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Gioco d'azzardo: per i Campani è una vera passione

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Per gli italiani, e soprattutto per i campani, la vita diventa sempre di più un "gioco d'azzardo". E' la Campania, infatti, a guidare la classifica nazionale delle imprese italiane attive nel settore delle scommesse e del gioco d'azzardo con 492 attività, il 19,2% del totale italiano. Seguono Lazio (317 sedi di impresa, 12,4%) e Lombardia (269, 10,5%). E' quanto emerge dai dati elaborati dalla Camera di commercio di Milano.
Dall'indagine risulta evidente che sempre più italiani si affidano al gioco per inseguire il sogno di una stabilità economica, negata da questi tempi di crisi, dalla precarietà, dall'incertezza del futuro.
Crescono del 15% in un anno le imprese italiane attive nel gioco. Secondo i dati diffusi dalla Camera di commercio arrivano a sfiorare quota 2.600.  Particolarmente marcata è la crescita delle sale scommesse da giugno 2008-giugno 2009 sono passate da 664 a 725. Ricevitorie, case da gioco e bingo, invece, toccano complessivamente le 1.600 unità. Il centro sud fa da traino. Aumentano infatti del 50% in Lazio e Molise, 27% in Basilicata, 24% in Sicilia. Nel Nord  si registra l'aumento del10,6 nel Friuli, del 9,6% in Piemonte, dell' 8,5% in Lombardia). Il dato si mantiene più o meno costante in Toscana (+1,7% in Toscana), e cala in Emilia Romagna (-1,7%)
Anche tra le province il primato tocca alla Campania, infatti al primo posto troviamo Napoli con 306 attività,  seguita da Roma (261), Bari (112) e Milano (97). Agrigento (+67%), Roma (+62%) e Palermo (+44%) tra le province che crescono di più rispetto al 2008.
Insomma, siamo di fronte a una vera e propria febbre del gioco, alimentata dalla visione di vincite ultramilionarie messe in palio dalle lotterie pubbliche.
Un settore questo che non conosce crisi. Nel 2008 i "giochi d'azzardo" pubblici hanno fatto registrare un incasso di  47,5 i miliardi di euro che, quest'anno tale cifra è già stata abbondantemente superata. Il gioco d'azzardo è entrato nel sistema culturale delle persone: internet, la televisione, le ricevitorie, scommettere sul destino, è diventato molto facile e alla portata di tutti. E spesso diventa una vera e propria ossessione, una dipendenza dal quale difficilmente si esce. Il rischio che si corre è quello di rimanere sul lastrico nel tentativo di arrivare a quello, che salvo rare eccezioni, è solo una chimera. Anche internet ha aperto le porte al gioco e alle scommesse, e non solo  al tradizionale gioco del Lotto: si gioca accedendo ai siti che funzionano da vere e proprie ricevitorie virtuali. Si gioca in borsa, a poker, si fanno scommesse su tutto.
Bisogno, paura, avidità, sono i sentimenti che sempre di più animano il "giocatore" tipo e lo spingono verso l'illusione di poter guadagnare forti somme di denaro in pochissimo tempo. Si tratta di una spirale che si autoalimenta. Il bisogno spinge a provare; la paura del tracollo, quando si perde, spinge a insistere; l'avidità e l'euforia dopo una vincita, fanno superare la paura, creano quel giusto grado di eccitazione che invoglia a rifarlo. Si entra in una spirale da cui difficilmente si esce. Si diventa irrazionali e viene fuori quasi un senso di onnipotenza che spinge a correre rischi sempre più grandi. Si fanno debiti e  nel tentativo di risolvere una volta per tutte i problemi  e continua a provare ancora, e ancora. Così in tanti finiscono per essere coinvolti nel giro dell'usura e della microcriminalità. I casi di drammi familiari che hanno avuto come causa scatenante la cosiddetta «sindrome da Jolly» nell'ultimo anno sono aumentati del 20 per cento. E a giudicare dai dati pubblicati dalla Camera di Commercio di Milano, sono destinati, tristemente ad aumentare.
"Da alcune analisi emerge che le abitudini al gioco siano per il 30 per cento il casinò, per il 19 per cento i video poker, per il 16 il Lotto, per il 13 il Superenalotto, per il 7 i Gratta e vinci, per il 5 le corse dei cavalli e per il 2 il Totocalcio. Questo significa che quasi il 40 per cento dei pazienti si è ammalato con giochi promossi dallo Stato". Questa l'opinione di Rolando De Luca, responsabile del Centro di terapia di Campoformido per i giocatori d'azzardo, che aggiunge "Anche il concetto di "gioco responsabile" andrebbe stigmatizzato perché è ormai superato. Il problema è più grande di quanto si immagini: se volessimo arginarlo dovremmo eliminare la pubblicità e diminuire l'offerta di nuovi concorsi, invece si sta facendo l'esatto contrario.