Gioco d'azzardo, una patologia sottovalutata
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In Italia, secondo quanto comunicato dall'ISTAT, nel 2007 sono morte 589 persone per overdose da stupefacenti, 25mila sono decedute per problemi legati all'abuso di alcool, (cirrosi epatica e incidenti stradali), 80mila infine, in seguito ai danni derivati dal fumo. Nulla invece si conosce delle conseguenze derivate dal gioco d'azzardo, nonostante questa sia considerata a tutti gli effetti una patologia che provoca dipendenza come le altre menzionate. Nel dicembre 2007 il Ministero della Solidarietà Sociale ha affidato al Centro studi, Documentazione e Ricerche del Gruppo Abele, in collaborazione con ALEA (Associazione per lo studio del gioco d'azzardo e dei comportamenti a rischio), la realizzazione di un progetto di Raccolta Dati sul gioco d'azzardo che è stata svolta a livello nazionale tra febbraio e maggio dello scorso anno. Sono stati contattati 566 Ser.T e 74 organizzazioni del no-profit in tutta Italia con questionari sui dati quantitativi e qualitativi. Al questionario hanno risposto in 400 fra Ser.T e associazioni; 199 hanno dichiarato di ricevere richieste di aiuto sul problema del gambling. "Il Piemonte - ha dichiarato l'assessore alla sanità della Regione Piemonte Elenora Artesio - è capofila per il progetto sperimentale nazionale di sorveglianza e coordinamento/monitoraggio degli interventi di contrasto alle forme di dipendenza comportamentale, attualmente in fase di avvio. E' in preparazione una campagna regionale di informazione, caratterizzata da un evento centrale, un convegno nazionale a maggio prossimo a Torino per la presentazione al pubblico dei rischi del gioco e di un identikit del giocatore in cura, e vari eventi da effettuare nelle province in stretta collaborazione con gli operatori locali e con tutte le istituzioni che si occupano del problema". In Piemonte sono 36 le strutture in grado di accogliere richieste di aiuto relative al gioco d'azzardo; nella nostra Provincia sono impegnati in questo senso i tre 3 Ser.T di Cuneo, Alba-Bra e Mondovì. In tutte queste strutture esistono delle equipe referenti per il gioco d'azzardo. Un fenomeno poco conosciuto, e quel che preoccupa al momento ancora sottovalutato, ma in continua crescita. "A Cuneo - ci ha detto il dott. Alberto Arnaudo direttore del Ser.T - il nostro servizio funziona da tre anni. Nel 2008 si sono rivolte a noi 16 persone, dall'inizio del 2009 abbiamo in cura 4 persone. In questi ultimi tempi è partito con l'associazione Mondi Sottili del CSV, un gruppo di auto-aiuto. È presto per fare statistiche, ma la maggior parte delle persone che viene da noi è di età compresa fra i 40 ed i 60 anni con una leggera prevalenza di uomini. Il servizio è recente e poco conosciuto, per questo lavoriamo più sull'emergenza che sulla prevenzione. Quando le persone arrivano da noi il problema si è già manifestato in tutta la sua drammaticità e i primi interventi sono anche di indirizzo legale." Ma come è definibile il gioco d'azzardo? "La patologia da dipendenza da gioco d'azzardo- spiega il dott. Arnaudo - è una malattia e quindi ha una sua diagnosi e cura. Detto questo non dobbiamo credere che ogni persona che gioca sia a rischio di dipendenza, in quanto l'approccio può essere nella misura dell'uso, poi dell'abuso e infine della dipendenza: è solo in questa fase che la pratica del gioco condiziona il corso della vita di una persona. E' il rapporto che si instaura fra il soggetto e l'oggetto che determina o meno la patologia". Non sembra però che il nostro Paese abbia consapevolezza di questo fenomeno: una patologia che si sta diffondendo sempre più e con gravi conseguenze personali e sociali. "In effetti- prosegue il dott. Arnaudo - non c'è assolutamente consapevolezza della pericolosità del fenomeno, tanto che in questi ultimi tempi sono addirittura aumentate le pubblicità che invitano al gioco e alle scommesse. Anche il gioco on line va tenuto d'occhio perché sarà quella la frontiera che in futuro creerà maggiori problemi proprio per le modalità di accesso, da casa, da soli, senza limiti. Le campagne di sensibilizzazione non fanno molta presa; molto più efficace è la legge che, in quanto deterrente, stimola la riflessione e l'attenzione".