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Genova: divieti anti-alcol inutili se mancano i controlli

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Divieti inutili se mancano i controlli
Marco Menduni


Notte d'alcol, ucciso a calci e pugniGenova - Di fronte alla brutalità di una tragedia come quella di un ragazzo di vent'anni ammazzato a calci e pugni in una notte d'estate c'è una realtà (purtroppo) semplice, che non necessita nemmeno di analisi troppo approfondite. È quella del fiume d'alcol che ormai alluviona ogni weekend dei giovani. Troppo facile affermare che dietro a ogni lite degenerata c'è un'antica ruggine o un'occhiata storta o una parola di troppo: il detonatore della violenza, talora letale, è sempre l'alcol ingurgitato a fiumi quando, il venerdì o il sabato, il buio ruba la scena alla luce e i controlli delle forze dell'ordine si fanno più labili.


Alcol facile, economico, "legale": nemmeno inguaia come la droga, va giù a garganella, appaga, poi stordisce, poi cancella ogni freno che trattiene il pugno, la testata, il calcio. Troppo facile riempire il bagagliaio della macchina con qualche cassa di birra pagata una manciata di euro al supermarket. Troppo facile inciuccarsi negli happy hour dei bevi tre paghi due

Non è un problema di territorio: non accade solo a Sampierdarena, quartiere genovese dove l'emergenza era giunta a tal punto da costringere la giunta a vietare la "detenzione" per la strada di ogni bevanda che segni una gradazione di più di 1,2 gradi. Succede in ogni quartiere del capoluogo, ma anche a Imperia, a Savona, alla Spezia, nei rioni popolari ma anche nelle riviere, dove c'è degrado ma anche nelle località dei vip col naso all'insù.


E nemmeno coinvolge solo gli stranieri; perché se è vero che il mito della sbronza alligna tra i giovani sudamericani, è altrettanto vero che fa proseliti anche tra i ragazzi italiani e in maniera non meno preoccupante. E quando si sovrappone alla cultura della violenza ostentata, della sopraffazione, dell'uso delle mani se non del coltello per dirimere ogni questione, il danno è fatto. L'epilogo mortale di una rissa rappresenta l'acme in nottate in cui le zuffe sono segnalate a ripetizione, quasi tutte scatenate dell'ebbrezza alcolica.


In questa situazione la semplice prevenzione non basta. È vero: non va bollata come velleitaria l'ordinanza genovese che vieta l'alcol in una zona ristretta di un quartiere dove l'abuso aveva raggiunto livelli insopportabili: da qualche parte è giusto, anzi, sacrosanto iniziare. Ma non basta. Illudersi di poter prevenire questi fenomeni, così come di poterli capire e imbrigliare con le analisi sociologiche (lecite, utili, ma poco efficaci nell'urgenza), non porta da nessuna parte.


Una dose di repressione è necessaria. Che non significa incrudelire sui giovani che si divertono, né imporre spauracchi gratuiti. Ma vuol dire controllo, controllo e ancora controllo del territorio, soprattutto là dove dilagano le movide etiliche del fine settimana. Luoghi che tutti conoscono, le forze dell'ordine per prime. Non per militarizzare le città. Ma per impedire che altri ragazzi di vent'anni perdano la vita in queste nottate imbevute di birra e superalcolici.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)