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Gioco d'azzardo patologico: diverse tipologie di intervento

Gioco d'azzardo patologico: diverse tipologie di intervento

Tutte le armi per curare i malati del gioco d’azzardo

La psicoterapia cognitivo-comportamentale è la strategia più efficace (anche se non l’unica) per aiutare chi ha sviluppato la dipendenza da slot machine


 Trovarsi in compagnia degli Aleksej Ivànovic di Dostoevskij o dei tenenti Willi di Arthur Schnitzler certo non li conforta: ai giocatori d’azzardo patologico veri, le diverse incarnazioni letterarie del mito della sfida alla sorte al più possono testimoniare di un dramma antico e irrisolto. Visto inizialmente come un disordine del controllo degli impulsi, il gioco d’azzardo patologico è ora considerato e studiato come una vera e propria dipendenza comportamentale. Una dipendenza che porta con sé un corteo di conseguenze drammatiche: crisi coniugali, divorzi, figli costretti a diventare adulti prima del tempo, difficoltà economiche, debiti, usura, assenze dal lavoro, rischi per la sicurezza, attività illegali, compromissione della salute. «Non abbiamo solamente i malati di gioco — dice Fausto D’Egidio, presidente di FederSerD, la Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze — ma tutte le persone che girano intorno a loro e hanno disperatamente bisogno di aiuto per gestire una situazione esplosiva».

I segnali della dipendenza

Spesso infatti le famiglie non si accorgono del malessere di chi è caduto nella trappola del gioco d’azzardo. Alcuni segnali però possono far capire quando si sviluppa una dipendenza che, come spiega il professor Giovanni Biggio dell’Istituto di Neuroscienze del CNR di Cagliari, «coinvolge le aree del cervello che presiedono ai meccanismi di piacere e gratificazione e ai processi decisionali». «Quando il gioco — dice il professor Gabriele Zanardi del Dipartimento di Sanità Pubblica, Neuroscienze, Medicina Sperimentale e Forense dell’Università degli studi di Pavia — diventa un’esigenza per la quale vengono messe da parte tutte quelle attività sociali, lavorative e relazionali dove ormai anche il principio di paura rispetto alla vergogna, al fallimento, al rifiuto sociale lasciano spazio alla necessità del gioco, quando cominciano a entrare dei processi di pensiero distorti che allontanano il soggetto dalla verità e costruiscono una realtà fittizia siamo già ad una configurazione patologica perché c’è una perdita del contatto con la realtà ».

Gli interventi possibili

Anche se non esistono Linee guida nazionali sui percorsi di trattamento, i Servizi pubblici meglio organizzati mettono a disposizione una serie di interventi multi-professionali e integrati che coinvolgono anche la famiglia. Un programma-tipo può prevedere un eventuale ricovero, colloqui individuali, gruppi di psicoterapia, cure farmacologiche, gruppi per i familiari. Spesso vengono offerti anche un tutoraggio economico per risanare i debiti, interventi sociali per affrontare le eventuali questioni legali e socio-economiche, l’attivazione di una rete di sostegno sociale istituzionale e del volontariato. E se il primo passo verso la cura e la possibile guarigione parte sempre dal riconoscimento della malattia da parte del giocatore, le terapie ritenute oggi più efficaci sono quelle di tipo psicologico e psicoterapeutico. «La letteratura internazionale indica la terapia cognitivo-comportamentale come la modalità più efficace di trattamento — sottolinea il professor Maurizio Fea, psichiatra responsabile dell’area Gioco d’azzardo patologico di FederSerD —. Esistono anche forme di trattamento fra giocatori e familiari, per esempio come accade nei gruppi di mutuo aiuto o anche in quelli condotti nei Servizi, che non sono esattamente il canone della terapia cognitivo-comportamentale, ma che comunque pescano molto in quel bacino».


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/15_marzo_06/tutte-armi-curare-malati-gioco-d-azzardo-42cadfa4-c405-11e4-8449-728dbb91cb1a.shtml


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)