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Giochi d'azzardo: l'Italia prima in Europa

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L'Italia ha il primato, in Europa, per la maggior cifra giocata al tavolo, una media quasi 1.900 euro che vengono sottratti,

all'economia reale, minorenni inclusi, il cui numero è passato da 860 mila unità a 2,1 milioni. L'Erario si preoccupa più di

fare cassa che di sensibilizzare sulle tematiche di dipendenza da gioco." Lo afferma Vittorio Carlomagno, presidente dell'

Associazione Contribuenti Italiani alla presentazione dello speciale "Gioco d'azzardo: il business dello Stato" edito in

esclusiva con il periodico mensile "Contribuenti.it" da domani distribuito anche on line sul sito www.contribuenti.it
Nei primi dieci mesi del 2010 si è registrato un aumento delle perdite legate alla dipendenza da giochi e scommesse del

14,1%. Rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente sono stati lasciati sul tavolo da gioco circa 640 mln in più
In Italia, il solo gioco legalizzato coinvolge circa 29,3 MLN di persone, di cui 7,1 MLN con frequenza settimanale, e

sviluppa un fatturato di circa 54,5 MLD di euro. Anche il coinvolgimento dei minorenni è aumentato passando da 860 mila unità

a 2,1 milioni.
Secondo l'indagine pubblicata sul mensile Contribuenti.it, nel nostro Paese, il consumo e l'abuso di alcol e droghe viene

visto come un problema sociale per la collettività e di salute per il singolo, mentre la dipendenza da gioco non viene

riconosciuta dallo Stato, e chissà perché, come una malattia sebbene a livello psichiatrico, invece, venga catalogata come

una vera e propria patologia. E così, tra il Superenalotto che presenta un montepremi per il "6″ fuori da ogni logica

razionale, ed il poker on line legalizzato, non mancano le tentazioni di chi, affetto in maniera latente dal vizio del gioco,

rischia di entrare nel tunnel della dipendenza. Ai tempi della crisi, tra l'altro, il fatturato dei giochi di Stato anziché

scendere aumenta a conferma di come gli italiani, sempre più disperati, sono alla ricerca di un full d'assi o di una sestina

vincente per ottenere ciò che non gli è permesso nella vita reale.