Gioco d'azzardo: il sogno magico e la fortuna incantatrice
Gioco d'azzardo: il sogno magico e la fortuna incantatrice
Per alcune persone, in numero sempre crescente, il gioco d'azzardo (con le svariate lotterie, lotto, scommesse ippiche etc.)
si traduce in vera schiavitù e malattia mentale. Ma il "problema" viene, erroneamente, sottovalutato.
Solo poche settimane fa nella nostra città un fortunatissimo signore ha vinto un milione di euro con una di quelle notissime
lotterie istantanee che spopolano per diffusione ed "alto gradimento", in termini di acquisti, anche qui da noi.
Il "sogno magico" di moltissimi che si lasciano tentare dalla "fortuna incantatrice" si è così concretizzato: da uno
qualunque a milionario, chi non ci ha mai sperato? Rovescio, a volte drammatico, della medaglia: un numero sempre crescente
di persone passa dall'avere un rapporto di puro svago e divertimento con le schedine di qualsivoglia tipo, al diventarne
"schiavo".
Il Gioco d'Azzardo Patologico (GAP), infatti, è una malattia mentale che è stata classificata dall'Associazione Psichiatrica
Americana (APA) all'interno dei "Disturbi del controllo degli impulsi" e che ha grande affinità con il gruppo dei Disturbi
Ossessivo-Compulsivi (DOC) e soprattutto con i comportamenti d'abuso e di dipendenza: da fumo, alcol e droghe, tanto per
intenderci. Insomma, anche il gioco d'azzardo può causare seri problemi di dipendenza e schiavitù mentale e comportamentale,
di cui tendiamo, talvolta, a sottovalutare la seria problematicità.
Non si vuole qui demonizzare il gioco d'azzardo in sé, che è strettamente legato alla storia dell'uomo; già nella civiltà
egizia, infatti, era praticato il gioco dei dadi (il termine "azzardo" deriva dal francese "hasard", a sua volta termine di
origine araba: "az-zahr", che significa proprio "dadi"). Non da meno, nella Roma imperiale, celeberrimi personaggi come
Nerone, Caligola e Claudio furono certamente accaniti giocatori.
Nei secoli più vicini a noi c'è stata una notevole espansione delle modalità di gioco, a partire dalle scommesse sui cavalli
("lo sport dei re", veniva definito), alle lotterie, delle quali si ha testimonianza dai secoli XVI-XVII. La roulette fu
invece inventata nel XVI secolo dal filosofo Blaise Pascal, mentre le slot-machine nel 1895 dall'americano Charles Fay.
Oggi però sappiamo che il gioco d'azzardo (come il fumo, l'alcol, ed altre droghe) può tradursi da "svago sociale" in
dipendenza vera e propria quando: c'è bisogno di sempre più sostanza, o gioco, per ottenere lo stesso livello di eccitamento;
insorgono nervosismo, ansia, irritabilità se si tenta di smettere; si perde il controllo, cioè la persona presume di poter
smettere in qualunque momento, ma, nella realtà, non ci riesce proprio.
Il comportamento di un giocatore, o giocatrice, compulsiva può compromettere seriamente le proprie relazioni personali,
matrimoniali, familiari e lavorative, oltre che le proprie finanze!
Tra i giocatori molti sono uomini, molte anche le donne e i ragazzi. Si comincia a giocare perché lo fanno in molti, amici e
conoscenti; per mettersi alla prova, sfidare se stessi e le proprie abilità; oppure anche per superare ansia, tristezza e
sconforto interiore. O, semplicemente, per inseguire il "sogno" che cambia la vita.
Ma cosa si può fare quando ci si accorge di aver oltrepassato il limite, cioè di aver perso il controllo di se stessi
rispetto al gioco? Ci si rivolge al proprio medico di fiducia (riconoscendo, così, a se stessi, innanzitutto, di avere un
"problema") e al Sert, il Servizio per le Dipendenze Patologiche, di zona.
Il bel "sogno magico della fortuna incantatrice" può trasformarsi in un incubo molto reale per alcuni, e non mi sembra, in
verità, che questo sia mai sottolineato abbastanza a livello pubblico.
Facciamo, dunque, attenzione. Giochiamo pure se ci piace o ci diverte, ma senza esagerare. Ben consapevoli che, o siamo noi a
tenere il controllo sul gioco con un atteggiamento moderato nel numero e nella quantità anche economica delle puntate, oppure
sarà il gioco stesso a tenerci "al laccio". "Il mago delle vincite", "Il povero che si trasforma in principe" o "cenerentola
che diventa principessa" sono favole e magie bellissime e piacevolissime, ma ben rare a concretizzarsi.
Perciò, parafrasando un vecchio slogan pubblicitario riferito agli alcolici, e proprio per sottolineare la prossimità dei
meccanismi delle varie dipendenze, sottolineiamo: "Gioca al gratta e vinci responsabilmente". Ne va della tua salute.
Dott.ssa Vittoria Gentile
Psicoterapeuta