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Gioco d'azzardo: le riflessioni del sociologo Fiasco

Gioco d'azzardo: le riflessioni del sociologo Fiasco

Negli ultimi venti anni la spesa per il gioco pubblico d'azzardo in Italia è aumentata di 12 volte, ma in proporzione lo

Stato incassa meno. Ad analizzare i profitti sempre più scarsi per l'Erario di quella che è diventata ormai una delle più

fiorenti industrie italiane è Maurizio Fiasco, sociologo, consulente della Consulta delle fondazioni antiusura e,

soprattutto, uno dei massimi esperti italiani in materia di gioco d'azzardo. "Per trenta anni gli italiani hanno speso

pressoché la stessa cifra per il gioco - spiega -, fino a che nei primi degli anni Novanta è cominciata questa corsa al

rialzo che, in venti anni ha fatto salire la spesa dai 5 ai 60 miliardi l'anno". Un dato considerevole se si pensa che la

spesa per i consumi degli italiani ammonta a 800 miliardi l'anno, all'interno dei quali rientra un po' di tutto: dal canone

di affitto alle utenze, dai generi alimentari ai trasporti. "D'accordo con il ministero dell'Economia - prosegue Fiasco -

l'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato e i concessionari hanno pianificato una spesa pari a 60 miliardi di consumo

per il gioco di azzardo per il 2010 e di 70 per il 2011, arrivando a sfiorare il 10% del totale dei consumi".
A beneficiare di questa sempre crescente febbre del gioco non sembra essere però lo Stato italiano. "Nel 2004 - sottolinea

Fiasco - quando il volume dei giochi era di 24 miliardi e 786 milioni di euro lo Stato ricavò il 29,44% dell'importo, che in

cifra assoluta vuol dire 7 miliardi e 298 milioni. L'anno scorso - prosegue - ha ricavato appena il 16,19% (8 miliardi e 809

milioni) dei 54 miliardi e 410 milioni spesi per il solo gioco d'azzardo ‘registrato'. E si tratta - precisa il sociologo -

di una fetta del fenomeno comunque limitata, perché non tiene conto di quella parte del gioco d'azzardo che, con sistemi

sempre più sofisticati, sfugge al controllo dei Monopoli di Stato".
Ma perché solo una parte sempre più esigua dei profitti su Lotto, Superenalotto e Gratta e vinci (per citare solo alcuni

giochi) finisce nelle casse dell'Erario? "Da quando nel 2003 i Monopoli di Stato sono diventati amministrazione autonoma con

amplissima autonomia strategica - commenta Fiasco - siamo come tornati all'epoca dell'industria di Stato: socializzazione

delle perdite e privatizzazione dei profitti". Con la conseguenza che a guadagnarci "sono i concessionari e i gestori e non

certo lo Stato".
"Si è rovesciato completamente il paradigma: - insiste il sociologo - mentre fino al 2003 la missione era quella di

incrementare le entrate erariali attraverso il gioco d'azzardo, dal 2004 la missione è diventata quella di costruire

l'economia dei giochi". Insomma incrementare contemporaneamente l'entrata fiscale e l'economia dei giochi è una missione

impossibile: "O aumenti l'una o incrementi l'altra, e qui si è scelto di privilegiare l'economia dei giochi con danni enormi

sia per l'erario che per l'economia in generale. Perché - conclude - questi 54 miliardi e 410 milioni sono soldi veri

sottratti alla spesa per i consumi".