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Gioco d'azzardo, Sorrentino: �C'� il rischio di avere una generazione di "drogati"�

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Lo «sballo» è costituito dalla ritualità, sequenza e comportamenti che ruotano intorno al gioco
campagna per il gioco responsabile, sostenuta dai Monopoli di Stato
ROMA - Il gioco d'azzardo è diventato una vera piaga soprattutto per i giovani. E rischia di essere la malattia emergente del nostro millennio. «Con i circuiti del piacere perennemente stimolati nel nostro cervello da messaggi e sollecitazioni esterne, il gioco d'azzardo nella modalità patologica e compulsiva rischia di diventare la tossicodipendenza senza assunzione di droga il cui «sballo» è costituito proprio dalla ritualità, sequenza e comportamenti che ruotano intorno al gioco». Lo sottolinea il neuroscienziato Rosario Sorrentino, direttore dell'Ircap (Istituto di Ricerca e Cura degli Attacchi di Panico) di Roma partecipando alla presentazione della campagna per la sensibilizzazione sul gioco responsabile, sostenuta dai Monopoli di Stato e presentata dalla Snai al Tempio di Adriano a Roma, con la moderazione di Bruno Vespa, e la presenza di don Antonio Mazzi,Oliviero Toscani e Maurizio Ughi, presidente di Snai Spa.
DOPAMINA - «Si profila sempre più il rischio - segnala Sorrentino - di una addiction generation, una generazione dipendente cioè da una scarica di dopamina extra per provare sensazioni fuori dall'ordinario, con il pericolo di una "porta d'ingresso" verso comportamenti caratterizzati da aggressività , impulsività, rabbia e con una chiara matrice sociopatica». È proprio il cervello umano il luogo dove il gioco d'azzardo ha «buon gioco». «Quando la compulsione, la patologia al gioco attecchisce nel cervello, quest'organo appare sempre più in affanno perchè non riesce, con il contributo della corteccia prefrontale, a frenare, neutralizzare il desiderio smodato, irresistibile e impulsivo di giocare. È a questo punto - aggiunge l'esperto - che la persona è in balia del demone del gioco, cioè schiava del piacere e del bisogno di ribadire emozioni di intensità crescenti da vivere individualmente senza alcun tipo di freno».
LA CURA - Il gioco d'azzardo può essere curato da esperti. «La complessità della malattia necessita di una diagnosi precoce e un trattamento farmacologico mirato - aggiunge il neuroscienzato - abbinato a psicoterapie cognitivo- comportamentali per prevenire la cronicizzazione del disturbo ma anche per contenere la presenza di altre malattie come i disturbi di personalità, quelli dell'umore, l'ansia, gli attacchi di panico, la depressione e la dipendenza da altre sostanze che a volta accompagnano e rendono ancora più difficile la gestione clinica e sociale della malattia».
IL RUOLO DEI MEDIA - Attenzione però al pericolo mediatico. «Una potenziale responsabilità è da attribuire ai messaggi che provengono dal mondo dei mass media e della comunicazione - conclude Sorrentino - che promuovono costantemente la cultura del piacere e del gioco arrivando a enfatizzare lo stereotipo del vincente, colui che con una puntata coraggiosa può cambiare in un batter d'occhio la sua vita». Le campagne di informazione sociale per contenere la diffusione del gioco d'azzardo potrebbero essere un' arma utile. «Proprio perchè la malattia in questione è l'espressione di una combinazione di fattori genetici e ambientali, che potrebbe avvantaggiarsi del contributo positivo dei mass media nell'Ambito della prevenzione istituzionale per controbattere quella che potrebbe essere una delle malattie cosiddette mediatiche , come lo shopping compulsivo, proprio perchè favorite da un uso distorto dei mass media». Secondo studi pubblicati dall'Associazione Psichiatri Americani, il gioco patologico riguarda una parte molto minoritaria della popolazione, tra l'1,5 ed il 3% della popolazione. In Italia, secondo l'azienda autonoma dei Monopoli di Stato, la raccolta complessiva per i giochi d'azzardo pubblici: lotto, lotterie, bingo, apparecchi, superenalotto, etc, ammonta a 54.410 milioni di euro con un incremento, rispetto all'anno precedente di 6.856 milioni di euro pari al 14,4%. Trend in crescita per il gioco autorizzato. Si è passati dalle 3 occasioni gioco alla settimana del 1990 alle 15 occasioni del 2006. Per non parlare delle prospettive offerte da internet, dei video poker on line. (Fonte Agenzia Agi )