Gioco d'azzardo: un settore che non conosce crisi
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Quando il gioco diventa una droga
Tutti noi abbiamo almeno una volta acquistato un biglietto della lotteria all'autogrill o un gratta e vinci al bar,
sorseggiando un caffè. In fondo è una piccola spesa che concede una pausa dalla quotidianità, ci fa sentire quel piccolo
brivido istantaneo, e magari ci regala una piccola gioia se vinciamo qualche euro. Se poi siamo con un amico meglio ancora:
si scherza insieme sulle percentuali e sui sogni da realizzare.
E a ben vedere, le opportunità di giocare d'azzardo non sono mai state così numerose: ci sono slot machine in quasi tutti i
bar, sale da gioco e da bingo in ogni quartiere, su internet arrivano proposte allettanti di ogni tipo, e ogni giorno nascono
nuove fantasiose varianti di giochi classici come la schedina, il superenalotto, il gratta e vinci... Il tutto promosso da un
accattivante quanto scorretto battage pubblicitario con famosi testimonial: "Ti piace vincere facile?" oppure "Giocare è
semplice, vincere di più!".
Del resto è un settore che non conosce crisi, anzi diciamo pure che proprio la crisi è il terreno ideale per il suo sviluppo.
Un dato per tutti: il fatturato della Sisal è cresciuto nel 2010 del 20% e, fattore non trascurabile, ha fruttato all'erario
ben 2 miliardi di euro. Non c'è da stupirsi quindi se passa del tutto sotto silenzio un fenomeno molto inquietante e
anch'esso in costante aumento: il gioco d'azzardo patologico.
Un momento di crisi in famiglia o sul lavoro, la solitudine, una depressione latente, un irrefrenabile bisogno di fuga o di
provare sensazioni forti, possono trasformare un innocente svago in un'abitudine ossessiva che di ludico non ha più nulla. E'
una discesa agli inferi progressiva che finisce per assorbire tutti i pensieri, tutte le energie e tutte le risorse
economiche del giocatore. Non si tratta di un vizio, ma di una vera e propria malattia che rientra nelle psicopatologie
ufficialmente riconosciute e che colpisce in modo trasversale donne e uomini, giovani e pensionati, ricchi e meno abbienti.
Alcuni sintomi quindi non vanno mai sottovalutati: quando una persona gioca sempre più denaro, sempre più a lungo e sempre
più spesso; pensa al gioco per molte ore al giorno; trascura famiglia e lavoro; mente per nascondere le sue abitudini o i
debiti e aumenta continuamente la posta per inseguire le perdite, siamo sicuramente di fronte a una dipendenza patologica da
gioco d'azzardo ed è indispensabile chiedere aiuto prima che la situazione degeneri.
E si tratta purtroppo di un fenomeno in continua crescita che il settore sanitario fatica a trattare, poiché i servizi per le
tossicodipendenze spesso non sono in grado di affrontare questa patologia che fa parte delle cosiddette "nuove dipendenze".
Si calcola che in Italia i giocatori patologici siano 673.000 e che i giocatori ad alto rischio arrivino a più di 3 milioni.
Persone su cui lo Stato continua a lucrare, anche se non potrà ignorare ancora a lungo questa piaga sociale i cui costi sono
enormi; basti pensare che il giocatore patologico, oltre ad indebitarsi fino al collo, ha un'alta probabilità di finire nelle
mani degli usurai, di commettere dei reati o di tentare il suicidio. Il percorso di recupero è complesso e necessita di un
vero e proprio lavoro di rete che, oltre alla terapia del giocatore, prevede il sostegno ai famigliari e eventualmente una
consulenza legale per affrontare la situazione economica.
La pericolosità del fumo o del consumo eccessivo di alcool fa ormai parte del senso comune, ma il rischio insito nel
moltiplicarsi dei giochi d'azzardo è ancora ampiamente sottovalutato. Quando il futuro promette ben poco e il presente è
pieno di problemi, offrire l'illusione di una vincita che cambia la vita diventa un gioco (quello sì) fin troppo facile.