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Fumo e insonnia: uno studio conferma la correlazione

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Smetti di fumare e finalmente dormirai (soprattutto se sei una donna)
Le 40enni che lasciano la sigaretta hanno un miglioramento del sonno e riducono i rischi di insonnia dai 65 anni


MILANO - Di recente sul British Medical Journal e su Lancet sono stati pubblicati due studi che mettono in evidenza il "guadagno di vita" ottenuto da chi smette di fumare: il primo studio, anglo-giapponese, l'ha quantificato in 8 anni per l'uomo e in 10 per la donna; la seconda ricerca, inglese, ha confermato il guadagno di un decennio di vita per le donne che abbandonano la sigaretta, riducendo così il rischio per tutta una serie di patologie legate al fumo, a partire dal tumore polmonare. Per chi smette di fumare a 30 anni il rischio si ridurrebbe del 97%, mentre smettendo a 40 anni resterebbe comunque dai 52 in poi un rischio dell'1,2% in più rispetto a chi non ha mai fumato.


LA RICERCA - Uno studio dell'Università di New York pubblicato su Sleep Medicine indica, in particolare alle donne, un vantaggio in più dall'abbandonare le sigarette: le quarantenni che smettono di fumare hanno infatti un miglioramento del sonno e riducono il rischio di soffrire di insonnia dai 65 anni in poi: la frequenza di insonnia è risultata, infatti, direttamente proporzionale alla quantità e al tipo di sigarette fumate. Già ricercatori della West Virginia University, con uno studio uscito sempre su Sleep Medicine, avevano dimostrato che chi fuma ha un rischio di insonnia doppio rispetto ai non fumatori. E di questo effetto sembrerebbero risentire anche i fumatori passivi: se per una settimana sono esposti, in casa o in ufficio, al fumo, poi per un mese sperimentano un sonno non ristoratore.


EFFETTI BIOLOGICI - Il fumo e la nicotina hanno un effetto biologico sia a breve che a lungo termine sul sonno: quello immediato, osservabile tramite una registrazione elettroencefalografica, consiste in un aumento delle onde cerebrali di tipo alfa, quelle che caratterizzano lo stato di veglia rilassata. A ciò si associano il rilascio dei neurotrasmettitori legati al risveglio (come la dopamina) e l'inibizione di quelli legati al sonno (come serotonina o GABA, l'amminoacido gamma-amino-buttirrico). Inoltre, nei fumatori più accaniti si sviluppa addirittura una condizione di "astinenza nicotinica notturna", capace di risvegliarli anche dal sonno più profondo, costringendoli a volte a fumare una sigaretta prima di tornare a letto. Né va dimenticato l'impatto del fumo sulla funzionalità respiratoria, che può tradursi in disturbi del sonno, come l'apnea morfeica ostruttiva. Questa condizione mina la qualità del riposo a causa dei continui microrisvegli dovuti alla sensazione inconscia di soffocamento per l'insufficiente quantità di aria inspirata attraverso bronchi cronicamente "incrostati". Non a caso, il decalogo sul buon sonno diramato l'anno scorso dai CDC (Centri per il controllo delle malattie) americani indica tra l'altro proprio l'abitudine al fumo come comportamento a rischio nei confronti delle canoniche otto ore di sonno a notte raccomandate.


Cesare Peccarisi


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)