Genova : ricerca sul consumo di sostanze tra gli studenti
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Esperienza di confronto con gruppo di genitori di Casella attraverso una riflessione su pensieri di studenti genovesi.
Florinda A. B. Leo
Il fenomeno del consumo di sostanze, a seguito di un ampio studio qualitativo avvenuto durante le attività promosse dal Centro di Solidarietà di Genova e grazie all'analisi sulle percezioni raccolte in un campione di n. 256 studenti, è divenuto elemento di discussione di un gruppo di genitori di Casella. L'analisi dei dati ha evidenziato che il consumo di sigarette, sia come primo inizio che come abitudine, ha origine nel condizionamento del gruppo dei pari (85,2%), che trova conferma in quanto atteggiamento "alla moda" (70,7%) ed incoraggiamento secondario nei contesti familiari in cui anche gli adulti sono consumatori (52%). La forza del gruppo nell'implementazione di comportamenti di consumo emerge anche per le altre sostanze psicoattive (alcol 76,2%; spinelli 82,8%; altre droghe 64,1%). Mentre lo sballo, come categoria di ricerca di senso nell'utilizzo di suddette sostanze, trova riscontro nel caso dell'alcol per l'83,6%, per gli spinelli nell'82,8% e per le altre droghe nel 75,8% del campione di riferimento. Viene pertanto riconosciuta la capacità delle sostanze di influire sull'organismo a livello sensoriale e non solo, attribuendone un significato di evasione dalla realtà e superamento dei confini definiti nell'arco che va non più dal consentito al proibito, bensì dal possibile all'impossibile. Nel mezzo, soprattutto per alcol (88,7%) e spinelli (78,1%), vi è il divertimento, quello che promette di non deludere mai! Quello per cui è possibile abbassare la percezione del rischio, quello che si è in grado di controllare dentro e fuori il nostro corpo, che, guarda caso, assume sembianze emotive altrimenti difficili da sperimentare. Un divertimento che sta fuori da noi, perché ne siamo padroni nella misura in cui riusciamo a "starci dentro", a contenere quello sballo tanto ricercato. E laddove ciò non basta, giunge anche la ricerca del piacere del rischio. Chiaramente non verso quelle sostanze per cui vi è assenza o comunque abbassamento della sua percezione, come nel caso delle sigarette, dell'alcol e degli spinelli, ma nei confronti di tutte le altre droghe illegali che, per motivi non ben definiti, assumono, almeno per alcuni giovani, un significato diverso, ove il confine si gioca anche sul filo del fascino dell'azzardo.
Molti interrogativi spaziano nella mente degli addetti ai lavori e di chi, nel ruolo di adulto, si affaccia al variegato "mondo in fieri". E' così che negli incontri con gli adulti, si è cercato di essere un po' meno spettatori e un po' più responsabili di un mondo fatto di accadimenti, ove si intersecano significati ed esperienze autentiche di persone in formazione.
Per questi adulti il concetto di performance si collega ad elementi di competitività, di superamento di limiti fisici e psicologici che scavalcano operazioni di sviluppo di capacità di vita quali l'intelligenza interpersonale, autoefficacia, autorealizzazione partendo da una dimensione singolare per divenire espressione sociale e pro sociale. Salto espressivo, di sovente, garantito da sostanze - protesi di "addiction" che non fanno altro che collocare la persona, sia essa giovane che adulta, in un altro da sé, per cui la società performante (in contesti ludico - ricreativi: sport, happy hour, ecc.) ne esalta le funzioni e caratteristiche momentanee, senza, tuttavia, sostenerne/contenere l'e(in)voluzione. Il genitore, sembra quasi, osservare attonito e spaventato ciò che succede, con un margine di impatto verso le scelte ed i comportamenti dei figli che ha a che fare con emozioni che inducono più ad atteggiamenti di controllo, che di costruzione positiva e critica della realtà.
Paiono emergere spinte giovanili verso modelli educativi che volgono ad ambienti lontani da quelli domestici (protettivi), ove ciò che prima veniva vissuto come "l'altro" (alternativo) diviene il conosciuto e l'esperito, passando da pratiche di rischio a normali condotte sociali di gruppo. E chi da tali spinte si discosta, si sente "sconfitto" ed "out" con episodi sporadici di azioni che mirano all'ingroup più che all'outgroup. Gli adulti assistono ad un palcoscenico sociale ove un accuratissimo lavoro di cosmesi spinge i corpi dei loro "bambini" a gustare i Paesi dei Balocchi. Uno spazio tempo, sostenuto dall'identità del consumatore che, come dice il prof. Gatti, convinto di essere lui a scegliere, si ritrova ricco di cose inutili con un senso di sazietà legato alla volatilità degli oggetti, trasformati in soggetti di cult e sostenuti da palinsesti inneggianti "la bella vita e la bella musica ... anche stasera nessuno sarà deluso!".
Accanto a questa situazione, descritta e localizzata nel contesto cittadino, si narrano episodi di consumo, sostenuto anche da soggetti adulti, facenti parte della collettività di riferimento, da cui si evidenzia la necessità di definire i margini di coerenza educativa percorribili nel complesso contesto dei consumi. Fanno da eco le contraddizioni tra il pensare ed il fare dell'adulto, tra i desideri che si proiettano sui figli e la consapevolezza dell'imprescindibilità del loro processo di crescita. Il rischio, come definisce G. Cappello, è di una crisi vissuta principalmente da madri, padri, insegnanti che entrano improvvisamente in contatto con un figlio o un allievo diventato spesso ingovernabile. Un bambino il cui raggio di azione è uscito abbondantemente dalla sfera di fragile controllo, ove si fa spazio una domanda di intransigenza proiettata frequentemente sui figli degli altri; mentre nei casi più "fortunati" gli educatori si attrezzano, attraverso anche il mutuo sostegno, di un'identità che li sostenga nel complesso compito educativo.
A questo livello, il dialogo, la relazione ed una ridefinizione del controllo come attenzione nei confronti di ..., paiono essere strumenti educativi da confermare ed ampliare a più livelli affinché non siano solo i "soliti volti noti" a pensare, bensì una massa critica adulta più consistente. L'immaginazione va verso percorsi di confronto ove lo "sfigato" può assumere un altro significato, ove la "lucidità" può riappropriarsi del suo valore etimologico e semantico, ove l'adulto non si sente più solo, bensì parte di una rete sostenitiva del processo di crescita del giovane attraverso un forte patto educativo.