Gerontologia preventiva: fattori di rischio
Gerontologia preventiva: fattori di rischio
Matusalemme, tanto per ricordare il record biblico, spirò a 969 anni. Ma non per questo Noè venne a mancare ragazzino,
resistendo fino ai 950 nonostante un gran via vai su e giù dall'Arca.
Dalla Genesi all'anagrafe, l'esistenza più lunga finora accertata spetta in sorte al comune di Arles, in Provenza: Jeanne
Louise Calment lì nacque nel 1875 e lì morì nel 1997, dopo 122 anni e 164 giorni trascorsi per la maggior parte a bere vino,
fumare tabacco, pedalare e tirare di scherma.
Se la durata media della vita è stata di poco superiore ai vent'anni sino all'Ottocento, di quarant'anni all'inizio del
Novecento ed è arrivata oggi a ottant'anni, perché non può davvero arrivare in un futuro prossimo a centovent'anni vissuti in
buona salute?
Gli strumenti ci sono tutti: con la medicina preventiva, con il controllo a distanza, con l'esame del Dna, con
l'utilizzazione delle cellule staminali, con un conseguente razionale stile di vita ogni soggetto sarà nella condizione di
conservarsi sano ed efficiente più a lungo
La salute non è l'assenza di malattia, ma la presenza di un benessere fisico, mentale ed emozionale.
E che non spaventino i progressi di una scienza che ci fa sperare in una nuova era: la vita è un dono che ciascuno di noi
deve saper spendere virtuosamente e intensamente proprio perché sovente ci lamentiamo che il tempo a nostra disposizione sia
insufficiente e non si possa dilatare.
La parola «vecchio» è una scure che ancora fino a qualche anno fa poteva calare su un uomo di 60 anni, ma oggi non sono poche
le persone che a quest'età intraprendono nuove avventure. E a pensarci bene, è pure possibile rintracciare alcune eccezioni
nell'archivio della Storia: Goethe si innamorò come un ragazzo all'età di 72 anni, Tolstoj intorno a quell'età approfondì lo
studio dell'ebraico, Prezzolini continuò la sua produzione giornalistica anche dopo i cent'anni.
La scienza ha dimostrato quello che l'esperienza e la tradizione ci avevano fatto intuire: l'età anagrafica ha solo un valore
burocratico, l'età più veritiera e specchio del processo di invecchiamento è rappresentata dall'età biologica che è la
conseguenza di come invecchiano primariamente i tre sistemi cardine del nostro organismo: il sistema nervoso, il sistema
endocrino e quello immunitario, che sono intimamente correlati tra loro.
L'invecchiamento infatti è influenzato dalla eredità genetica e da danneggiamenti che noi provochiamo al nostro DNA, indotti
da fattori ambientali quali, ad esempio stress, inquinamento, alimentazione poco equilibrata, stile di vita irregolare.
Altri fattori che influenzano il processo di invecchiamento sono le patologie ad esso correlate come le malattie
cardiovascolari, il cancro, il diabete, l'artrosi, l'osteoporosi, l'obesità ed il morbo di Alzheimer.
Oggi sappiamo che l'invecchiamento può essere accelerato o rallentato dall'interazione tra le suddette cause e si è calcolato
che noi siamo responsabili per ben il 70% del nostro invecchiamento.
Da qui è nata la gerontologia preventiva, con la sua branca, la medicina anti-aging, che con lo studio e la messa in pratica
del comportamento, occupazione e gestione sanitaria per una massima longevità e per migliorare la qualità di vita per gli
individui, si propone di portare indietro le lancette dell'orologio della vita.
Con strategie di intervento
- prevenzione primaria: a lungo termine e a basso costo per un giovane adulto
- prevenzione secondaria: a breve termine e ad alto costo per un adulto anziano
Soprattutto per i soggetti sani e a maggior ragione in tempi in cui la sostenibilità delle spese sanitarie è ormai divenuto
un tema d'obbligo, la medicina preventiva rappresenta un completamento ideale alla medicina classica curativa.
La nuova frontiera dell'anti-aging consente di controllare lo stress, combattere i radicali liberi, mantenere efficienti il
cervello e le difese immunitarie, diminuire di peso, preservare l'elasticità della pelle, rinvigorire la libido, rigenerare
le cellule, attaccando l'invecchiamento a livello molecolare, posticipando il processo di invecchiamento prevenendo l'
insorgenza delle patologie che lo caratterizzano.
Si tratta di una rivoluzione silente che sta trasformando culturalmente la medicina da esclusivamente "terapeutica" in
"predittiva" utilizzando i test genetici predittivi.
Questi test sono particolari esami di laboratorio in cui si analizza il proprio materiale genetico, il proprio DNA, per
individuarne la predisposizione ad alcune specifiche malattie, ad esempio alcune particolari forme tumorali
(seno,prostata,colon retto), rischio cardio-vascolare, metabolismo dei farmaci, rischio trombosi, obesità e sindrome
metabolica, osteoporosi, ipertensione, patologie oculari, etc.
I test genetici possono valutare la predisposizione verso una specifica attività fisica, intolleranze alimentari, stress, ma
anche la risposta ai trattamenti estetici per definire come meglio ridurre rughe, invecchiamento cutaneo, perdita di tono ed
elasticità della pelle.
In quanto predittivi non consentono di stabilire con certezza se, quando e a quale livello di gravità la persona interessata
si ammalerà. Sono però in grado di individuare le persone per le quali il rischio di ammalarsi è significativamente più
elevato rispetto alla popolazione generale. Non disegnano un destino ma molto spesso garantiscono una possibilità di
autodifesa
Non si invecchia bene solo per caso e anche se alcuni fattori genetici possono essere di aiuto, il buon invecchiamento
dipende soprattutto dalle abitudini e dagli stili di vita che adottiamo sin dalla gioventù.
Se un test predittivo evidenzia la predisposizione di un individuo a contrarre una determinata malattia, ciò non significa
che necessariamente si ammalerà, perché lo sviluppo di una patologia è dovuto soltanto per il 30% ad una predisposizione
genetica, il rimanente 70% dipende dalle influenze ambientali e dallo stile di vita adottato, aspetti questi su cui è
possibile intervenire.
La possibilità di conoscere di cosa ci ammaleremo e quindi di prevenire le malattie e di curarle anche con sistemi
completamente nuovi, come trasferire geni sani in organi o tessuti malati o sostituire certe funzioni con le cellule
staminali cambieranno la medicina. Non sappiamo quando succederà (forse fra cinque anni, forse fra dieci) ma succederà. E non
è difficile prevedere che lo studio del genoma nei prossimi anni saprà svelare molti dei misteri del cervello dell'uomo.
Cambia quindi radicalmente il concetto di prevenzione: non più soltanto consigli generici che possono andar bene per tutti,
ma che a qualcuno potrebbero anche far male, bensì una prevenzione individualizzata basata su indicazioni concrete e
verificabili. Una prevenzione rivolta ad individui sani affinché possano conservare integro quel patrimonio inestimabile che
è la salute.
Non si tratta più soltanto di scoprire per tempo i sintomi della malattia, ma di ritardare o addirittura evitare che la
malattia si verifichi.
Si dice sempre che prevenire è meglio che curare, ma sicuramente la conoscenza di ambiti così specifici quali la
predisposizione a malattie, a volte anche gravi, può essere allarmante. Decidere di non sapere perché conoscere una
determinata situazione genetica potrebbe causare depressione, paura e incertezza?
Le reazioni variano da persona a persona, tuttavia crediamo che, grazie ai progressi della medicina predittiva, oggi abbiamo
una importantissima opportunità che ci permette di preservare e addirittura migliorare il nostro stato di salute e quello dei
nostri familiari.
La medicina predittiva rappresenta uno dei mezzi più importanti per conoscere i fattori di rischio e prevenire gli effetti
indesiderati delle malattie cronico degenerative. A fronte del rischio di venire a conoscenza della predisposizione a una
grave patologia, sta il beneficio di poterne contrastare l'insorgenza, o quanto meno di ritardarla o controllarla.
Cioè siamo soprattutto noi a condizionare la nostra salute.
In un prossimo futuro, l'unica medicina sarà quella predittiva. Sono comparse e si diffondono sempre di più le " malattie
comportamentali" generate da comportamenti aggressivi contro il proprio corpo: cattiva alimentazione, fumo, alcool, stress,
grave perdita di muscolo per scarsa attività motoria, droga, inquinamento ambientale.
Quindi sta a ciascuno di noi guidare, gestire la propria salute in modo consapevole, senza delegare ad altri ciò che possiamo
fare noi con la nostra volontà e conoscenza dei rischi per le malattie. Pur accettando "scientificamente" la fine della vita,
non vedo perché dovremmo opporci "eticamente" ad un suo prolungamento in condizioni di lucidità di pensiero e autonomia
fisica.
Se una persona sarà in grado di godere della propria esistenza e contribuire alla cultura e alla ricchezza della comunità in
cui vive, non c'è ragione di temere un mondo più longevo.
E se il pensiero scientifico ci aiuta a non avere paura della morte, tanto più ci può aiutare a non avere paura della vita:
la più lunga e la più sana possibile.
Oggi, non posso nascondere l'emozione per avere organizzato un convegno a Palermo, aperto al pubblico, nella mia città, che
per un giorno diventa palcoscenico della più innovativa scienza medica: la medicina predittiva-preventiva, quella scienza
medica che oggi sa mettere a disposizione del cittadino le più avanzate biotecnologie e informazioni affinché sia davvero
possibile scegliere di essere sani.
Convegno che vede la presenza di insigni scienziati nel campo della medicina della salute e del Premio Nobel 2008 per la
Medicina Luc Montagnier, per la scoperta nel 1983 del virus responsabile dell'AIDS.
Va ricordato anche che Luc Montagnier è grande fautore della medicina preventiva dimostrando come tante malattie associate
all'invecchiamento, che però possono colpire anche i giovani, hanno cause precise e che la conoscenza di queste cause
consentirà di prevenirle.
Quindi vincere le battaglie della vita con la prevenzione riducendo i fattori di rischio che ci minacciano. "La scienza ci
guarirà" recita un recente libro di Luc Montagnier. In questo bellissimo libro, l'autore sottolinea come la paura e l'
ignoranza possono fermare il progresso.
Oggi che la medicina ha ampliato enormemente le proprie potenzialità di indagine ed intervento per alcune malattie, è più che
mai necessario che la gente sappia, e la partecipazione individuale è un presupposto imprescindibile perché si possa
beneficiare dei risultati della ricerca.
Lo sviluppo futuro della cura delle malattie dipenderà dunque anche dall'impegno della società su due fronti:
- la responsabilizzazione dei singoli e della comunità circa i comportamenti individuali corretti ai fini della prevenzione
delle malattie.
- un atteggiamento collettivo più favorevole nei confronti del progresso scientifico.
La scienza cammina più in fretta della società civile.
Investire nella prevenzione e nel controllo delle malattie croniche può migliorare la qualità della vita e il benessere sia a
livello individuale che sociale. Ma senza un aiuto professionale non è possibile mettere in pratica la prevenzione. Il medico
deve diventare il "personal trainer" della salute, un medico che dà istruzioni per vivere una vita più longeva, piena e più
felice senza attendere il manifestarsi di una patologia. Consulente dei suoi pazienti aiutandoli a gestire il loro capitale
salute come si gestisce un patrimonio.
Questo porta ad un programma individuale, più personale e ad un più forte legame tra medico e paziente, in quanto entrambi
devono passare molto più tempo insieme.
Una medicina personalizzata.
Promuovere la salute consente di ridurre la povertà, l'emarginazione e il disagio sociale e anche di incrementare la
produttività del lavoro, i tassi di occupazione, la crescita complessiva della economia.
Ma occorre una svolta decisa, passare dalle semplici declinazioni delle intenzioni ad un processo che accompagni il benessere
dell'individuo nel tempo fin da quando si è in piena salute. Bisogna avere il coraggio di iniziare un nuovo percorso di
medicina che parte sin da quando si è sani e si basa sulla responsabilità dei singoli individui.
Il percorso verso una vecchiaia più sana, che "aggiunge vita agli anni e non solo anni alla vita" (L. Montagnier) è lungo e
complesso e coinvolge diversi aspetti della vita: i comportamenti e le abitudini quotidiane e il controllo di tutti quei
fattori, anche genetici, che predispongono al rischio.
Una genetica "prudente", che non deve fare paura, ma deve essere usata in modo attento e moderato al servizio dell'individuo
accanto agli strumenti più tradizionali che la medicina già utilizza con successo.
È dunque il momento di cambiare e di diventare i veri artefici della nostra salute con l'aiuto prezioso della tecnologia e
delle scoperte scientifiche.
Dobbiamo passare dalla medicina della malattia, caratterizzata tra l'altro da costi elevatissimi, a quella della salute, che
inizia sin da quando si è sani e permette di mantenersi sani molto più a lungo. Gli strumenti ci sono: informazione,
responsabilizzazione e medicina molecolare. Ora spetta ai politici e alle istituzioni raccogliere gli strumenti e dare il via
a "Sani per scelta", l'appuntamento per chi desidera migliorare la propria salute e imparare a vivere bene, a lungo.