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Fumo, possibile il legame con il cancro al seno: intervista al prof. Veronesi

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Fumo, possibile il legame con il cancro al seno

Le donne hanno forse un motivo in più per dire addio alla sigaretta. Lo spiega Paolo Veronesi, in occasione della Giornata Mondiale Senza Tabacco

di Simone Valesini


Il 31 maggio si è celebrata la Giornata Mondiale Senza Tabacco, indetta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità per tenere alta l'attenzione sui danni provocati dal tabagismo. Sono infatti oltre sei milioni le morti causate ogni anno dalle sigarette, mentre altre 600 mila sarebbero riconducibili all'effetto del fumo passivo: si tratta del 63% dei decessi dovuti a malattie non infettive. Una di queste patologie, come è noto, è il cancro, per il quale il fumo rappresenta in molti casi un importante fattore di rischio. Non è ancora stato stabilito, ma è probabile che esista un nesso anche tra le sigarette e il tumore al seno, il big killer delle donne. Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Veronesi (che ha lanciato proprio in questi giorni due iniziative contro il fumo, "No Smoking, be Happy" e "Spegni l'ultima) ci racconta tutto quello che si sa ad oggi su questa possibile relazione.


Professor Veronesi, le sigarette rappresentano un fattore di rischio anche per il tumore al seno?

"La questione è ancora ampiamente dibattuta e seppure i dati sul rischio di tumore del seno correlato al consumo di sigaretta siano contrastanti, alcune evidenze scientifiche dimostrerebbero una probabilità maggiore di sviluppare un tumore durante la menopausa, sia in caso di fumo attivo che passivo. Secondo un vasto studio, pubblicato nel 2011 sul British Medical Journal e condotto su un campione di circa 80 mila donne, fumatrici o ex-fumatrici di età compresa fra i 50 e i 79 anni, monitorate per 10 anni in 40 centri specializzati americani, in questa fascia di popolazione sono stati diagnosticati più di 3 mila casi di tumore del seno. Dunque, stando a questi risultati, le donne fumatrici avrebbero un rischio di sviluppare la neoplasia superiore del 16% rispetto alla norma, mentre per le ex-fumatrici il rischio si aggirerebbe attorno al 9% in più. Lo studio accerterebbe anche che quanto maggiore è il numero di anni di abitudine al fumo, tanto più elevate sarebbero le probabilità di ammalarsi. Questo a significare che il fumo è partecipe nei processi di formazione e di progressione di tutte le neoplasie e che, nel migliore dei casi, rappresenta un fattore che concorre al peggioramento dell'evoluzione e/o della prognosi della malattia".


In che modo il fumo potrebbe aumentare il rischio di tumore al seno?

"Per rispondere con assoluta certezza all'eventuale correlazione fra il tumore del seno e il fumo di sigaretta occorrerà effettuare ulteriori ricerche, ma una prima ipotesi è già stata formulata da una ricerca della Taipei Medical University di Taiwan e pubblicata sul Journal of the National Cancer Institute. Partendo da alcuni studi riguardanti la dipendenza da nicotina e da un recettore ad essa correlato (quello dell'acetilcolina, nAchR, ndr.), i ricercatori hanno individuato, in 276 campioni di tessuto tumorale del seno, una presenza maggiore di questo recettore rispetto al tessuto sano. Inibendo poi in laboratorio questi recettori, si è visto che diminuisce la crescita del cancro e viceversa. Questo dimostrerebbe una concreta influenza della nicotina nello sviluppo del cancro al seno. In linea generale, è possibile affermare che l'organismo femminile è più sensibile agli effetti del fumo rispetto a quello maschile. I maggiori danni, come è stato dimostrato da diversi studi di valenza e cooperazione internazionale, sono a carico dell'apparato respiratorio, con un forte incremento nell'incidenza di tumori polmonari nell'ultimo decennio fra la popolazione femminile".


Esistono rischi specifici legati al fumo per le pazienti in terapia o per le donne che hanno avuto un tumore al seno?

"Diversi studi hanno accertato che il fumo non solo è il fattore responsabile dello sviluppo di diverse patologie oncologiche, ma ostacola anche gli esiti e le cure contro la neoplasia. Il tabacco sembra infatti inibire il potenziale degli agenti chemioterapici nel determinare la morte delle cellule tumorali o esacerbare alcuni importanti effetti collaterali della chemioterapia. Anche la radioterapia trova un nemico nelle sigarette: il monossido di carbonio introdotto nell'organismo con le sigarette causa infatti una diminuzione dell'ossigenazione dei tessuti e quindi dell'efficacia terapeutica delle radiazioni, specie in caso di tumori dell'apparato o delle vie respiratorie".


Esistono categorie di donne maggiormente a rischio?

"Il rischio di ammalare di tumore del seno cresce in generale con l'età, anche se la curva di incidenza aumenta esponenzialmente sino alla menopausa (intorno a 50-55 anni, ndr.), quindi rallenta per poi riprendere a crescere dopo i 60 anni. Tuttavia vi sono alcuni fattori di rischio che più di altri indicano uno predisposizione a sviluppare la malattia: la familiarità, le alterazioni genetiche, la pregressa esperienza di cancro al seno - che espone a un maggior rischio di sviluppare un tumore nell'altra mammella -, la storia mestruale e riproduttiva in cui più gravidanze, specie se giovanili, riducono le probabilità di insorgenza del tumore a causa della diminuzione del numero totale di cicli mestruali lungo tutto l'arco della vita, l'uso eccessivo di estrogeni in postmenopausa, l'etnia caucasica nella quale l'incidenza del tumore è maggiore rispetto alle popolazioni latine, asiatiche o afro-americane e infine la radioterapia al torace".


Accorgimenti da consigliare alle fumatrici, a parte ovviamente smettere di fumare? Per esempio una vita attiva?

"Fumo e attività fisica, in genere, sono nemici. I fumatori sono infatti penalizzati in partenza perché il monossido di carbonio prodotto dalla sigaretta riduce l'ossigenazione del sangue, provoca un incremento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, riducendo la capacità respiratoria complessiva. L'attività fisica, al contrario, diventa fondamentale quando si è deciso di smettere perché il movimento dà un aiuto immediato e apporta una serie di benefici. Dopo due soli giorni dall'ultima sigaretta, la nicotina e i suoi metabolici spariscono dall'organismo, ma già dopo 12 ore i polmoni funzionano meglio. Inoltre la produzione di endorfine, stimolata dall'attività fisica, può aiutare ad arginare la mancanza di fumo.


Non è necessario fare attività fisica intensa per allontanare il rischio di tumore: per quello del seno è sufficiente, per esempio, camminare velocemente mezz'ora al giorno oppure fare dalle tre alle cinque ore a settimana di esercizio fisico moderato, i cui benefici sono stati accertati nel corso degli ultimi venti anni da oltre 90 studi condotti in tutto il mondo, che hanno dimostrato una diminuzione media del 25% di rischio di tumore al seno in donne attive rispetto alle sedentarie. Accanto all'attività fisica non va però dimenticato anche un regime alimentare corretto con una dieta ad alto consumo di cibi vegetali e di fibra alimentare, anch'essi associati con una significativa riduzione della mortalità per cancro al seno, e un adeguato apporto idrico. Bere molta acqua durante i pasti può aiutare a eliminare in tre giorni metà della nicotina in circolo".


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)