Gioco, dunque sono...
gioco divertimento alcolismo giovani
di Mauro Croce
Prima di essere faber l'uomo è ludens. Ed ogni bambino ,attraverso il gioco, si misura con i propri limiti e prende coscienza delle proprie qualità e delle proprie potenzialità provando l'ebbrezza della vittoria o la frustrazione del perdere. Attraverso il gioco ogni bambino può anche fingersi "altro da sé" e sperimentare con la finzione e la fantasia nuovi ruoli, nuovo apprendimenti, nuovi mondi . Tuttavia il ricorso ed il bisogno di gioco non è una caratteristica legata solo all'infanzia, ed i giochi ai quali "gli uomini giocano", come bene ha spiegato Caillois (Les Hommes et les Jeux, Parigi, 1957) sono raggruppabili in quattro grosse categorie: i giochi di competizione (Agon: la lotta, la corsa, gli scacchi etc), i giochi di travestimento (Mimicry: i giochi di simulazione, il teatro, la maschera, il carnevale, ecc), i giochi di vertigine (Ilinx: le montagne russe, il jumping, l'altalena, ecc). Accanto a questi giochi che appartengono anche al regno animale (si pensi alla competizione ed al mimetismo) esiste però un tipo di gioco tipicamente umano: il gioco di Alea (dal latino alea : dado). Un gioco il cui risultato dipende dal caso, dalla fortuna: è imprevedibile ed incontrollabile con gli strumenti della razionalità. E qui sta il suo fascino, la sua attrazione ed anche per molti la sua dannazione. E' questo un gioco probabilmente sconosciuto agli animali i quali , così presi dalla sopravvivenza materiale e quotidiana , non si possono interrogare intorno al loro destino ed affidare o chiedere alla fortuna il responso. E la storia dell'umanità, come l'archeologia, la mitologia e la letteratura insegnano, è intrisa di giochi di alea, di superstizioni, di tentativi di interpretare il futuro, il destino, il volere degli dei. Oggi però il gioco degli adulti viene considerato sempre più come elemento "distraente" dal lavoro che si configura come la principale attività "seria" dell'uomo. Ma per molti "questa distrazione" diventa talmente coinvolgente "e seria" da perdere la dimensione ludica e di intrattenimento. Ciò che appare incomprensibile tuttavia ad alcuni è come - in un'epoca che si pensa dominata dalla razionalità - non solo gli uomini giochino, ma si appellino al caso, alla fortuna, alla magia per avere una risposta ai loro problemi. Diverse sono le funzioni che svolge il gioco d'azzardo. Per molti può costituire un antidoto alla depressione, per altri la possibilità di socializzare, per altri ancora la possibilità di vivere un'avventura, una parentesi, inseguire un sogno. E' stato ad esempio evidenziato come nei periodi di diffuso benessere ed ottimismo ci si rivolga ai giochi d'azzardo per rispondere ad un bisogno di tipo ludico, di distrazione, di divertimento mentre nei periodi di difficoltà si rivolga al gioco per compensazione : sperando in una vincita che appiani i problemi o possa realizzare un sogno. Nei periodi di diffusa incertezza rispetto a se ed al futuro come quello che stiamo vivendo, invece ci si rivolge al gioco d'azzardo per trovare un "luogo di regressione", di distacco, un'oasi in un deserto di relazioni e di prospettive : un "luogo" dove si mettono tra parentesi i problemi della quotidianità, le frustrazioni. Un luogo dove ci si appella, si sfida, si corteggia il caso e se questo ci premia ci possiamo sentire scelti e se questo non ci premia è sempre possibile rifarsi.