Gioco d'azzardo, "un'epidemia sociale"
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Gioco d'azzardo, "un'epidemia sociale"
Manuela Scopone
Il gioco d'azzardo, un'epidemia in tutto l'Abruzzo. E' una "dipendenza senza sostanza", paragonabile per conseguenze sociali e familiari all'uso di eroina, cocaina o alcool
Avezzano - Un fenomeno sociale in crescita e un dramma enorme per le famiglie. E' il gioco d'azzardo legale, un tunnel oscuro dove non ci si accorge di entrare e non si vede l'uscita. E', pertanto, una dipendenza pari all'uso di eroina, cocaina o alcool.
Il gioco d'azzardo patologico (GAP), conosciuto anche come "gambling", è un fenomeno che, complice la crisi, ma anche una cultura del guadagno facile, sta devastando il nostro Paese e la nostra regione.
Si giocava e si continua a giocare alla faccia della crisi economica. Il bilancio a fine 2012 evidenzia una spesa complessiva pari a 86 miliardi, con un aumento di 7 miliardi rispetto all'anno precedente. In pratica, ogni italiano a fine 2012 ha speso, tra scommesse, lotterie e giochi vari online, oltre 1400 euro.
La regione Abruzzo, secondo FederserD (la Federazione italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze), è nei primi posti in Italia per volumi di gioco e per numero di persone che fanno tale scelta. A fare la parte del leone tra le province abruzzesi, in questo primato negativo, è Teramo che occupa il 3° posto, seguito da Pescara che occupa il 9° posto. L'Aquila e Chieti si collocano al 26° e al 33° posto.
Ma vediamo di saperne di più sulla situazione in Abruzzo e nella Marsica attraverso le parole del Responsabile del SerD, il Servizio dipendenze della Asl di Avezzano.
«Si tratta di una vera e propria "dipendenza senza sostanza" - afferma il medico Adelmo Di Salvatore - e sta diventando un'epidemia. FederserD, insieme a Lottomatica, promuovono il "gioco responsabile". E ciò è un gravissimo errore: non esiste il gioco responsabile. E glielo dico perché tutti i giorni ho sotto gli occhi il dramma di questa realtà. Ad Avezzano c'è il primo Gruppo di Auto-aiuto abruzzese, denominato "il Gioco della salute", che opera contro questo flagello. Si sono rivolti a noi 31 famiglie e ne stiamo già seguendo assiduamente 12».
Ma perché si parla di famiglie e non di singole persone colpite da Gap?
«Perché l'approccio è familiare - spiega Di Salvatore - tutti i componenti della famiglia devono collaborare, attuando certi comportamenti. Il primo passo da fare deve essere "farsi aiutare" chiamando, ad esempio, i Servizi per le Dipendenze, come quello di Avezzano. Poi, bisogna "tagliare i viveri", vale a dire togliere la carta di credito, qualsiasi somma a disposizione in casa e far amministrare la busta paga solo a chi sa controllare le uscite. Bisogna trattare giocatore e famiglia, fissando delle regole e, almeno all'inizio, si parte con regole ferree. Poi man mano, si ammorbidisce la strategia: ad esempio, con la concessione di pochi euro. E non si deve ricorrere ai farmaci. Mai».
Certo sembra paradossale pensare alle schedine, ai superenalotto, ai grattaevinci, alle slot-machine, ai Bingo e sentir parlare un medico con tale determinazione. Ma in fondo il gioco non è una pratica legale, autorizzata dallo Stato? Anzi, fu lo stesso Governo che nel 2009, in occasione del terremoto a L'Aquila, che introdusse i "grattaevinci" ad hoc per la raccolta di fondi da destinare ai terremotati.
«Dopo quel terremoto, quei grattaevinci - prosegue il Responsabile del SerD di Avezzano - sono stati un ulteriore terremoto che ha mandato in rovina le famiglie. Il Governo ha la piena responsabilità di questa situazione, perché incentiva giochi e sale da gioco. Senza rendersi conto di quali e quanti saranno i costi a carico dei cittadini, per far fronte alle conseguenze di tali scelte».
Ma perché giocare anche un semplice grattaevinci è così pericoloso?
«Giocare anche un grattaevinci è grave - puntualizza Di Salvatore - perché contribuisce a generare quel comportamento che alimenta il fenomeno sociale. Inoltre, nessuno di noi sa in anticipo se diventerà un "giocatore d'azzardo patologico". Così come nei casi di alcoolismo non si deve bere neanche un goccio di alcool, così contro il gioco d'azzardo non si deve giocare neanche 1 euro. Ed è per questo che è importante l'aiuto e la cooperazione di tutta la famiglia».
Secondo la Federazione che raggruppa i SerD, il giocatore italiano medio è uomo, di età compresa tra i 25 e i 44 anni e il gioco d'azzardo è la quinta industria del Paese.
«Non è la quinta industria italiana - osserva il medico - purtroppo è la prima: basti pensare al gioco sommerso».
Sempre secondo il focus messo a punto dalla Federazione dei SerD, i soggetti a cui chiedono aiuto i giocatori "incalliti" e le loro famiglie sono i sindaci e i "Servizi per le dipendenze della Asl". E proprio ai primi cittadini, il dottor Di Salvatore rimprovera alcune mancanze.
«Che le persone si rivolgano ai sindaci non mi risulta. Ma in ogni caso - precisa Di Salvatore - i primi cittadini dovrebbero, anzitutto, regolamentare e controllare la legalità delle slot-machine. E, qualora si riscontrassero delle illegalità, dovrebbero chiudere i locali o sospendere le licenze. Ma soprattutto dovrebbero mettere a disposizione locali idonei per le associazioni che si occupano di contrastare tale piaga sociale e promuovere i progetti, a favore della salute, dove non sia contemplato il gioco d'azzardo».
Infine, anche il sindaco, quale buon padre di famiglia: «Non deve giocare».
Per informazioni: "SerD, Servizio per le Dipendenze" - Asl di Avezzano T.0863.499864.
ADICONSUM PATROCINA LA GUIDA SUL "GAMBLING"
Il gioco d'azzardo è un fenomeno in aumento nel nostro Paese.
«Per questo - dichiara Pietro Giordano, Segretario generale Adiconsum (l'Associazione a difesa dei consumatori) - abbiamo aderito con slancio e con convinzione alla richiesta di patrocinio inviataci dal Dipartimento delle politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il gioco d'azzardo, come risultato anche dalla Relazione del nostro Sportello Famiglia 2012, dove accanto alle ragioni di sovra indebitamento tradizionali come la perdita di lavoro compare per la prima volta anche la patologia del gioco, comporta danni devastanti non solo psicologici, ma anche sociali».
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)