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Friuli Venezia Giulia: no all'alcol, sì a stili di vita sportivi

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No all'alcol, sì a stili di vita sportivi
Alleanza regionale Aido e Fair Play del Fvg per stimolare il senso di responsabilità e autonomia decisionale nelle persone
Lotta indiscriminata all'abuso di alcol, tabacco, sostanze dopanti e droghe per uno stile di vita corretto che impedisca di dover ricorrere a

nuovi organi. E' questo quanto emerso nel corso della conviviale svoltasi ad Aquileia (Udine) e promossa dal consigliere nazionale dell'

Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule (Aido) e dirigente nazionale e regionale del Comitato Fair Play, Daniele

Damele, alla quale sono intervenuti il direttore della Clinica Cardiotoracica dell'Azienda ospedaliero universitaria di Udine, Ugolino Livi,

alcuni rappresentanti regionali e provinciali dell'Aido e del Fair Play del Friuli Venezia Giulia con, in particolare, Alessandro Grassi

(presidente regionale del Fair Play) e Renato Marcolin (Vice-presidente regionale e presidente di Trieste dell'Aido), gli assessori

provinciali udinesi, Franco Mattiussi e Mario Virgili, che hanno donato un libro a Livi, e ancora, tra gli altri, Fattori, Zanmarchi, Vittor

e Costantini (per il Fair Play) e Venchi, Manno e Moranduzzo (per l'Aido).
"Occorre stimolare il senso di responsabilità e autonomia decisionali nelle persone allo scopo di prevenire incidenti stradali, principale

causa di morte degli under 40, scegliendo un bere consapevole e dicendo no alla droga": è stato detto dai presenti che hanno unanimemente riconosciuto che "una delle nuove frontiere della donazione di organi è proprio la prevenzione e lo stile di vita, basato sull'attività sportiva, del tutto utile anche ai trapiantati, se attuata sotto controllo". Ma è anche emerso che un'importante percentuale di casi di cancro si può attribuire proprio al consumo di alcol che eccede i limiti raccomandati. E' stato, infatti, fatto riferimento a uno studio dell'European prospective investigation into cancer and nutrition (Epic) per il quale il 10% dell'incidenza di cancro tra gli uomini e il 3 tra le donne va attribuito proprio al pregresso o al corrente consumo di alcol. Per dire no all'alcol e sì a stili di vita sani e sportivi Aido e Fair Play regionali si sono ritrovati alleati e intenzionati a svolgere azioni di sensibilizzazione.
"Damele mi ha detto grazie per quello che faccio, ma io sono pagato per il mio mestiere - ha, poi, dichiarato Livi - e il grazie viene da me

ribaltato ai volontari in quanto senza di essi non ci sarebbe il programma di trapianti". Ma anche Livi ha insistito sugli stili di vita

affermando che "prevenire vuol dire volersi bene e una vita salutista senza eccessi nell'alcol e con un'attività sportiva calibrata sono il

primo passo".
Livi ha sostenuto che "il gesto del dono è un atto d'amore che in Friuli è più alto che altrove" per, poi, proporre di "mettere attorno a un

tavolo tutte le associazioni di volontariato del dono per promuovere Udine, città di cuore". Sempre il trapiantologo friulano ha affermato

che "i trapianti sono un lavoro complesso di equipe, io sono solo un direttore d'orchestra di tanti bravi professionisti che hanno permesso

al Friuli d'essere nel 2010 primo in Italia per trapianti cardiaci".
Dal canto suo il presidente regionale del Fair Play e medico dello sport Grassi ha evidenziato che "i medici generici e dello sport

dovrebbero divenire medici fair play per la cultura del dono e per favorire stili di vita corretti" mentre il vice-regionale dell'Aido

Marcolin ha detto che "gioco a tennis da cardiotrapiantato e dico sì alla donazione che in Friuli Venezia Giulia è ai vertici da sempre,

attualmente con il 40,8 per mille di donatori".
In relazione allo sport come farmaco Damele, che è anche consigliere provinciale Fidal di Udine, ha reso noti ai presenti, quindi, i

risultati di un importante programma di ricerca dedicato all'attività fisica sui pazienti trapiantati. "Il progetto - afferma Damele - si

chiama , è sorto in Emilia Romagna e rappresenta la prima iniziativa nazionale dedicata alla promozione

dell'attività fisica e sportiva del paziente trapiantato, con l'obiettivo ambizioso di considerare l'attività fisica come un farmaco da

prescrivere per migliorare le condizioni del paziente". Il progetto si pone l'obiettivo di diffondere la cultura e la pratica dell'attività

fisica in una popolazione a rischio per dismetabolismo e patologie cardiovascolari come quella dei trapiantati di organo, che, a fronte di

ottimi risultati come sopravvivenza di paziente e organo, corrono gravi rischi di cardiopatie e vasculopatie; a oggi queste malattie sono la

prima causa di morte nel trapianto di rene per questi pazienti. La causa delle alterazioni metaboliche sono le insufficienze d'organo pre-

trapianto, gli effetti collaterali di cortisonici e antirigetto e gli stili di vita non adeguati (in particolare la sedentarietà). La

sindrome metabolica che si può sviluppare dopo trapianto si correla con una peggior prognosi sia del paziente che dell'organo trapiantato. In questo contesto gli strumenti disponibili per la prevenzione della patologia cardiovascolare sono costituiti dalla individuazione e correzione dei fattori di rischio potenzialmente modificabili tra i quali l'attività fisica è tra i più importanti, anche nella popolazione con segni di patologia cardiovascolare e diabete.
Nel ricordare la partecipazione di gruppi di pazienti trapiantati a iniziative sportive di grande risalto come, ad esempio, la Maratona delle

Dolomiti, Damele ha, infine, ricordato gli indirizzi del Piano nazionale prevenzione, "nel quale è prevista la prescrizione dell'attività

fisica nel trapiantato di rene, cuore e fegato da parte dei medici dello sport in palestre certificate sotto il controllo di laureati in

scienze motorie".


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)