anche infortuni sul lavoro o violenze tra le mura

di casa - osserva ancora Boschian - sono spesso dovuti alla dipendenza da alcol, a un disagio sociale che aumenta e che è difficile arginare.

L'alcol in Friuli è un rischio serio per un numero importante di persone. La prevenzione che noi facciamo evita anche un aggravio di costi,

considerevoli, per la società. Basti pensare che, all'ospedale di Udine, 25 posti letto sono occupati, tutto l'anno, da persone ammalate per

colpa della dipendenza. Infine dobbiamo sempre ricordare che l'abuso di vino, birra, vodka, cocktail, è la principale causa di morte per i

ragazzi, in seguito a incidenti della strada». Anche il dottor Francesco Piani, direttore del Dipartimento dipendenze dell'Azienda per i

servizi sanitari del Medio Friuli, plaude alla collaborazione con i sacerdoti, oltrechè con i sindaci e i medici di famiglia. «La chiesa si è

sempre schierata in modo chiaro e netto su queste tematiche - spiega Piani -, l'intesa va benissimo, deve essere sviluppata e coltivata. La

cosa fondamentale è mettere insieme capacità e risorse di persone di buona volontà. L'Acat è un nostro partner privilegiato, ma dobbiamo

ricordarci che loro sono tutti volontari. Ogni iniziativa che fanno e che portano avanti è utile e ben accetta. La prevenzione si fa con ogni

mezzo adeguato alla causa, puntando a mettere in rete le risorse».


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)