Gioco d'azzardo patologico: intervista al prof. Cesare Guerreschi
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Gioco d'azzardo patologico: come uscire dalla dipendenza
Il gioco d'azzardo patologico o ludopatia, vera e propria dipendenza inserita tra i Lea (ovvero i Livelli essenziali di assistenza sanitaria, prestazioni fornite dal Servizio Sanitario Nazionale) è una piaga in crescita e che porta con sé enormi conseguenze dal punto di vista della salute e dell' impatto sociale.
Secondo la definizione del Ministero della Salute, per ludopatia o gioco d'azzardo patologico si intende "l'incapacità di resistere all'impulso di giocare d'azzardo o fare scommesse, nonostante l'individuo che ne è affetto sia consapevole che questo possa portare a gravi conseguenze." Una forma maniacale e compulsiva cui non si riesce a porre un argine e che, nel peggiore dei casi, può arrivare a distruggere la vita di chi ne è invischiato (Quando la dipendenza da gioco può rovinare la vita).
I giochi d'azzardo più diffusi in Italia sono slot machine, videopoker, videolottery, i vari giochi online (poker online su tutti), le molteplici lotterie come lotto e superenalotto, i gratta e vinci e via via tutti gli altri giochi nei quali si cerca di vincere denaro.
Per tentare di limitare questa dipendenza dal gioco, alcuni mesi fa è stato varato un provvedimento, il cosiddetto decreto Balduzzi (dal nome dell'allora ministro della Salute) che ha introdotto alcune novità in materia di gioco d'azzardo: tra queste, il riconoscimento del gioco d'azzardo patologico come una malattia inserita nell'elenco dei Lea; una maggior protezione verso i minori; una stretta sulle pubblicità oltre che una maggior informazione su quelli che sono i rischi legati al gioco d'azzardo.
Se tutto questo servirà o no ancora non è cosa nota; per comprendere meglio il fenomeno del gioco d'azzardo abbiamo chiesto ad un esperto in materia, il prof. Cesare Guerreschi, psicologo - psicoterapeuta e direttore della S.I.I.Pa.C, ovvero la Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive.
Dottor Guerreschi, prima di tutto cos'è la Società italiana di intervento sulle Patologie Compulsive e di che cosa si occupa?
"La S.I.I.Pa.C. (Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive), è un centro specializzato nella cura e nella riabilitazione di persone con problemi di dipendenza psicologica. È stata la prima struttura in Italia a porsi l'obiettivo di studiare ed approfondire il fenomeno del gioco d'azzardo patologico per offrire un efficace programma d'intervento non solo a chi ne era colpito ma anche ai famigliari."
Cosa si intende per gioco d'azzardo patologico e quale è il limite oltre il quale un giocatore può ritenersi affetto da questa patologia?
"Il gioco d'azzardo patologico (GAP) fa parte della categoria delle new addiction, condotte individuali che vengono messe in atto rispetto a un oggetto o una persona con i quali si stabilisce una condizione psicologica di esclusività. Per una minoranza di persone, il gioco diventa con il tempo l'attività principale della vita, assumendo cosi, la connotazione di dipendenza. Si manifesta nell'urgente bisogno di praticare un'attività e nell'incapacità di controllare tale impulso."
È possibile riuscire a tracciare un profilo standard un giocatore patologico?
"In linea di massima il profilo di un giocatore adulto tipo, è di sesso maschile, un terzo risulta essere di sesso femminile Non siamo in possesso di dati statistici precisi sull'incidenza del Gioco d'Azzardo Patologico nella popolazione delle varie regioni di Italia; è possibile però fare una considerazione in merito osservando la provenienza delle richieste che giungono al nostro Numero Verde: possiamo evidenziare come il fenomeno del gioco d'azzardo patologico sia diffuso in maniera omogenea e non presenti differenze legate alla provenienza e al contesto culturale."
Elementi comuni nei vari giocatori è possibile individuarli?
"Vi sono alcuni elementi che accomunano i giocatori. La maggior parte sono persone con scarsa autostima, insicure e portate a pensare che il denaro sia la soluzione a tutti i loro problemi. Le manifestazioni psichiche possono essere riassunte: pensiero ossessivo (centrato sul gioco), senso di onnipotenza, presunzione, nervosismo, irritabilità. Infine le conseguenze sul piano sociale sono notevoli: il giocatore riporta danni economici, morali, famigliari, rischiando l'isolamento sociale."
Quali sono i giochi che creano maggior dipendenza?
"Non esistono giochi di per sé che creano più dipendenza rispetto ad altri. Ma possiamo affermare che con l'avvento delle nuove tecnologie gli stessi giochi hanno assunto connotazioni diverse, basti pensare ad esempio al poker, alla velocità di gioco data dalla rete e alla facilità di accesso. Poi esistono giochi che favoriscono in un certo senso la socializzazione come ad esempio le corse dei cavalli,e giochi più solitari, come il già citato poker o la roulette. Quindi, in definitiva potenzialmente tutti i giochi possono creare dipendenza."
Come si esce dalla dipendenza dal gioco d'azzardo?
"Gli approcci sono molteplici, quello da noi adottato opera nel campo clinico facendo seguire ai giocatori d'azzardo patologico e ai loro famigliari un complesso programma terapeutico multimodale. Lo scopo è favorire la crescita individuale. L'assunto di partenza è ‘semplice': i problemi difficilmente sono riconducibili a una singola causa e quindi non esistono cure unitarie."
La proposta emersa di una sorta di ‘tessera del giocatore' legata al proprio codice fiscale o tessera sanitaria potrebbe attenuare il problema?
"Tale proposta cosi strutturata a mio giudizio è poco efficace, in quanto entrano in gioco vari fattori tra cui la privacy della persona, e comunque questo non porterebbe ad arginare il problema."
La legge che obbliga di riportare le probabilità di vincita e mette in guardia sui rischi derivati dal gioco stesso è utile o è solo un palliativo?
"La legge Balduzzi così com'è stata impostata a mio avviso è ancora incompleta; ad esempio bisognerebbe ridefinire meglio le pubblicità dando più risalto ai rischi nelle quali le persone possono incorrere. Ma in linea di massima è un buon punto di partenza, quindi con le giuste modifiche la legge può risultare un valido aiuto."
Marco Cherubini
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)